2 maggio 2024
Aggiornato 00:30
La crisi Ucraina

Referendum in Crimea: il 96,6% è per Mosca

La repubblica autonoma ha scelto di separarsi dall'Ucraina e rientrare sotto l'orbita russa. Kiev non riconosce l'esito del voto, così come l'Ue e gli Usa. Festeggiamenti a Sinferopoli, capitale della regione

KIEV - La repubblica autonoma di Crimea ha scelto di separarsi dall'Ucraina e rientrare sotto l'orbita di Mosca. Nella capitale Sinferopoli migliaia di persone hanno celebrato sventolando le bandiere russe il risultato plebiscitario del referendum: secondo i dati ufficiali il 96,6 per cento della popolazione ha detto sì all'annessione a Mosca.

«Cari amici, mi congratulo per questo evento incredibile: torniamo a casa, la Crimea si unisce alla Russia» ha detto il premier Sergei Aksyonov dal palco allestito nell'affollata piazza di Sinferopoli.

«In Ucraina tutto cambia in tre-quattro anni, arriva un nuovo governo e cambia le leggi. Spero che con la Russia ci sia più stabilità» dice chi festeggia. Tutt'altra opinione ha la minoranza dei Tatari, comunità musulmana deportata in Asia centrale durante l'epoca sovietica, che ha boicottato il referendum perché rifiuta di tornare al passato.

L'Ucraina è sulla stessa lunghezza d'onda, sostenuta dalla comunità internazionale, che non riconosce il referendum. «Chi oggi si sente libero sotto la tutela delle armi russe sappia che sarà considerato responsabile di separatismo e del tentativo di distruggere l'ordine costituzionale» ha detto il premier Arseniy Yatsenyuk. Stati Uniti e Unione europea hanno definito «illegale» il voto: Bruxelles ha deciso un primo pacchetto di sanzioni contro la Russia, Obama ha minacciato «costi crescenti».

Sino al 21 marzo è tregua tra Mosca e Kiev, ma il voto in Crimea ha scatenato la crisi più grave tra Russia e Occidente dopo la fine dell'Unione Sovietica.