27 aprile 2024
Aggiornato 02:30
Sugli accordi di Minsk

Ucraina, stasera vertice a Berlino Merkel-Putin-Hollande-Poroshenko. Mosca: nessuna svolta attesa

Si terrà questa sera il vertice sull'Ucraina con Angela Merkel, Vladimir Putin, Francois Hollande e Petro Poroshenko. Ma Mosca si è già detta scettica sui risultati

La cancelliera tedesca Angela Merkel, il presidente ucraino Petro Poroshenko e quello francese Francois Hollande.
La cancelliera tedesca Angela Merkel, il presidente ucraino Petro Poroshenko e quello francese Francois Hollande. Foto: Shutterstock

KIEV - Mosca è scettica. La Russia non si aspetta «alcuna svolta» sulla soluzione della crisi ucraina in occasione del vertice di oggi a Berlino nel formato «Normandia»: lo ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov. «Non ci aspettiamo alcun passo avanti», ha detto Peskov alla stampa. «L'ideale sarebbe che l'Ucraina si impegnasse ad applicare gli accordi di Minsk come è stato indicato», ha stimato il portavoce del Cremlino, ben sapendo, però, che è molto difficile che ciò accada.

Il quartetto normanno
Il presidente russo Vladimir Putin, la cancelliera tedesca Angela Merkel, il presidente francese Francois Hollande e il capo di Stato ucraino Petro Poroshenko si vedranno oggi nella capitale tedesca per discutere proprio di questo, dell'attuazione degli accordi di Minsk, il rispetto del cessate il fuoco, l'adozione di una legge elettorale e l'organizzazione di elezioni nell'Est dell'Ucraina controllato dai filorussi, dove il conflitto armato tra i separatisti filo-russi e Kiev ha fatto quasi 10.000 morti da aprile 2014.

Dossier scottanti
La situazione in Ucraina e quella in Siria sono i dossier scottanti che affronteranno a Berlino questa sera la cancelliera tedesca Angela Merkel e i presidenti di Russia, Francia e Ucraina. Il cosiddetto «quartetto normanno», con Vladimir Putin, Francois Hollande e Petro Poroshenko, non si riuniva da oltre un anno, da quando il 2 ottobre del 2015 era stato il capo di Stato francese a presiedere l'ultimo vertice a Parigi. Oggi come allora la priorità è quella di rilanciare gli accordi di Minsk, siglati nel febbraio dello scorso anno e per nulla implementati.

Tensione già alta
L'incontro arriva in un momento caldo, sia sul versate nel Donbass, dopo l'uccisione questa settimana di uno dei comandanti ribelli filorussi, Arseni Pavlov, sia su quello siriano, con la breve tregua ai bombardamenti annunciata da Mosca e Damasco solo per oggi e che la cancelliera tedesca vorrebbe in qualche modo prolungare vista «la disastrosa situazione umanitaria».

Nessun miracolo in vista
Alla vigilia del vertice Angela Merkel ha affermato che il processo di pacificazione in Ucraina è in stallo su molti punti e «bisogna sfruttare al massimo ogni possibilità per fare progressi», anche se dal mini-summit di oggi al Kanzleramt «non bisogna aspettarsi miracoli». Dello stesso tenore sono stati i commenti di Petro Poroshenko, che ha detto di «non essere molto ottimista», scaricando le colpe dei ritardi sulla Russia. Vladimir Putin, che la scorsa settimana aveva annullato un previsto incontro con Francois Hollande in Francia, ha fatto sapere tramite il suo portavoce Dmitri Peskov di essere convinto che l'unica strada percorribile sia comunque quella tracciata in Bielorussia ormai venti mesi fa e ha invitato Kiev a rispettare i patti. 

La situazione nel Donbass
La guerra nel Donbass ha fatto dal suo inizio nell'aprile del 2014 ormai quasi 10 mila morti. L'ultima tregua iniziata all'inizio di settembre è finita sostanzialmente nel vuoto, anche se il numero degli incidenti si è ridotto rispetto ai picchi degli ultimi mesi. Secondo l'Osce, l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa che monitora il processo di pace, anche il nuovo piano per la smilitarizzazione di tre hotspot lungo la linea di contatto (Stanytsia Luhanska, Zolote e Petrovske) che è stato fissato il mese scorso nell'ambito del Gruppo trilaterale, procede a rilento, anche per la difficoltà degli osservatori di accedere alle zone da controllare. Il ritiro delle armi pesanti dal fronte è un tira e molla impossibile da monitorare seriamente e il pericolo di una nuova escalation è sempre dietro l'angolo. Roma, 19 ott. - Anche i previsti scambi di prigionieri non sono ancora stati completati e il numero di questi su entrambi i fronti è incerto; se all'inizio di ottobre il portavoce dei ribelli Eduard Basurin ha affermato che nelle galere del Donbass ci sono quasi un migliaio di detenuti, Kiev ha circa 500 separatisti dietro le sbarre.

I nodi politici
Se la parte tecnica degli accordi di Minsk è complicata da far rispettare sul campo, la parte politica è ancora più difficile. I punti fondamentali sui quali non si è trovato ancora un accordo sono quelli delle elezioni locali nel Donbass e le modifiche costituzionali con l'autonomia per le regioni separatiste. Se da un lato i ribelli non hanno nessun interesse a processi democratici trasparenti e condivisi con il potere centrale, dall'altro a Kiev il governo non ha la maggioranza dei due terzi per realizzare il processo di decentramento. Il primo ministro Volodimir Groisman, delfino di Poroshenko, è così più impegnato nel difficile rilancio dell'economia e nell'impossibile lotta alla corruzione che nel trovare compromessi all'interno del parlamento. Le forze di opposizione e nazionaliste si oppongono a soluzioni che considerano antitetiche agli interessi del Paese.

Il solito incontro senza esito?
Sino ad ora non hanno portato nessun frutto non solo i tentativi di mediazione del Gruppo trilaterale, dove siedono il fedelissimo di Putin Boris Grizlov e per l'Ucraina l'ex presidente Leonid Kuchma, ma nemmeno il dialogo informale portato avanti ad intermittenza tra Russia e Stati Uniti, con gli inviati speciali Vladislav Surkov e Victoria Nuland. Resta quindi da vedere se l'incontro tra i grandi a Berlino rimarrà come i precedenti senza seguito o produrrà qualche sorpresa.

(Con fonte Askanews)