28 marzo 2024
Aggiornato 13:30
La crisi ucraina

Crimea, il regno della calma apparente

Mentre la guerra infuria nell'oriente dell'Ucraina, la penisola sul Mar Nero appare come un'oasi storica di vacanza per russi. Meta di relax non solo per lo zar, Stalin e la nomenklatura sovietica ma anche per l'ultima generazione cresciuta nell'era Putin.

SEBASTOPOLI - La Crimea sembra una cartolina dal regno della calma apparente, mentre nell'Est dell'Ucraina gli spari delle truppe governative di Kiev hanno superato il confine russo, uccidendo un uomo nelle ultime ore. Ma mentre la guerra infuria nell'oriente del Paese, la penisola sul Mar Nero appare come un'oasi storica di vacanza per russi. Meta di relax non solo per lo zar, Stalin e la nomenklatura sovietica ma anche per l'ultima generazione cresciuta nell'era Putin. Una ragazza, sotto braccio la borsa da spiaggia, passeggia con il fidanzato a torso nudo, sul lungomare che con il suo muretto bianco a colonnine, si affaccia sulla luce quasi accecante della baia di Sebastopoli. L'acqua è trasparente. Ci sono bambini che fanno il bagno e una ragazzina si è arrampicata sul monumento alle navi affondate, simbolo della città.

Sono passati poco meno di quattro mesi dall'annessione russa. Ossia da quel capitolo che ha destabilizzato gli equilibri internazionali, riportando la storia ai tempi della Guerra Fredda. Da quel referendum del 16 marzo 2014 dove la maggioranza ha scelto Mosca e non Kiev, sottoscrivendo il nulla osta affinchè la Federazione russa potesse inglobare il territorio. Per quanto il passaggio non sia stato riconosciuto dall'Ovest e continui ad essere il contenzioso più impervio e pericoloso della crisi ucraina. Tanto che nei giorni scorsi, si è parlato dell'eventualità di un intervento di Kiev sulla penisola di Crimea, ventilato dal nuovo ministro della Difesa ucraino. Subito dopo è arrivato il monito del capo della diplomazia russa Sergey Lavrov: «Non consiglierei a nessuno di farlo». Poi anche il Cremlino a dire che la Crimea non tornerà più ucraina. E oggi la Russia ha simulato un attacco aereo su navi «nemiche» nel Mar Nero. Tanto per offrire un assaggio di quello che potrebbe accadere, se qualcuno alzasse un dito.

Eppure se al largo si fanno le prove generali di un conflitto, sulla terra ferma tutto ha l'aspetto di un resort un po' selvaggio. La strada dall'areoporto di Sinferopoli a Sebastopoli è sgombra. Senza posti di blocco. La gente, abbronzata dal sole, sorride per la strada. I cartelloni pubblicitari alternano la reclame dei nuovi elettrodomestici alla campagna politica dei partiti russi. Dall'Ldpr del nazionalista Vladimir Zhirinovskij al comunista irriducibile del Pkrf Gennady Ziuganov. Ma il billboard che più si ripete è la citazione di Vladimir Putin sul «ritorno della Crimea all'ovile della patria». Non c'è molta polizia in giro, un po' di forze speciali Omon e un militare in mimetica con un kalashnikov. Impressiona ma non abbastanza per dare l'idea di un territorio occupato con la forza.

Alla fine del tragitto si arriva a Sebastopoli. Bianca, luminosa e decadente. Con le strade che fanno su e giù. Piena di pubblicità e di insegne, ma con i pezzi di stucco che si staccano dai palazzi. Una bella città assetata di restauri. Qualche gru già sparsa qua e là e un programma approvato da Mosca che prevede l'investimento di parecchi miliardi di euro. Le cifre oscillano, a seconda di stime discordanti ma sembra chiaro che sarà per Vladimir Putin, o meglio per le pensioni dei russi, un impegno oneroso. Secondo il quotidiano di Mosca Vedomosti le spese del bilancio federale in Crimea saranno di circa 1,9 miliardi di euro all'anno, e ancora 2 miliardi che saranno necessari per lo sviluppo della regione.

Dall'altra parte dell'oceano invece il magazine statunitense Fortune definisce la Crimea «perdente» in economia. Guadagnerebbe, secondo la rivista, la maggior parte del suo denaro dal turismo stagionale estivo, con la stragrande maggioranza dei turisti, circa il 70%, provenienti dall'Ucraina. «Ora, la perdita di tutti quei turisti ucraini sarà un disastro economico per la Crimea questa estate» aggiungeva Fortune. «La Russia avrà probabilmente bisogno di trasferire almeno mezzo miliardo di dollari all'anno per il prossimo futuro per tenere a galla la provincia. Oltre a 5-6 miliardi che Mosca dice di dover iniettare nella regione per le infrastrutture e i servizi». E secondo Fortune queste cifre triplicheranno a causa della diffusa corruzione. Ma è anche vero che la Russia ha davvero poco mare praticabile per il turismo, e quindi la neo-annessa penisola ucraina è una manna dal cielo. Da qui già da quest'anno gite scolastiche e campi estivi non all'estero, ma «patriotticamente» in Crimea. Il governo si aspetta che solo nel 2014 ci vadano 180 mila bambini sotto i 14 anni, e 350 mila di età compresa tra 15 e 25 anni.

Inoltre su qualcosa ci sarà un risparmio. E intorno a questo risparmio ruota tutto il dossier energetico della crisi ucraina. Per la Flotta del Mar Nero, Mosca, non ha più obblighi dal suo punto di vista, e quindi non deve più fare sconti sulla vendita del gas a Kiev. In base all'accordo firmato il 21 aprile 2010, invece, l'Ucraina per altri 25 anni di affitto (dopo il 2017) avrebbe risparmiato in 10 anni quasi 40 miliardi di dollari. Infine c'è un progetto di legge, voluto proprio da Putin, che trasformerà la Crimea in una mecca dell'azzardo. Con una motivazione economico-finanziaria: creare una nuova zona di gioco non richiederebbe ulteriori dotazioni del bilancio federale. E risolverebbe la guerra delle cifre.

Quindi l'unica guerra in corso in Crimea sembrerebbe quella rappresentata sotto la cupola circolare del principale museo della città, il Panorama. L'assalto di Sebastopoli (1854), dipinto da Franz Roubaud e poi restaurato dopo la seconda guerra mondiale. I pannelli in una stanza rotonda mostrano come britannici e francesi (173.000 truppe) vennero respinte da 75.000 russi. I turisti vanno a visitarlo. Devono pure fare la fila, mentre fuori al sole la gente passeggia tranquilla. Proprio come in una cartolina.