28 marzo 2024
Aggiornato 09:30
Opinione pubblica e media Usa lo ammirano sempre di più

Ecco come Putin sta conquistando (persino) l'America

Sembra paradossale: eppure, più Putin afferma la sua leadership adombrando quella degli States, più opinione pubblica e stampa americane sembrano subirne il fascino. Ecco come, anche in popolarità, Putin sta «stracciando» Obama

WASHINGTON – Da qualche anno a questa parte, l’attenzione di media e opinione pubblica occidentali è fortemente catalizzata da un leader in particolare: Vladimir Putin. Dalla crisi ucraina in poi, pare che la percezione che l’Ovest del mondo ha della Russia e del suo uomo forte sia radicalmente cambiata. Non parliamo tanto di giudizi di merito, né della «russofobia» che di certo resiste in America e in Europa. Parliamo, piuttosto, di una straordinaria crescita di interesse e una sempre maggiore curiosità verso l’uomo che sembra riuscire a mettere in seria difficoltà il presidente Barack Obama. In pratica, Putin, soprattutto laddove viene più percepito come un «nemico» – negli Usa –, diventa sempre più popolare.

Effetti paradossali della russofobia mediatica
In effetti, abbiamo già avuto modo di sottolineare come la percezione del numero uno del Cremlino negli States sia caratterizzata da segnali paradossali e in qualche modo contraddittori. Perché, più la propaganda anti-russa si va esacerbando, specialmente in un periodo di agguerritissima campagna elettorale, più gli americani sembrano subire, in qualche modo, il «fascino» dell’acerrimo nemico del loro Presidente, specialmente laddove disapprovano, di quest’ultimo, le scelte in politica estera. Secondo Andrei Korobkov, docente di Scienza Politica presso la Middle Tenessee State University, la demonizzazione della figura di Putin spesso attuata dai media occidentali porta, «beffardamente», «a risultati addirittura opposti, in quanto rafforza l’immagine pubblica di Putin e accresce l’interesse verso la Russia».

Putin e Obama, dati a confronto (con sorpresa)
In effetti, depone a favore di questa analisi anche lo stupefacente sondaggio di Gallup del 2014, che conferiva a Vladimir Putin il decimo posto tra gli uomini più ammirati d’America. In cima alla classifica – ovviamente – figurava il presidente Obama. Pur con una percentuale modesta (l’1%, a pari merito con Ben Carson, Stephen Hawking, Bill Gates, Bill O’Reilly e Benjamin Netanyhau), si ammetterà che il fatto che Putin sia comparso nella classifica degli uomini più ammirati d’America, peraltro in un anno così cruciale nella crisi ucraina, è piuttosto bizzarro: perché rileva che quell’aura di «leader forte e rispettabile» che tanto lo caratterizza in patria è viva più che mai anche negli States. Sembra apparentemente contraddire questa analisi un altro studio di Gallup, risalente all’aprile 2015, che mette a confronto la popolarità di Barack Obama e Vladimir Putin, rispettivamente, nel mondo e in patria. I risultati sono esattamente speculari: mentre Obama è molto amato nel mondo (45% di approvazione), ma in patria vede i suoi consensi sgretolarsi (con un misero 39%, specialmente per ciò che concerne la politica estera), Putin sembra poco apprezzato nel mondo (con un 22% di approvazione), ma incredibilmente amato in patria (l’83% degli intervistati ha apprezzato la sua gestione della crisi ucraina). L’osservazione secondo cui questi sondaggi risentono della «visione» costantemente fornita dai media occidentali è scontata. Ma, ben più importante, in questi dati può risiedere la spiegazione del motivo per cui, nonostante spesso ne disapprovino le scelte e lo percepiscano come «nemico», gli americani sono sensibili al fascino di Putin: ciò che più ammirano di lui è la sua capacità di difendere la sua nazione e di farsi amare dal suo popolo, cosa che Obama, evidentemente, non è riuscito a fare. «Gli americani non vogliono Putin come proprio presidente, ma vogliono che il proprio presidente li protegga e li difenda come fa Putin con la Russia», sintetizza bene il sito All News Pipeline. La sua costanza nel mettere prima di tutto gli interessi del proprio Paese e nel rifiutare di scendere a compromessi che possano danneggiarli è una qualità che non lascia indifferente il popolo americano, che è in fondo più conservatore di quanto si possa pensare.

Media americani affascinati da Putin?
Ma non è soltanto l’opinione pubblica americana a subire sempre di più il fascino di Putin. Soprattutto da quando Mosca ha giocato le sue carte in Siria, infatti, anche alcuni media sembrano lasciar trapelare un’ammirazione di fondo, a fronte della consapevolezza di come il ruolo di leadership di Washington in Medio Oriente stia cominciando a scricchiolare seriamente. Proprio a tale proposito, qualche giorno fa il giornalista della CNN Fareed Zakaria chiedeva, dalle colonne del Washington Post, ad alcuni suoi colleghi di «smetterla di andare in estasi per Putin». Il riferimento era, ad esempio, all’editorialista del Wall Street Journal che ammirava la forza con cui il leader russo, quasi resuscitando l’eredità degli zar, è riuscito a conquistarsi «il posto di guida» in Medio Oriente, o all’ex diplomatico che, sempre sul Wall Street Journal,  denunciava la più drammatica perdita di influenza, da parte degli Usa, nella regione dalla Seconda Guerra Mondiale in poi. Ancora, gli strali di Zakaria si sono abbattuti sul «sobrio opinionista»del New York Times, che ha scritto: «Dalla fine della Guerra fredda la Russia non è mai stata così assertiva come Washington così quiescente». Ancora nel 2014, lo stesso Washington Post rilevava, dagli oltre 900 commenti di lettori a un articolo sul ruolo di Mosca in Siria, «il rispetto, se non la totale adorazione, di molti conservatori americani per Putin, un uomo forte lodato per la sua leadership, di valori cristiani e nazionalista della vecchia scuola». «Putin aveva ragione? Perché qualcuno sulla faccia della Terra deve stupirsi di ciò?», scriveva Steve. «Il Presidente Putin è incredibilmente intelligente e di gran lunga il leader migliore del mondo. E’ un vero uomo che prende le sue decisioni e ama il suo Paese e i suoi cittadini». Un altro lettore, addirittura, commentava: «Voglio chiamare mio figlio Vladimir. Come suona ‘Vladimir Erickson’?». E oggi che Putin, intervenendo in Siria, ha messo ancora più in ombra la leadership di Obama, non ci stupiremmo nel leggere commenti di cittadini americani ancora più agguerriti.