Islanda più vicina alla UE
Via libera ai negoziati per l'adesione. Rimborsi a Gran Bretagna e Olanda e pesca i possibili scogli
BRUXELLES - Meno di un anno dopo aver presentato la propria candidatura, l'Islanda ha ottenuto il via libera per l'inizio dei negoziati di adesione dell'Ue, nonostante l'entusiasmo fra la popolazione dell'isola sia in netto ribasso. L'Islanda può così aspirare a diventare il 29esimo Paese membro dell'Unione, dopo la Croazia che in teoria dovrebbe entrare nell'Ue nel 2011 o agli inizi del 2012.
Secondo fonti diplomatiche il testo approvato dal vertice dei Capi di Stato e di governo riunitisi oggi a Bruxelles «saluta con favore» la candidatura islandese, ritenendo che Reykjavik «rispetti i criteri» necessari per l'apertura del negoziato; la Commissione Europea aveva già reso nota una raccomandazione in tal senso nello scorso febbraio, sottolineando come Reykjavik si trovi a uno stadio già sufficientemente avanzato nei settori politico, economico e legislativo.
Di fatto, l'Islanda fa parte già da quindici anni dello spazio economico europeo, ed è Paese firmatario del Trattato di Schengen, oltre ad applicare circa i tre quarti delle leggi europee ritenute necessarie per un'adesione. La speranza di Reykjavik era soprattutto quella di un rapido ingresso nell'Eurozona, ma le discussioni preliminari per l'apertura del negoziato sono state rallentate dalla crisi finanziaria scoppiata con Olanda e Gran Bretagna.
Londra e l'Aia hanno infatti anticipato gli indennizzi per i correntisti danneggiato dal fallimento della banca islandese Icesave, travolta dalla crisi finanziaria del 2008, ma lo scorso marzo gli elettori islandesi hanno respinto a larghissima maggioranza in un referendum la legge per le compensazioni varata dal loro governo. Reykjavik ha così dovuto chiedere l'aiuto dell'Fmi, dopo che l'Associazione Europa per il Libero Scambio (Aele) aveva aperto una procedura di infrazione: di fatto, il testo approvato dall'Ue menziona l'obbligo per l'Islanda di fare fonte ai propri doveri finanziari.
Altro possibile scoglio nei colloqui è quello dell'accesso dei pescatori dell'Ue alle zone di esclusiva competenza islandese; Reykjavik inoltre vuole che si tenga conto delle specificità del clima poco favorevole all'agricoltura, mentre appaiono lontane anche le posizioni sulla caccia alle balene, alla quale Bruxelles è contraria ma che gli islandesi vorrebbero far riconoscere come pratica tradizionale.
L'ultimo ostacolo rimarrà il referendum con il quale i 300mila elettori islandesi verranno consultati al termine dei negoziati: secondo gli ultimi sondaggi, il 57% si è detto favorevole al ritiro della candidatura dell'isola.
- 21/11/2022 Migranti, la Commissione UE presenta un piano d'azione in 20 punti: ecco cosa prevede
- 03/04/2022 Vertice UE-Cina, per Pechino il dialogo è già un primo passo
- 10/12/2021 Bruxelles verso la relocation volontaria dei migranti (ma con obbligo di solidarietà)
- 27/11/2019 Commissione von der Leyen eletta: «La mia UE difenderà l'ambiente, Venezia vitale»