29 marzo 2024
Aggiornato 15:00
green economy

Economia circolare, ok dall'Ue: la parola d'ordine è riciclare

Il Parlamento europeo ha approvato il cosiddetto pacchetto «economia circolare» volto a avorire azioni decise sul recupero e riciclo dei rifiuti entro il 2030

Economia circolare
Economia circolare Foto: Shutterstock

ROMA - L’Europa verso un’economia sempre più circolare, nuova frontiera non solo in termini ambientali, ma soprattutto per la creazione di nuovi posti di lavoro. Il Parlamento europeo ha, infatti, approvato il cosiddetto pacchetto «economia circolare» che comprende 4 direttive in materia di rifiuti, discariche, imballaggi, veicoli fuori uso, pile e Raee. Con target decisamente più ambiziosi, volti a favorire azioni decise sul recupero e riciclo entro il 2030.

Il pacchetto «economia circolare»
Aumenta la percentuale di rifiuti urbani che deve essere riciclato o preparato per il riutilizzo: almeno il 70%, mentre l’obiettivo fissato dalla Commissione Ue nella proposta si attestava al 65%. Regole severe anche per i rifiuti alimentari: rispetto al 2014, l’obiettivo è quello di ridurli del 30% per il 2025 e del 50% entro il 2030. Per i materiali di imballaggio, come carta e cartone, plastica, vetro, metallo e legno, l’obiettivo si alza all’80%. Insomma, la parola d’ordine, mai come oggi, è riciclare e riutilizzare.

Creazione posti di lavoro
E come abbiamo detto all’inizio non è solo una questione di ambiente e della sua salvaguardia. In ballo ci sarebbero, secondo la Commissione Europa, ben 580mila posti di lavoro che andrebbero a crearsi, proprio attraverso l’economia circolare. Con un risparmio annuo di 72 miliardi di euro per le imprese europee grazie a un uso più efficiente delle risorse e quindi a una riduzione delle importazioni di materie prime. I posti di lavoro potrebbero crescere sino a 867mila se all’obiettivo del 70% di riciclaggio si accompagnassero a livello europeo e nazionale anche misure ambiziose per il riuso, in particolare nell’arredamento e tessile. Solo in Italia si possono creare almeno 190mila nuovi posti di lavoro, al netto dei posti persi a causa del superamento dell’attuale sistema produttivo.

Lo spreco alimentare
Il problema più grande, specie in Italia, è quello dello spreco alimentare. La Commissione Europea vuole, infatti, ridurre i rifiuti alimentari del 30% entro il 2030. Una scelta necessaria se pensiamo che ogni anno 1/3 del cibo al mondo (1,3 miliardi di tonnellate) viene sprecato senza arrivare neanche a tavola pur essendo prodotto perché va a male in azienda, si perde, diventa immangiabile durante la distribuzione o viene gettato via nei negozi alimentari al dettaglio, ristoranti o cucine. Solo gli Stati Uniti gettano 46milioni di tonnellate di cibo l’anno (fonte FSI), mentre il solo cibo buttato in Europa sfamerebbe circa 200milioni di persone (FAO).

L’idea di Lastminutesottocasa
Su questi dati impressionanti nasce Lastminutesottocasa, una startup torinese che ha permesso di salvare 3 tonnellate di cibo fresco al mese. L’idea è veramente semplice e, forse proprio per questo, incontra grande interesse: combattere lo spreco alimentare ponendo in relazione i commercianti con prodotti alimentari freschi in eccedenza o in prossima scadenza e i clienti a due passi da essi che possono acquistarli a prezzo scontato. L’app e il portale danno la possibilità al consumatore di indicare a che distanza vogliono ricevere le proposte in tempo reale e da quali tipologie di negozio, ricevendo così solo offerte specifiche «sotto-casa». Un progetto Win, Win, Win in cui vincono i negozianti, i cittadini ma soprattutto il pianeta.

L’idea di Oltrecafè
Oltrecafè, invece, parte dai fondi di caffè per ottenere pellet ecologico. Un’idea innovativa che nasce dall’amore per la propria terra e che vuole incentivare a un’economia rigenerativa. I fondi di caffè, infatti, sottoposti al processo di pellettizzazione, possono diventare un vero e proprio combustibile ecologico. La strada è lunga e tutta in salita, ma il primo obiettivo di Francesca Lovato, fondatrice della startup, dopo studi e diverse fasi prototipali, è quello di aprire nella sua terra, l’Emilia Romagna, il primo impianto prototipo capace di produrre circa mezza tonnellata di pellet ecologico.