28 marzo 2024
Aggiornato 20:30
Rapporto dell'organizzazione Human Rights Watch

Centri di detenzione in Grecia, Hrw: L'Europa complice di abusi

La Commissione respinge le accuse: «Frontex esegue gli ordini di Atene»

BRUXELLES - Imbarazzo e difesa «d'ufficio»: così ha risposto la Commissione europea, oggi a Bruxelles, a un fuoco di fila di domande della stampa internazionale sulle accuse contenute nel rapporto dell'organizzazione Human Rights Watch (Hrw) dal significativo titolo «Le mani sporche dell'Ue», riguardante il coinvolgimento o addirittura la complicità di Frontex (l'Agenzia comunitaria per la sorveglianza delle frontiere esterne) con i maltrattamenti e con le violazioni dei diritti umani nei confronti dei migranti irregolari fermati e detenuti in Grecia.

Il rapporto, di 60 pagine, contiene i risultati di un'inchiesta effettuata sul terreno da Hrw a partire dal dicembre 2010, in cui sono stati intervistati una sessantina di migranti irregolari o richiedenti asilo, e anche agenti di frontiera greci e di Frontex. Hrw conferma quanto già stabilito dalla Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo, che l'11 gennaio 2011 aveva condannato la Grecia per le condizioni «inumane e degradanti» (sovraffollamento, condizioni igieniche disastrose, donne detenute insieme a uomini e minori insieme ad adulti estranei) registrate nei centri di detenzione dei migranti, in particolare nella regione del fiume Evros, che segna la frontiera con la Turchia.

Dettaglio non irrilevante, la Corte di Strasburgo aveva condannato non solo Atene, responsabile diretta delle violazioni di diritti umani, ma anche il Belgio: per aver rimandato in Grecia un richiedente asilo afgano, esponendolo così consapevolmente al rischio di subire un trattamento degradante e inumano. Se è stato condannato il Belgio, argomenta Hwr con logica cartesiana, a maggior ragione dovrebbe esserlo Frontex (e quindi l'Ue da cui dipende), che ha cooperato con i propri uomini e mezzi, a partire dal novembre 2010 (missione 'Rabit') al trasporto di centinaia di migranti irregolari verso i centri di detenzione sotto accusa. Con l'aggravante che, in questo caso, la violazione non riguarderebbe solo la Convenzione europea dei diritti umani, ma anche la Carta dei diritti fondamentali dell'Ue, che si applica a tutte le attività comunitarie.

Gli ufficiali di Frontex, la Commissione europea da cui l'Agenzia dipende e gli Stati membri che vi contribuiscono avrebbero dovuto, secondo Hrw, porre delle condizioni chiare prima di effettuare le operazioni congiunte con le autorità greche, rifiutandosi di trasportare i migranti fermati nei centri di detenzione, in assenza di garanzie che sarebbero stati trattati secondo le norme internazionali.

A questi rilievi, che equivalgono a una chiamata in correo dell'Ue per le colpe di Atene, un portavoce della Commissione ha risposto sottolineando che gli agenti di Frontex attivi in Grecia «non possono essere considerati responsabili delle condizioni dei centri di detenzione, che dipendono esclusivamente dalla Grecia».

Il portavoce, Michele Cercone, ha anche rilevato che il rapporto di Hrw «non contiene accuse specifiche ad alcun funzionario di Frontex» sul terreno, ricordando gli agenti di frontiera inviati dagli altri Stati membri siano sottoposti al comando delle autorità greche. Gli agenti della missione Rabit, insomma, «aiutano le autorità locali ad avviare i migranti verso i centri di detenzione, ma non possono essere considerati responsabili delle loro condizioni all'interno dei centri stessi», ha precisato Cercone, ricordando poi che la Commissione è ben consapevole della situazione, visto che già nel giugno 2010 ha avviato una procedura di infrazione contro la Grecia proprio per queste violazioni dei diritti fondamentali.

E' rimasta, tuttavia, senza risposta, la domanda di Hrw, ripetuta al portavoce da diversi cronisti: è giusto che Frontex, per eseguire gli ordini dell'autorità nazionale da cui dipende, non si ponga il problema di contribuire così a palesi violazioni dei diritti fondamentali che è tenuta a rispettare?