28 marzo 2024
Aggiornato 20:30
Disastri ambientali

Marea nera, una patologia cronica che devasta il pianeta

Ogni anno 4 milioni di tonnellate di idrocarburi si disperdono in mare. I casi come quello della piattaforma BP contribuiscono al 12 per cento

ROMA - L'inquinamento da petrolio non è in alcun modo un fatto accidentale o occasionale: al contrario, è ormai una patologia cronica del nostro pianeta. Difficile determinare esattamente la quantità di idrocarburi che si perde ogni anno in mare; le stime parlano di una media di 4 milioni di tonnellate l'anno per tutto il globo (600.000 tonnellate per il solo Mediterraneo).

DA INCIDENTI 12% INQUINAMENTO PETROLIFERO - I casi come quello della piattaforma BP affondata nel Golfo del Messico, o quelli legati a incidenti a superpetroliere contribuiscono, in media, soltanto al 12 per cento dell'inquinamento globale, anche se i danni sono più visibili e localmente più gravi. A quel 12 per cento si deve aggiungere un 33 per cento legato a operazioni relative alle navi: perdite in fase di carico e scarico, lavaggi illegali delle cisterne in mare aperto (pratica vietatissima ma che non si riesce a impedire), perdite varie accidentali o sistematiche: col che si arriva al 45 per cento per quanto riguarda l'apporto complessivo di inquinamento dovuto a perdita dalle navi.

DANNI PEGGIORI DA SCARICHI INDUSTRIALI - Ma questo è soltanto un aspetto della questione. La «fetta» più importante per quanto riguarda il disastro ambientale è provocata da scarichi urbani e industriali lungo le coste, perdite da raffinerie, oleodotti, depositi. Va poi contato il 9 per cento dovuto alle ricadute atmosferiche di idrocarburi emessi dalle centrali energetiche, e l'inquinamento dovuto alle attività di estrazione petrolifera, che conta per il 2 per cento. Quanto alle responsabilità dirette del nostro pianeta, il trasudamento naturale di petrolio da fonti sottomarine si limita al 7 per cento.

IDROCARBURI CANCEROGENI, A RISCHIO PESCI COMMESTIBILI - Un aspetto particolarmente grave dell'inquinamento di questo tipo è la presenza, nei prodotti oleosi scaricati a mare, di idrocarburi cancerogeni come il Benzo-3-4-Pirene trovato in un gran numero di organismi marini. Assorbiti da pesci e molluschi, finiscono nella catena alimentare e possono arrivare fino all'uomo se non viene vietata rigidamente la pesca.

INQUINAMENTO IN GRAN PARTE INVISIBILE - In buona parte, questo inquinamento è invisibile perché diffuso su vastissime parti di territorio, ma non per questo è meno grave. L'attenzione si focalizza soprattutto sugli incidenti in mare aperto, che riversano agenti inquinanti galleggianti che, sospinti dal vento e dalle correnti superficiali, si riversano sulle zone costiere. Le acque presentano aspetto nero-grigiastro e macchiano i moli, gli scafi e gli scogli del litorale; grandi masse di catrame si ammassano sulle spiagge soffocando la vita animale e vegetale. Flora e fauna scompaiono, come sappiamo dalle immagini drammatiche che ad ogni vicenda del genere vengono diffuse in tutto il mondo.