20 aprile 2024
Aggiornato 14:30
Repressione sul terreno e apertura sulla carta

Revocato lo stato d'emergenza, ma a Homs è strage

Uccisi almeno 4 manifestanti, annunciata legge su manifestazioni. Oltre ventimila persone hanno partecipato al sit-in in piazza Al-Saa

DAMASCO - Repressione sul terreno e apertura sulla carta: così il regime di Bashar al Assad ha affrontato le proteste delle ultime settimane, e oggi ha annunciato ufficialmente un disegno di legge per la revoca dello Stato di emergenza, che è in vigore nel Paese mediorientale dal 1963. Il governo ha approvato inoltre l'abolizione della Corte di sicurezza dello Stato e un progetto di legge che regolerà il diritto a manifestare: secondo la Tv siriana, la nuova normativa «regola il diritto dei cittadini a manifestare pacificamente, le autorizzazioni e i meccanismi di protezione dei manifestanti». Lo stato di emergenza limita o vieta la libertà di riunione e circolazione e consente l'arresto di sospetti o di «persone che minacciano la sicurezza».

Ma sul terreno, nonostante i proclami dei palazzi a Damasco, la polizia oggi ha represso ferocemente le manifestazioni: almeno quattro persone sono state uccise dalle forze di sicurezza che hanno aperto il fuoco sui manifestanti a Homs, nel centro della Siria: gli agenti hanno disperso con la forza e con le armi un sit-in di migliaia di persone nella piazza Al-Saa della città. I manifestanti reclamavano la fine del regime del presidente Bashar al Assad. Iniziato ieri sera, il sit-in «è stato disperso con la forza. Ci sono stati molti spari», ha riferito un testimone. Secondo alcuni dissidenti in esilio, le comunicazioni telefoniche sono interrotte.

Oltre ventimila persone hanno partecipato al sit-in in piazza Al-Saa (Piazza dell'Orologio). «Vogliamo ribattezzarla piazza Al-Tahrir, come al Cairo» ha dichiarato alla France Presse una militante per i diritti umani, Najati Tayyara. I manifestanti avevano montato delle tende nella piazza e avevano portato vivande per un'occupazione di più giorni. Fra gli slogan scanditi: «Sit-in, sit-in, fino alla fine del regime» e «libertà, libertà». «E' un sit-in a tempo indeterminato, fino a quando le nostre rivendicazioni non verranno soddisfatte».

Ieri, il ministero degli Interni siriano aveva annunciato di voler usare il pugno di ferro per domare «la rivolta armata», fomentata da «gruppi salafiti». E malgrado l'annuncio di una nuova legge sul diritto a manifestare, oggi il governo di Assad ha deciso di vietare tutte le manifestazioni. Con un comunicato pubblicato dall'agenzia Sana, il ministero chiede ai cittadini di «astenersi dal partecipare a qualsiasi corteo, manifestazione o sit-in sotto qualsiasi slogan». In caso di nuove manifestazioni «verranno applicate le leggi in vigore in Siria nell'interesse delle sicurezza dei cittadini e della stabilità del Paese».