UE, il «mea culpa» di Juncker: «Politiche d'austerità a volte avventate»
Il presidente della Commissione UE, Jean Claude Juncker adesso fa «mea culpa» per l'austerity imposta dall'Europa nei Paesi in difficoltà: «Non dovevamo dare tanto spazio all'FMI»
BRUXELLES - Le politica di austerità dell'Eurozona sono state a volte «avventate». Lo ha riconosciuto ieri a Strasburgo il presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker, durante la cerimonia del Parlamento europeo per il ventennale dell'euro. «E' stata molto criticata la politica dell'Eurozona; è una cosa che mi riguarda personalmente - ha detto Juncker -, perché sono stato presidente dell'Eurogruppo nel momento più grave della crisi economica e finanziaria. Sì - ha ammesso -, c'è stata dell'austerità avventata ('irréfléchie', in francese, ndr). Non perché abbiamo voluto punire coloro che lavoravano o che erano disoccupati, ma perché le riforme strutturali, indipendentemente dal regime monetario in cui ci si trova, restano essenziali».
«Non dovevamo dare tanto spazio all'FMI»
«Mi rincresce - ha continuato il presidente della Commissione - che abbiamo dato troppa importanza all'influenza del Fondo Monetario Internazionale. Se la California entra in difficoltà - ha osservato -, gli Usa non si rivolgono al Fmi, si rivolgono agli Stati Uniti, e noi avremmo dovuto fare lo stesso. Mi è sempre dispiaciuta - ha aggiunto Juncker - la mancanza di solidarietà che è apparsa al momento di quella che è chiamata la crisi greca. Non siamo stati abbastanza solidali e abbiamo insultato e coperto di invettive la Grecia». Oggi, ha concluso, «mi rallegro di vedere che la Grecia e il Portogallo hanno ritrovato non dico un posto al sole, ma un posto tra le vecchie democrazie europee».
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