25 aprile 2024
Aggiornato 06:00
Presentato dalla Commissione, su tavolo ministri il 14 settembre

Crisi rifugiati, ecco punto per punto la risposta dell'Europa

La Commissione europea ha presentato ieri un pacchetto complessivo di proposte per dare una risposta comune europea alla crisi dei rifugiati. Vediamo punto per punto di che cosa si tratta

STRASBURGO - La Commissione europea ha presentato ieri un pacchetto complessivo di proposte per dare una risposta comune europea alla crisi dei rifugiati, contestualmente al discorso 'sullo stato dell'Unione' con cui il presidente dell'Esecutivo comunitario, Jean-Claude Juncker, ieri a Strasburgo, ha esortato gli Stati membri a passare dalle parole ai fatti, mostrando solidarietà e coraggio, in linea con principi e i valori europei. «È giunta l'ora di gettare le fondamenta di una vera politica europea sulla migrazione, come già avevamo chiesto in maggio. Le misure che proponiamo oggi faranno sì che le persone in evidente bisogno di protezione internazionale siano ricollocate rapidamente dopo il loro arrivo, non solo ora, ma anche nell'eventualità di altre crisi in futuro. Se mai è stato necessario dar prova della solidarietà europea, è sulla crisi dei rifugiati. Occorre mostrare coraggio collettivamente dando una risposta europea, qui e adesso», ha detto il presidente della Commissione.

Nuova 'relocation' d'urgenza fra i paesi Ue per 120.000 rifugiati
La prima misura del pacchetto è la ridistribuzione negli altri Stati membri ('relocation'), di 120.000 richiedenti asilo giunti nei paesi che sono in prima linea sulle rotte dei migranti irregolari: Grecia (50.400), Italia (15.600) e Ungheria (54.000). Questa cifra si aggiunge alle 40.000 persone che la Commissione in maggio aveva proposto di ricollocare dalla Grecia e dall'Italia in altri Stati membri, e per le quali si attende tuttora una decisione del Consiglio Ue. La proposta è una risposta d'emergenza al forte aumento degli attraversamenti irregolari delle frontiere negli ultimi mesi, sulla rotta del Mediterraneo centrale e orientale ma anche sulla rotta dei Balcani occidentali. La 'ricollocazione' dei rifugiati avverrà in base una chiave di distribuzione obbligatoria fondata su criteri obiettivi e quantificabili (la popolazione del paese ospite 'pesera" per il 40%, il Pil per il 40%, la media delle domande di asilo presentate in passato per il 10%, e il tasso di disoccupazione per un altro 10%) e si applicherà ai richiedenti asilo provenienti da paesi che hanno una percentuale di riconoscimento medio a livello dell'Ue pari o superiore al 75% (con i dati attuali, Siria, Iraq e Eritrea). Juncker ha auspicato che «questa volta tutti facciano la propria parte, e che non ci sian solo parole e retorica, abbiamo bisogno di fatti», precisando che la ripartizione dei rifugiati dovrà «essere fatta in modo obbligatorio», e ha rivolto un appello agli Stati membri affinché accolgano 'almeno a grandi linee' la proposta della Commissione durante il Consiglio Ue Affari interni del 14 settembre prossimo. La ricollocazione potrà contare su un sostegno del bilancio Ue di 780 milioni agli Stati membri partecipanti, compreso un prefinanziamento del 50% per garantire che le amministrazioni pubbliche a livello nazionale, regionale e locale dispongano dei mezzi per intervenire con grande rapidità.

Clausola di solidarietà temporanea
Se, per motivi giustificati e obiettivi come una calamità naturale, uno Stato membro non può temporaneamente partecipare a una decisione di ricollocazione, sarà tenuto a versare un contributo finanziario al bilancio dell'Ue pari allo 0,002% del suo Pil. La Commissione analizzerà i motivi notificati dal paese e deciderà se giustificano la mancata partecipazione al programma per un massimo di 12 mesi.

Meccanismo permanente di ricollocazione per tutti gli Stati membri
Il pacchetto della Commissione propone poi un meccanismo permanente di solidarietà strutturato, che si può attivare in qualsiasi momento per aiutare gli Stati membri che si trovassero a affrontare una situazione di crisi, e il cui regime di asilo fosse sotto estrema pressione a causa di un afflusso massiccio e sproporzionato di cittadini di paesi terzi. Tali situazioni di emergenza saranno in futuro definite dalla Commissione in base al numero delle domande di asilo degli ultimi sei mesi, in rapporto alla popolazione, e in base al numero degli attraversamenti irregolari delle frontiere nello stesso periodo. Si applicheranno gli stessi criteri di distribuzione, obiettivi e verificabili, delle quote di ricollocazione d'emergenza. Il meccanismo permanente terrà conto dei bisogni, della situazione familiare e delle competenze dei richiedenti asilo. Anche in questo caso di applicherà la clausola di solidarietà temporanea.

La lista dei 'paesi sicuri'
Il pacchetto contiene anche una «lista comune dei paesi sicuri» d'origine dei migranti, che verrà applicata da tutti i paesi Ue, mettendo fine alle attuali differenze di valutazione per cui i richiedenti asilo di una data nazionalità (per esempio, Serbia) possono vedere la propria domanda respinta o accolta a seconda dello Stato membro in cui la presentano. La lista, che consentirà di trattare più rapidamente le domande di asilo e di accelerare i rimpatri quando sono respinte, contiene tutti gli Stati candidati all'adesione, ovvero la Turchia e i paesi dei Balcani occidentali. Altri paesi potranno essere aggiunti in futuro, in seguito ad un'accurata valutazione della Commissione europea.

Le procedure d'approvazione
I due meccanismi di ricollocazione d'emergenza che la Commissione ha presentato a maggio e oggi devono essere adottati dal Consiglio Ue (con voto a maggioranza qualificata) in consultazione con il Parlamento europeo, mentre il meccanismo permanente di solidarietà e l'elenco europeo comune dei paesi d'origine sicuri devono essere adottati congiuntamente da Parlamento europeo e Consiglio Ue, sempre a maggioranza qualificata. I paesi dell'Est del gruppo di Visegrad (Ungheria, Repubblica ceca, Polonia e Slovacchia) e i paesi baltici vorrebbero, comunque, che le misure fossero sottoposte al Consiglio europeo (i capi di Stato e di governo), dove si decide all'unanimità.

Migliorare l'efficacia della politica di rimpatrio
La Commissione ha elaborato un manuale comune e un piano d'azione dell'Ue sui rimpatri dei migranti che non hanno diritto all'asilo. Il manuale offre alle autorità nazionali competenti istruzioni pratiche per l'esecuzione dei rimpatri. Il piano d'azione definisce le misure immediate e a medio termine che gli Stati membri devono adottare per favorire i ritorni volontari, rafforzare l'attuazione della direttiva 2008/115 sui rimpatri, migliorare la condivisione delle informazioni, e rafforzare il ruolo e il mandato dell'agenzia Frontex nelle operazioni di rimpatrio.

La dimensione esterna
La Commissione si impegna a sostenere le iniziative diplomatiche che cercano soluzioni politiche ai conflitti in Siria, Iraq e Libia. L'Ue presta assistenza alla popolazione in Siria - soprattutto agli sfollati - e sostegno finanziario ai paesi limitrofi che accolgono il maggior numero di rifugiati siriani, soprattutto la Giordania, il Libano e la Turchia. Dal 2011 a oggi sono stati mobilitati 3,9 miliardi di euro a questo scopo. Nell'ambito della cooperazione con i paesi terzi sono inoltre stati firmati complessivamente 17 accordi di riammissione e 7 accordi di partenariato per la mobilità con vari paesi di provenienza dei migranti.

La lotta ai trafficanti
Per lottare lotta contro la criminalità organizzata dedita al traffico di migranti è stata lanciata l'operazione navale Eunavfor Med, che tuttavia attende un accordo fra le fazioni in Libia per poter intervenire nelle acque territoriali del paese con l'accordo del futuro auspicato governo di unità nazionale, oppure una risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu che autorizzi tali operazioni.

Un Fondo per l'Africa
La Commissione europea ha stanziato 1,8 miliardi di euro dal bilancio Ue per istituire un «Fondo fiduciario di emergenza per la stabilità e per affrontare le cause profonde della migrazione irregolare in Africa». Il Fondo mira a migliorare la stabilità e affrontare le cause profonde dei flussi di migrazione irregolare nelle regioni del Sahel, del Lago Ciad, del Corno d'Africa e dell'Africa settentrionale. Il fondo sosterrà queste regioni nello sviluppare maggiori opportunità socioeconomiche e migliori politiche di gestione della migrazione.

Procedure d'infrazione
Questa settimana, la Commissione ha annunciato che lancerà una serie di nuove procedure d'infrazione, dopo le 32 già varate prima dell'estate, contro gli Stati membri che non hanno ancora applicato correttamente le misure previste dalla legislazione della politica comune Ue dell'asilo, in particolare per quanto riguarda gli standard dell'accoglienza, e le procedure per l'identificazione dei migranti e la creazione di «punti di crisi» («Hotspot») negli Stati membri in prima linea. (fonte askanews)