27 aprile 2024
Aggiornato 02:00
Russia

Vladimir Putin lancia l'«operazione 2024»

Nel 2024 l'attuale capo del Cremlino terminerà il suo quarto e con ogni probabilità ultimo mandato alla guida dello Stato, ma non necessariamente uscirà di scena

Il Presidente russo, Vladimir Putin
Il Presidente russo, Vladimir Putin Foto: ANSA

MOSCA (ASKANEWS) - Vladimir Putin vuole emendare la Costituzione russa e sottoporre poi le novità al giudizio popolare con un referendum, forse già quest'anno. L'annuncio, seguito a sorpresa dalle dimissioni in blocco del governo di Dmitri Medvedev, lancia un percorso di riforme delle istituzioni e del potere in Russia in vista del 2024. Quando l'attuale capo del Cremlino terminerà il suo quarto e con ogni probabilità ultimo mandato alla guida dello Stato, ma non necessariamente uscirà di scena, magari anche grazie ai cambiamenti richiesti oggi.

Il presidente russo ha lanciato l'idea di riformare la Costituzione russa durante il discorso annuale all'Assemblea federale, ovvero alle camere del parlamento riunite, tradizionale appuntamento con cui vengono indicate le priorità per l'attività di governo. Putin ha esordito con l'ordine di incentivare la crescita demografica - con una serie di sussidi e aiuti alle famiglie che il presidente vuole in buona parte immediatamente attivi - e con necessità di ascoltare la «richiesta di cambiamenti da parte della società». Qualche passaggio sull'economia, politica estera praticamente assente, a parte un compiaciuto passaggio sulla sicurezza militare del Paese «garantita per anni» grazie ai nuovi armamenti sviluppati.

I punti della riforma

Poi il presidente ha snocciolato idee per riformare la Carta fondamentale: rafforzare i poteri del parlamento affidando alla Duma (la camera bassa) la conferma o del primo ministro o la sua bocciatura, non modificabile dal presidente; dare al Consiglio della Federazione (la camera alta) il potere di licenziare i giudici, limitare a due i mandati del presidente; creare un sistema di potere pubblico che comprenda sia organi dello Stato che organi locali, rilanciando in grande il Consiglio di Stato oggi di poco peso. E ancora: solo chi ha vissuto per almeno 25 anni in Russia potrà candidarsi alla presidenza, esclusa la cittadinanza di un secondo Paese o la residenza all'estero (non solo per gli aspiranti presidenti, ma anche per ministri, giudici e altre alte cariche).

Dietro l'urgenza di introdurre riforme, benché lo stesso Putin non veda «alcun motivo per adottare una nuova Costituzione» rispetto a quella del 1993, traspare la volontà di riplasmare le istituzioni in vista della 'successione' del 2024, se non prima. La Russia «deve restare una forte repubblica presidenziale», ha sostenuto oggi il capo dello Stato, ma gli emendamenti suggeriti limiterebbero i poteri del presidente. Così tra le prime ipotesi c'è quella di rinnovate mire di Putin sul posto di premier dopo la fine del suo ultimo mandato presidenziale. C'è chi vede invece l'intenzione di creare un nuovo organo di supervisione nazionale il cui regista potrebbe essere Vladimir Vladimirovic, nelle vesti di 'padre della nazione'. Qualcuno ricorda che Putin ha chiesto la creazione di un nuovo partito e in generale il rinnovamento di tutto il sistema partito: potrebbe essere lui il nuovo leader politico?

Il Governo «non sapeva»

Di certo per ora c'è solo che il premier Dmitri Medvedev poche ore dopo il discorso ha presentato le dimissioni del suo governo in blocco. «Un fulmine a ciel sereno, nessuno sapeva niente», ha detto un ministro (da oggi facente funzioni) al sito di notizie e retroscena The Bell.

Ufficialmente Medvedev dice di farsi da parte per non intralciare il percorso di riforme chiesto da Putin, perché «ci saranno cambiamenti sostanziali non solo in una serie di articoli costituzionali, ma nell'equilibrio tra poteri, tra quello esecutivo, legislativo, giuridico». A Medvedev, che è stato presidente dal 2008 al 2012, poiché la Costituzione impediva a Putin di candidarsi per la terza volta consecutiva al Cremlino, il presidente ha offerto il posto di numero due del Consiglio di Sicurezza russo da lui presieduto. Chi sarà il nuovo primo ministro russo? Il totonomine della prima ora vede favoriti il sindaco di Mosca Sergej Sobjanin e Alexej Djumin, l'ex capo delle guardie del corpo di Putin e ora governatore di Tula, entrambi considerati possibili delfini per la presidenza. Oppure potrebbe farcela l'eterno aspirante Aleksej Kudrin, già ministro delle Finanze, rara voce liberale ascoltata da Putin e da sempre apprezzata in Occidente.