28 marzo 2024
Aggiornato 21:00
Nuovo ostacolo per l'accordo nucleare?

Giornalista del Washington Post processato in Iran per spionaggio

Un nuovo ostacolo si frappone sulla strada dell'accordo nucleare: la notizia secondo cui il giornalista del Washington Post Jason Rezaian, detenuto in Iran dal luglio 2014, sarà processato per spionaggio. Accuse che, se confermate, per la Casa Bianca sarebbero assurde e da far cadere immediatamente.

TEHERAN (askanews) - Jason Rezaian, il giornalista del Washington Post in carcere in Iran dal luglio 2014, sarà processato per spionaggio e altri tre capi di imputazione, tra cui quello di «collaborare con governi ostili». Lo ha annunciato il suo legale.

Accusato di spionaggio
Rezaian, che il corrispondente a Teheran del quotidiano, è detenuto da nove mesi ma non è stata fissata alcuna data per l'udienza in tribunale: lo ha dichiarato Leyla Ahsan, che ha rivelato per la prima volta il caso che coinvolge il suo assistito, che a giudizio della donna non ha «alcuna prova che lo giustifichi». Insieme al giornalista, che ha la cittadinanza iraniana e americana, era stata arrestata anche la moglie Yeganeh Salehi, anche lei giornalista e liberata su cauzione.

Casa Bianca: accuse assurde
La Casa Bianca ha annunciato di non aver ricevuto conferma ufficiale che il giornalista del Washington Post detenuto in Iran dal luglio 2014 sarà processato per spionaggio e ha chiarito che un simile capo d'imputazione sarebbe «assurdo». Josh Earnest, portavoce della Casa Bianca, ha detto di non essere a conoscenza d annunci ufficiali dalle autorità giudiziarie iraniana sul caso di Jason Rezaian. Ha però chiarito che se le notizie circolate fossero corrette, le accuse dovrebbero essere immediatamente archiviate.

Tensione tra Washington e Teheran
Se quelle accuse dovessero essere confermate, sarebbero «assurde, dovrebbero essere fatte cadere immediatamente e Jason dovrebbe essere liberato affinché possa tornare a casa dalla sua famiglia», ha detto Earnest, rispondendo alle domande sul 38enne avente doppia cittadinanza (americana ed iraniana) che fu arrestato nella capitale iraniana il 22 luglio scorso nella sua casa insieme alla moglie, rilasciata su cauzione dopo due mesi circa. Restando in attesa di «conferme ufficiali da parte delle autorità giudiziarie iraniane», Earnest ha precisato che «se avranno successo, gli sforzi diplomatici in corso per evitare che l'Iran ottenga armi nucleari non risolvono altre fonti di preoccupazione derivanti dal comportamento del Paese». Il portavoce ha citato «la destabilizzazione della Regione come l'invio di armi agli Houthi [in Yemen], il sostegno al terrorismo dell'Iran e il linguaggio in arrivo dalla sua leadership che minaccia il nostro più stretto alleato in Medio Oriente, Israele». Inoltre Washington «continua a essere preoccupato degli americani detenuti ingiustamente in Iran».