27 agosto 2025
Aggiornato 20:00
Crisi libica

Si combatte a Misurata, mediazione UA nel weekend

Cresce il risentimento degli insorti nei confronti della Nato

MISURATA - Violenti combattimenti sono scoppiati ieri tra ribelli e forze fedeli al leader libico Muammar Gheddafi nella città di Misurata, assediata e bombardata senza sosta da un mese e mezzo dai governativi, scatenando il risentimento degli insorti nei confronti della Nato.
Un gruppo di dirigenti africani, fra i quali il presidente sudafricano Jacob Zuma, è atteso domenica per incontrare le parti in conflitto, compreso il colonnello Gheddafi a Tripoli, e tentare di ottenere una tregua. Lo ha annunciato ieri sera il ministero degli Esteri sudafricano, precisando di aver avuto l'assenso dell'alleanza atlantica.

«C'è stato uno scambio sostenuto di colpi con armi leggere, razzi e artiglieria pesante tra i ribelli e l'esercito del regime», hanno riportato fonti giornalistiche portate dalle autorità a Misurata, 200 chilometri a est di Tripoli. Di fronte a un ospedale della città, dove le autorità hanno accompagnato giornalisti per vedere le vittime degli scontri, un ufficiale che accompagnava il gruppo è stato leggermente ferito da un cecchino.

Secondo un portavoce dei ribelli nella città, quattro persone sono state uccise, tra cui due bambini, e dieci ferite ieri da granate e razzi lanciati contro case a Misurata. «Questa gente è stata uccisa a casa sua e paradossalmente non abbiamo avuto vittime sul fronte», ha detto, aggiungendo che une persona è stata uccisa giovedì e 24 ferite. Secondo lui, le forze lealiste «hanno iniziato a lanciare razzi e granate sulla città dall'alba. Ci sono stati successivamente combattimenti violenti sulla strada». Questo portavoce ha criticato nuovamente le forze della Nato, che, a suo giudizio, non stanno «assolvendo la loro missione di proteggere i civili. I civili vengono uccisi a Misurata», ha accusato, ammettendo tuttavia che «gli aerei della Nato hanno distrutto completamente le caserme e i battaglioni di Gheddafi intorno alla città».

Misurata è bombardata incessantemente da un mese e mezzo. Ribelli e organizzazioni umanitarie danno l'allarme sulla sorte dei 300.000 abitanti della città, la terza del Paese, molte centinaia dei quali sono rimasti uccisi o feriti a seguito dei combattimenti. L'Unione europea si è detta pronta a fornire un aiuto umanitario alla città assediata, con mezzi militari se necessario, in una lettera indirizzata ieri dal suo capo della diplomazia, Catherine Ashton, al segretario generale dell'Onu. Sul fronte est, la situazione resta confusa nella regione di Ajdabiya sempre controllata dai ribelli ma quasi deserta in questo venerdì di festa. A metà pomeriggio, le forze lealiste hanno sparato varie granate sull'ingresso occidentale della città, prima di indietreggiare.

A ovest anche Zenten, un centinaio di chilometri a sudovest di Tripoli, è obiettivo da molti giorni delle forze lealiste, secondo un testimone. La regione ha conosciuto nella notte tra giovedì e venerdì raid della Nato, ma «la popolazione non comprende perché la coalizione non bombarda i blindati di Gheddafi», ha aggiunto. Per quanto riguarda il raid mortale della Nato giovedì contro postazioni degli insorti nella regione di Brega (est), la guerriglia ha affermato che non pretende le scuse ma ambisce a migliorare le sue comunicazioni con l'alleanza atlantica. «E' un incidente molto sfortunato» e «mi rammarico vivamente delle vittime» che ha causato, ha dichiarato a Bruxelles il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen.