29 marzo 2024
Aggiornato 06:00
Secondo gli ispettori dell'ONU

WikiLeaks: I soldati Usa giustiziarono civili iracheni

Il Governo Maliki riapre un caso del 2006 in cui morirono 5 bambini. Da ieri i cablo diplomatici statunitensi online senza censure

NEW YORK - Il governo iracheno ha annunciato l'apertura di un'indagine per appurare la veridicità di un documento pubblicato nelle ultime ore da WikiLeaks: in base al cablogramma, nel 2006 alcuni soldati Usa avrebbero giustiziato almeno undici civili iracheni - un uomo, cinque donne e cinque bambini sotto i 5 anni - coprendo poi il tutto con un finto attacco aereo durante la caccia agli insorti. Ne scrivono i principali quotidiani statunitensi, fra cui New York Times e Washington Post.

All'epoca dei fatti, il Pentagono aveva assolto ogni soldato coinvolto nell'episodio dopo un'indagine interna durata tre mesi. Ma da un documento pubblicato da WikiLeaks e stilato da un ispettore Onu poche settimane dopo l'accaduto, emerge che i militari americani avrebbero portato a termine una vera e propria esecuzione. L'episodio risale alla mattina del 15 marzo 2006 nella cittadina di Ishaqi, un centinaio di chilometri a nord di Baghdad: le forze Usa si sarebbero avvicinate a un'abitazione e dopo avervi trovato dentro una famiglia avrebbero «legato i polsi a tutti i presenti per poi ucciderli».

Secondo il rapporto del funzionario Onu, le vittime erano un iracheno di 28 anni, Faiz Harrat Al-Majma'ee e la sua famiglia allargata. Dalle autopsie eseguite in seguito all'ospedale di Tikrit emerse che «tutti i corpi avevano i segni di proiettili sparati alla testa e i polsi legati». Stando alla versione fornita in seguito dal Pentagono, le truppe si sarebbero limitate a rispondere con armi di piccolo calibro al fuoco proveniente dall'edificio chiamando in aiuto un elicottero che avrebbe poi distrutto il sito e ucciso i suoi occupanti. Ieri un portavoce del premier iracheno Nouri Al-Maliki ha annunciato: «Vogliamo essere certi che non si sia trattato di uno scontro armato. Se non lo è stato - ha aggiunto - chiederemo giustizia».

25251.287 cablogrammi, ossia l'intero archivio di documenti riservati della diplomazia Usa, sono da ieri consultabili online con l'aiuto di parole chiave, senta tagli o censure: è l'ultima provocazione di Julian Assange, il 40enne fondatore di WikiLeaks, provocazione che ha subito scatenato un coro di critiche trasversali, dal mondo della Rete, dalle ong come Amnesty e Reporter Senza Frontiere, ma anche dai giornali che prima lavoravano in partnership con il sito.

«Deploriamo la decisione di Wikileaks di pubblicare i cablo non editati, mettendo così a rischio la vita delle fonti» hanno sentenziato in un comunicato congiunto il britannico Guardian, lo statunitense New York Times, il tedesco Der Spiegel e lo spagnolo El Pais. «Siamo uniti nel condannare la non necessaria pubblicazione dei dati completi - hanno aggiunto - decisione che è stata solo ed esclusivamente di Assange».

Su Twitter lo stesso Assange - da mesi agli arresti domiciliari in una villa nella campagna inglese - ha sostenuto di aver scelto questa modalità di pubblicazione dopo che un giornalista del Guardian, David Leigh ha rivelato la password del suo intero database nel libro 'Wikileaks: dentro la guerra alla segretezza di Julian Assange'. «Falsità» ha replicato Leigh, spiegando come nel comunicargli tale password Assange gli aveva anche detto che sarebbe scaduta dopo poche ore. Circa tremila i cablo provenienti o riguardanti l'Italia che coprono un periodo di tempo decisamente lungo, circa 22 anni compresi tra il 1988 a il 2010.