Libia, il Cnt teme un «massacro» a Tripoli
Dato il rifiuto di Gheddafi di abbandonare il potere. Gli insorti conquistano la raffineria di Zawiyah e Sabratha
BENGASI - Il cerchio ribelle si stringe intorno alla capitale Tripoli, dove il rifiuto del leader libico Muammar Gheddafi di abbandonare il potere potrebbe provocare «un vero e proprio massacro»: lo ha affermato il presidente del Consiglio Nazionale di Transizione, Mustafà Abdel Jalil, intervistato dal quotidiano panarabo Asharq al-Awsat.
Le milizie ribelli - giunte a poche decine di chilometri da Tripoli - hanno moltiplicato le offensive su tutti i fronti con l'obbiettivo di interrompere le forniture petrolifere alla capitale e aumentare la pressione sul regime di Gheddafi.
Jalil si è detto fiducioso nel poter festeggiare a Tripoli l'Eid al-Fitr (la festa che celebra la fine del Ramadan, il mese sacro ai musulmani e che cade quest'anno alla fine di agosto), ed ha ribadito le condizioni poste più volte dalla ribellione smentendo qualsiasi contatto diretto o indiretto con il regime: «Non accetteremo di negoziare se non dopo che Gheddafi e i suoi figli avranno lasciato il potere».
Secondo Jalil tuttavia il rais «non lascerà facilmente, lo farà solo dopo un disastro di cui lui e la sua famiglia saranno le prime vittime»; il leader del Cnt ha inoltre criticato l'inviato speciale dell'Onu, Abdel Ilah Khatib, accusandolo di aver finora ignorato la rivendicazione principale dei ribelli ovvero l'addio di Gheddafi.
Gli insorti conquistano la raffineria di Zawiyah, Sabratha e Morzuk - Gli insorti libici hanno annunciato la conquista di Sabratha, città sulla costa occidentale del Paese, tra la frontiera con la Tunisia e Tripoli. Lo riporta il quotidiano El Pais. La città è stata teatro di violenti scontri con le truppe di Muammar Gheddafi negli ultimi quattro giorni.
I ribelli hanno annunciato di aver preso anche il controllo della raffineria di Zawiyah, 40 chilometri a ovest da Tripoli, la sola nell'ovest della Libia e una delle fonti principali di approvvigionamento per il regime.
Le milizie ribelli libiche hanno preso il controllo dalla località di Morzuk, nella provincia sudoccidentale del Fezzan: lo hanno reso noto fonti del Consiglio Nazionale di Transizione (Cnt) ribelle.
Nell'operazione sarebbero stati uccisi una decina di militari governativi e cinque ufficiali, fra cui un generale e un colonnello, sarebbero stati fatti prigionieri; le milizie - che avrebbero subito una sola perdita - avrebbero inoltre catturato veicoli militari, armi pesanti e una ingente quantità di munizioni.
I ribelli libici hanno ufficialmente riaperto l'Ambasciata di Washington, confermando Ali Aujali come proprio ambasciatore. Aujali si era unito alla rivolta contro il regime di Muammar Gheddafi lo scorso febbraio, presentando subito le sue dimissioni.
«Per la prima volta in 42 anni, questa Ambasciata rappresenta una Libia libera», ha detto Aujali davanti a decine di simpatizzanti che sventolavano la bandiera della Libia. «Il riconoscimento diplomatico non è un fine in sé, ma piuttosto una tappa importante» in vista di una più stretta collaborazione tra il Consiglio nazionale di transizione di Bengasi e gli Stati Uniti, ha aggiunto. Washington ha riconosciuto a metà luglio il Consiglio di Bengasi come «la legittima autorità governativa» della Libia.
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