16 aprile 2024
Aggiornato 17:30
Rivolta a Tripoli

Libia, centinaia di vittime. La repressione si fa più dura

I morti «ufficiali» sono 173, ma potrebbero essere molti di più. Il regime minaccia la Ue: «Zitti o apriamo le frontiere»

TRIPOLI - Centinaia di vittime, secondo alcune fonti quasi 300 nella Libia in fiamme. Sono 173 le persone 'ufficialmente' uccise durante le manifestazioni di protesta contro il regime del colonnello Muammar Gheddafi, in Libia. Ma è davvero difficile, con le televisioni e internet oscurati, con la dura repressione in atto, con l'assenza di giornalisti stranieri sul posto, indicare il numero delle vittime. Anche se si teme siano molte di più. Tanto che l'Unione europea ha provato a far sentire la sua voce. Ottenendo, in cambio, le minacce di Tripoli.
Secondo l'Ong Human Rights Watch, che cita fonti ospedaliere, almeno 173 persone sono state uccise dall'inizio della rivolta contro il regime di Muammar Gheddafi. «Ma si tratta di una cifra non definitiva» che prende in considerazione solo quattro città dell'est del Paese, tra cui Bengasi, ha fatto sapere la Ong.

A Bengasi, cuore della protesta, l'esercito ha sparato razzi contro la folla che manifestava davanti alla sede del tribunale locale, secondo il racconto di un avvocato, Mohammed al Mughrabi. Secondo quanto riferito dal legale, «almeno 200 persone» sarebbero morte a Bengasi dall'inizio delle manifestazioni di protesta, martedì scorso. La situazione è particolarmente critica negli ospedali, che non hanno attrezzature e personale sufficienti per accogliere tutti i feriti. Al Mughrabi ha chiesto alla Croce rossa internazionale di «inviare ospedali da campo» per curare chi ne ha bisogno.

Le autorità libiche hanno convocato l'ambasciatore d'Ungheria a Tripoli per minacciare la fine della cooperazione nella lotta contro l'immigrazione, se la Ue continuerà a «incoraggiare» le manifestazioni nel Paese, secondo quanto ha dichiarato la presidenza ungherese dell'Unione. Dopo la convocazione dell'ambasciatore, «gli altri rappresentanti europei a Tripoli hanno ricevuto lo stesso messaggio». Le autorità libiche hanno voluto esprimere «il loro malcontento» dopo l'appello lanciato mercoledì dal capo della diplomazia europea, Catherine Ashton, per il rispetto della «libertà di espressione» nel Paese, dove si susseguono le manifestazioni contro il colonnello Gheddafi. Ashton aveva anche chiesto a Tripoli di «ascoltare» i manifestanti» e di «evitare le violenze».