7 giugno 2023
Aggiornato 15:00
E anche ad Atene conviene giocarsi la 'carta russa' con l'Ue

Se la Grecia è il «cavallo di Troia» di Putin in Europa

La recente visita di Vladimir Putin in Grecia, il Paese europeo più martoriato dalle austere ricette di Bruxelles, è colma di significato. Ecco perché Atene è un partner fondamentale per Mosca, e Mosca per Atene

La recente visita di Vladimir Putin in Grecia è colma di significato.
La recente visita di Vladimir Putin in Grecia è colma di significato. Foto: Shutterstock

ATENE - Ricordate l'episodio mitologico del cavallo di Troia? Secondo la leggenda, l'ingegnosa macchina da guerra a forma equina, dopo un decennale e inconcludente assedio in terra straniera, fu lo stratagemma messo in atto dai greci per espugnare la nemica città di Troia. Oggi, passando dal mito alla storia, la stessa Grecia potrebbe rivelarsi il «cavallo di Troia» di Vladimir Putin in Europa. Un'Europa la cui establishment è apparentemente compatta sulla severa posizione statunitense anti-russa. Eppure, l'ultimo viaggio del capo del Cremlino in terra ellenica ha dimostrato due cose. Primo, che Mosca ha un'altra carta da giocare per scombinare gli equilibri internazionali: per l'appunto, quella greca. Secondo, che Atene potrà a sua volta giocarsi la «carta russa» nei suoi altalenanti e drammatici rapporti con Bruxelles.

I 3 assi delle relazioni tra Grecia e Russia
Le relazioni tra Grecia e Russia si fondano su tre assi portanti: quello religioso, quello culturale e quello commerciale. Assi su cui si è innestata anche la recente visita di Putin nel Paese europeo più tragicamente martoriato dalla crisi e dalle austere ricette di Bruxelles. I due Stati sono uniti dalla medesima fede ortodossa, sull’onda della quale Putin - considerato vicino a Cirillo I - si è recato in visita al monte Athos per celebrare un millennio di presenza russa nello storico monastero ortodosso che sorge sulla montuosa penisola. Una penisola che ha unito i destini di Grecia e Russia (anche con qualche controversia storica), e dalla quale, peraltro, il capo del Cremlino ha colto l'occasione per ricordare le sorti di un'altra penisola, di attualità decisamente più fresca: quella di Crimea. Quella da cui è partita l'ultima, drammatica crisi con l'Occidente, sanzioni comprese.

Tsipras contrario alle sanzioni
Non è casuale che proprio dalla Grecia Putin abbia voluto definire a gran voce la questione della Crimea «ufficialmente chiusa». Perché Alexis Tsipras, tra tutti i leader europei, è quello più comprensivo nei confronti del Cremlino, al punto che si è esplicitamente schierato contro le sanzioni. «Il circolo vizioso tra retorica da guerra fredda e sanzioni è improduttivo. La soluzione passa per il dialogo», ha dichiarato. E neppure sono casuali le tempistiche: tra qualche settimana, Bruxelles dovrà infatti decidere se rinnovare o meno le sanzioni alla Russia. Sanzioni che, ha detto la Merkel dal G7 giapponese, i leader europei non avrebbero intenzione di rimettere in discussione. Eppure, Alexis Tsipras sembra non pensarla esattamente così: forse, chissà, anche perché la Grecia ha sperimentato sulla propria pelle come funziona la «democrazia» europea.

La carta russa per Atene
Ma se la Grecia potrebbe costituire il «cavallo di Troia» di Putin per scombussolare gli equilibri europei, anche la Russia rappresenta per Atene una grande opportunità. Lo ha riconosciuto anche l’analista francese esperto di politica internazionale e difesa Guillaume Lagane, secondo cui Atene potrebbe sfoderare la carta russa nelle sue travagliate relazioni con Bruxelles. Certo, resta poco verosimile che la Grecia riceva da Mosca un aiuto economico, viste le difficoltà in cui versa lo stesso gigante ex sovietico. Eppure, dal punto di vista strategico e geopolitico, Atene starebbe mandando un messaggio preciso all’establishment europea: Bruxelles non dovrebbe affatto sottovalutare la sua partnership strategica con la Russia. Che peraltro è legata alla Grecia - al di là dei fattori storico-culturali e religiosi - anche da questioni economiche e commerciali fortemente strategiche.

Gas e trasporti, oltre a storia e religione
Grecia e Russia hanno infatti ipotizzato qualche tempo fa un progetto di gasdotto in territorio greco per portare gas russo verso l’Europa attraverso le terre elleniche, anche se il piano si è fermato alla fase dei progetti. E la visita di Putin è giunta 10 giorni dopo l’inaugurazione della Trans Adriatic Pipeline (Tap), un progetto internazionale che dovrebbe portare gas in Europa dall’Azerbaijan, rivaleggiando con le ambizioni russe. Putin starebbe in particolare cercando di promuovere un concorrente diretto di Tap, l’IGI Poseidon, un progetto di gasdotto guidato dal gigante russo del gas Gazprom, volto a trasferire il gas russo attraverso la Turchia, o, eventualmente, la Bulgaria, e poi in Grecia e in Italia. «Essendo a conoscenza dell’intenzione da parte dei leader greci di rendere il paese un hub energetico nei Balcani, abbiamo sempre inserito la Grecia nei nostri piani per migliorare la fornitura di idrocarburiall’Europa centrale e occidentale», ha scritto il capo del Cremlino in un articolo pubblicato sul quotidiano greco Kathimerini a poche ore dalla sua visita. Non solo: sul tavolo, anche l’interesse della Russia per l’acquisto della Trainose, la società ferroviaria statale greca, e del porto di Salonicco, entrambi inclusi nella lista dei progetti greci da privatizzare.

Dalla Grecia partirà la «fronda»?
Come si vede, insomma, Grecia e Russia hanno più di qualche interesse per rafforzare le proprie relazioni bilaterali. E per Bruxelles la faccenda potrebbe ulteriormente complicarsi, dal momento che la Grecia non è l’unico Paese Ue a minacciare di rompere il «blocco» anti-russo: anche l’Ungheria, con il suo primo ministro Viktor Orban, è uno stretto alleato del Cremlino. E la stessa Italia ha mostrato qualche perplessità a proposito delle sanzioni. Certo: la «fronda» anti-sanzioni potrebbe non essere così facile da portare avanti da parte di pochi ribelli europei. Per ora, insomma, c'è solo il «cavallo di Troia», ma nessuna certezza sull'esito della vicenda. Una cosa, però, rimane certa: anche in merito ai suoi rapporti con la Russia, l’Unione europea non è poi così unita come sembra. O perlomeno, come Obama e la Merkel vorrebbero farci credere.