19 aprile 2024
Aggiornato 12:00
Marea nera

Al via operazione «top kill»

Il primo tentativo di fermare direttamente la fuoriuscita di petrolio. Il presidente Obama: «Necessario cercare fonti di energia alternative»

NEW YORK - Potrebbero forse bastare poche ore per capire se l'operazione «top kill», l'ultimo, estremo, tentativo della British Petroleum per fermare la fuoriuscita di petrolio nel Golfo del Messico, sarà un ennesimo fallimento. La possibilità di un verdetto tanto rapido quanto negativo è stata paventata da un dipendente della compagnia petrolifera britannica che ha parlato sotto anonimato al New York Times. Sintonizzata invece su frequenze più positive la voce ufficiale dell'amministratore delegato di Bp, Tony Hayward: «Serviranno almeno uno o due giorni per avere la certezza che funzioni». Alle due di questo pomeriggio negli Stati Uniti (le 20 in Italia), Bp ha annunciato l'inizio dell'operazione con cui spera di mettere fine all'incubo ecologico iniziato oltre un mese fa con l'esplosione della piattaforma Deepwater Horizon. Il tentativo di bloccare la falla durerà ore. Gli ingegneri cercheranno di iniettare oltre 22 tonnellate di fango e liquidi densissimi dentro il pozzo che riversa in mare ogni giorno 800.000 litri di greggio.

La manovra rappresenta il primo tentativo di fermare direttamente la fuoriuscita di petrolio, che ha contaminato le acque del Golfo e ora minaccia le coste di Louisiana, Alabama, Mississippi e Florida. Gli sforzi compiuti finora da Bp sono stati incentrati sul contenimento e sulla dispersione del petrolio con solventi chimici. Tentativo, quest'ultimo, che ha scatenato diverse polemiche per gli effetti dannosi dei solventi sull'ambiente, forse anche peggiori di quelli causati dal petrolio disperso. Per questo la Bp ha dovuto aspettare l'autorizzazione a procedere con la top kill dopo un esame effettuato dalla Guardia Costiera. Un'operazione simile non era mai stata tentata sott'acqua. Allo stesso tempo la Bp ha accolto la richiesta dell'amministrazione Obama di mostrare le immagini della «top kill», negate in un primo tempo.

Mentre sale la frustrazione di quanti vedono fallire uno dopo l'altro i tentativi della Bp, aumentano anche le polemiche contro il governo che ancora non si è deciso a prendere in mano la situazione direttamente. Venerdì il presidente Barack Obama si recherà per la seconda volta in Louisiana per valutare personalmente la gravità della situazione e gli effetti degli sforzi finora compiuti. Oggi, per ribadire che l'amministrazione non è affatto passiva nei confronti di un disastro che già in molti chiamano la «Katrina di Obama», il presidente ha detto che il suo governo «non conoscerà pace» finché la marea nera non sarà ripulita.

Parlando ai dipendenti di una fabbrica di pannelli solari nel nord della California, il presidente ha poi detto che la chiazza di petrolio nel Golfo mette in evidenza quanto sia necessario cercare fonti di energia alternative. Per Obama, inoltre, le trivellazioni ad alta profondità, come quelle che avvenivano nella piattaforma «Deepwater Horizon», sono costose e creano rischi eccessivi. Tuttavia, il presidente americano non si è schierato apertamente contro le trivellazioni ad alta profondità. Obama ha detto poi di non essere certo che l'ultimo tentativo della Bp possa funzionare, ma se anche questo dovesse fallire, non ci si arrenderà: si cercheranno altre soluzioni.