25 aprile 2024
Aggiornato 11:30
Di origine russe e estoni è un ex professore universitario

Austria: chi è Van der Bellen, il «figlio di rifugiati» fuggiti da Stalin

Eletto col 50,3 % dei consensi (quindi con uno scarto di meno di un punto percentuale), Alexander Van der Bellen, 72 anni è il nuovo presidente austriaco

VIENNA - Gli amici lo chiamano Sascha, in omaggio alle sue origini russe e nonostante la sua aria un po' algida da ex professore universitario. Eletto col 50,3 % dei consensi, quindi con uno scarto di meno di un punto percentuale rispetto al leader dell'estrema destra Norbert Hofer, Alexander van der Bellen, 72 anni, è il nuovo presidente austriaco. Brillante economista e professore universitario in pensione, folte sopracciglia e aria quasi burbera, Van der Bellen è stato per oltre dieci anni il volto dei Verdi austriaci, che sotto la sua guida sono diventati la quarta formazione politica del paese. Tutta la sua campagna è stata indirizzata a conquistare i voti del centro, nel tentativo di rassicurare gli strati liberal-borghesi della società austriaca di non essere un «gauchista» mascherato.

Storico leader dei verdi
Van der Bellen è nato nel 1944 da una famiglia nobile, scappata dalla Russia dopo la Rivoluzione d'ottobre prima verso l'Estonia, poi in Tirolo, all'epoca parte del Reich tedesco. A Innsbruck, Van der Bellen ha iniziato la sua carriera universitaria presso la Facoltà di Economia, diventando professore ordinario. Negli anni '80 si è trasferito a Vienna, dove è entrato in contatto con la politica, prima nelle file della Spo e dopo nei Verdi. Il movimento Verde è ben radicato in Austria dai tempi delle lotte contro l'energia nucleare. Nel 1997 Van der Bellen ne ha preso in mano le redini, restandone per quasi undici anni il leader. Sotto la sua guida, il partito si è liberato, almeno in parte, dalla fama di essere la vera sinistra austriaca, più rosso che verde. 

Nel consiglio comunale di Vienna
Nel 2012, dopo 18 anni di presenza ininterrotta nel parlamento austriaco, ha lasciato il Nationalrat per passare al consiglio comunale di Vienna, dove è rimasto fino al 2015. Poche settimane prima di candidarsi, Van der Bellen ha sposato in seconde nozze la sua compagna di lunga data, la parlamentare verde Doris Schmidauer. 

Figlio di rifugiati
Van der Bellen ha vissuto la questione centrale della recente campagna elettorale presidenziale anche dal punto di vista biografico. La questione migratoria, al centro di questa campagna elettorale in un Paese di 8,5 milioni di abitanti, che conta uno fra i più alti tassi di richiedenti asilo in Europa, ha visto i due candidati alla massima carica dello stato su posizioni opposte, l'uno in difesa aperta del multiculturalismo, l'altro arroccato in difesa dei valori autentici della tradizione austriaca. Van der Bellen ha sempre rivendicato le sue origini di «figlio di rifugiati», con antenati russi ed estoni, fuggiti dallo stalinismo, e poi cresciuto nella provincia frontaliera del Tirolo.

Infine sostenuto dall'establishment
Durante la campagna, la sua dialettica raffinata il professore-politico, che raramente alza la voce, ha conquistato consensi anche in ambito borghese, soprattutto tra i giovani nei grandi centri urbani. Soprattutto, dopo l'incredibile debacle di Spo e Ovp - i socialisti e i popolari austriaci - al primo turno, è diventato per loro il «candidato presentabile», l'unico a poter salvare l'Austria da un possibile isolamento in caso di vittoria dell'ultranazionalista Hofer. Van der Bellen non ha ricevuto il sostegno ufficiale dei due partiti, ma numerosi rappresentanti di spicco socialdemocratici e popolari si sono espressi a suo favore.

Le debolezze private
Nella vita privata, Van der Bellen ammette due debolezze. La passione per i fumetti di Paperino e le sigarette. «Una volta ho smesso di fumare per quattro mesi - ha dichiarato - ma poi mi sono chiesto: perché dovrei torturarmi in questo modo all'età mia?»

Ruolo protocollare
Investito di un ruolo prevalentemente protocollare, il presidente austriaco è eletto a suffragio diretto per un mandato di sei anni, rinnovabile per un solo mandato. Ma oltre ad essere il capo delle forze armate, il capo di stato ha il potere di nominare il cancelliere e, in alcune circostanze, può sciogliere il parlamento.