9 maggio 2024
Aggiornato 12:30
Il Pentagono si prepara a stanziare armi e equipaggiamenti nell'Europa dell'Est

Un salto nel passato: è di nuovo Guerra Fredda?

Secondo il New York Times, Washington starebbe considerando di stanziare nell'Europa dell'Est armi pesanti e equipaggiamenti per 5000 soldati americani per contenere la minaccia russa. Siamo all'inizio di una rediviva Guerra Fredda, che stavolta potrebbe anche pericolosamente scaldarsi?

NEW YORK – Carri armati, veicoli da fanteria e altre armi pesanti per 5000 soldati americani nei Paesi baltici e dell’Europa dell’Est: questa, la dotazione che, secondo il New York Times, il Pentagono starebbe contemplando di schierare per prevenire una possibile aggressione russa in Europa. Bellicosa opzione che Vladimir Putin,  al Corriere della Sera, si è peraltro affrettato a smentire: assurda l’ipotesi che la Russia minacci i Paesi Nato. Eppure, Washington sembra pensarla diversamente.

I timori dei vicini della Russia
La mossa sarebbe a dir poco storica, visto che, da dopo la Guerra Fredda, sarebbe la prima volta che gli Stati Uniti attuano una simile misura nei territori dei più recenti membri Nato, un tempo parte dell’Urss. Per il New York Times, le forze messe in campo sarebbero simili a quelle mantenute dagli Usa in Kuwait per circa un anno dopo che l’Iraq lo invase nel 1990. In ogni caso, il progetto sarebbe ancora in fase di approvazione, e non avrebbe l’incondizionato sostegno di tutti i membri dell’Alleanza: qualcuno, infatti, sembra essere impaurito all’idea di una possibile contromossa russa. Eppure, pare che gli Stati in questione siano favorevoli alla misura, da loro esplicitamente richiesta in una lettera indirizzata alla Nato non molto tempo fa: «Abbiamo bisogno di equipaggiamenti perché, se succede qualcosa, saranno necessari più armamenti, equipaggiamenti e munizioni», ha dichiarato Raimonds Vejonis, ministro della Difesa lettone. «In quel caso, è necessario reagire immediatamente».

Violazione accordi Russia-Nato?
In effetti, l’idea di stanziare armi pesanti ed equipaggiamenti sui territori dei Paesi baltici era già stata discussa in passato, ma non fu mai portata avanti per il timore che il Cremlino la vivesse come una violazione dell’accordo del 1997 tra Russia e Nato, che sancì l’impegno a non ricorrere allo stazionamento permanente di unità militari ai confini della Russia. Nel documento, peraltro, si suggellava, oggi del tutto anacronisticamente: «La Nato e la Russia non si considerano avversarie».

La risposta di Mosca
Dal canto suo, Mosca non intende restare con le mani in mano: «Se gli Stati Uniti rafforzeranno il proprio contingente in Europa orientale e gli obiettivi di questo gruppo non saranno sicuramente le aree del Medio Oriente, ma esplicitamente la Russia, allora Mosca avrà forze e mezzi sufficienti per risposte adeguate», ha dichiarato il presidente della commissione difesa e la sicurezza del Consiglio della Federazione Viktor Ozerov. «Dall'uscita del Trattato sui missili nucleari a medio e corto raggio (INF) fino al rafforzamento dei gruppi missilistici Iskander lungo le nostre frontiere occidentali», ha aggiunto.

Ora, il re è nudo
Senza dubbio, la strategia del Pentagono, se approvata, sarebbe un segnale di tensione incontrovertibile. Una tensione che è salita di mese in mese, per quanto si cercasse di camuffarla dietro a rassicurazioni ufficiali: a quel punto, diverrebbe palese a tutti che il re è nudo, e non sarebbe più un azzardo fare paragoni con le fasi più minacciose della Guerra Fredda. Con il rischio concreto che, sotto i nostri occhi, questa volta la guerra possa addirittura diventare terribilmente «calda».