29 marzo 2024
Aggiornato 05:30
Crisi libica

L'apertura della Francia: possibile soluzione diplomatica

Ma il Presidente francese Sarkozy insiste: «Se serve, colpiremo anche carri armati»

PARIGI - Mentre si continua a lavorare per un passaggio alla Nato delle responsabilità di tutte le operazioni in Libia, e non solo della no-fly zone, la Francia ha continuato oggi a rivendicare un ruolo di protagonista nella soluzione della crisi. Da Bruxelles, dove i capi di Stato e di governo si sono riuniti per il Consiglio europeo, il presidente francese Nicolas Sarkozy ha insistito: non ci si può limitare all'abbattimento degli aerei di Muammar Gheddafi, ma è necessario continuare la «neutralizzazione dei missili portatili e dei carri armati che sparano sulla popolazione». «E se i carri armati - ha chiesto Sarkozy parlando alla stampa - sparano sulla popolazione non diciamo niente? e che facciamo se sparano con i missili portatili contro gli aerei?«
Allo stesso tempo, però, Parigi si è mostrata aperta a una soluzione diplomatica: Sarkozy ha annunciato che martedì a Londra, durante la riunione della 'cabina di pilotaggio' politico della crisi, «ci sarà sicuramente - ha insistito il presidente francese - una iniziativa franco-britannica per verificare una soluzione politica e diplomatica, e non solo militare».

La Nato, comunque, assumerà il comando completo delle operazioni militari in Libia «entro qualche giorno», ha affermato il ministro degli Esteri britannico William Hague. Il trasferimento delle responsabilità militari alla Nato è stato salutato oggi dalla Turchia, inizialmente fra i paesi più recalcitranti a un intervento dell'Alleanza. Il comando Nato «metterà ai margini» la Francia, è stata la spiegazione del premier turco Recep Tayyip Erdogan, il quale ha definito tale sviluppo «positivo».

Sul terreno intanto gli scontri continuano, ad Ajdabiya e Misurata. Secondo testimonianze locali, nel pomeriggio, due forti esplosioni sono state avvertite nei pressi di Adjabiya, nelle mani delle forze fedeli al leader libico Muammar Gheddafi. Le esplosioni hanno prodotto una densa colonna di fumo nero; nella zona sono in corso le operazioni delle forze ribelli che tentano di riprendere il controllo della località, 160 chilometri a sud della loro roccaforte di Bengasi.

A Misurata, la terza città del paese, le forze del colonnello Gheddafi stanno bersagliando la città col fuoco dei tanks e avanzano cercando di entrare nel centro abitato, in modo da evitare i raid della coalizione alleata. Negli scontri, dice una fonte medica citata dal Telegraph, sono rimaste uccise almeno 109 persone e i feriti sono oltre 1300.

Nel frattempo, le autorità libiche hanno ostentato sicurezza, affermando di disporre di «grandi quantità di carburante», e smentendo le voci di un razionamento circolate a Tripoli e che hanno provocato delle lunghe code alle stazioni di rifornimento. L'Unione europea si è detta pronta ieri sera a bloccare tutti i redditi derivati dal petrolio e dal gas al regime di Muammar Gheddafi, al fine di privarlo dei mezzi finanziari per reclutare mercenari.