Il disastro ambientale un rischio per Obama
A rischio le politiche «verdi», ritorna lo spettro del Katrina. Nel mentre l'Amministrazione Usa vieta nuove trivellazioni offshore
WASHINGTON - L'esplosione della Piattaforma Bp dieci giorni fa al largo della Louisiana potrebbe rappresentare il peggiore disastro ambientale della storia degli Stati Uniti: sicuramente, è uno scoglio pericoloso ed inatteso per la Casa Bianca, che tra le tante riforme interne - il vero calvario di ogni Amministrazione - sta spingendo anche per una legge sul clima in linea con l'impegno «verde» difeso da Barack Obama fin dalla campagna elettorale.
Lo spettro di «Katrina» - Come ricorda il quotidiano The Washington Post, una posizione già finita sotto attacco sia da parte dell'opposizione Repubblicana che per motivi opposti dall'ala liberal dei Democratici, come del resto altre iniziative di una Casa Bianca alle prese con il pragmatismo della politica reale; inoltre, nella vicenda ha un suo peso anche lo spettro del «Katrina» e della mancata risposta delle autorità federali al disastro di New Orleans, una scomoda opportunità di paragone con l'Amministrazione Bush che Obama avrebbe preferito evitare.
Sul primo fronte, il portavoce della casa Bianca Robert Gibbs ha ammesso che un'inchiesta approfondita sulla vicenda potrebbe costringere l'Amministrazione a ripensare la proroga sulle trivellazioni offshore, concessa - fra le polemiche degli ambientalisti - come moneta di scambio ai Repubblicani in cambio di una legge sul clima di più ampio respiro.
In attesa delle indagini sul disastro e delle relative conseguenze legislative - e nella speranza che le operazioni di contenimento dei danni ambientali vengano gestite nel migliore dei modi - un mese dopo aver dichiarato di voler «andare oltre i vecchi dibattiti tra destra e sinistra, tra aziende e ambientalisti, tra coloro secondo i quali le trivellazioni sono la panacea per tutti i mali e coloro che le vogliono escludere del tutto», Obama rischia ora di ritrovarsi al punto di partenza, senza un'arma con la quale placare l'ostilità Repubblicana alla legge sul clima e con una credibilità «verde» - già minata dagli esiti incerti del vertice di Copenhaghen - assai diminuita agli occhi dei liberal.
Bloccate le trivellazioni offshore - Mentre la British Petroleum ha fatto sapere che si assume tutte le responsabilità del disastro, nessuna nuova trivellazione offshore verrà autorizzata dal governo federale statunitense fino a che non saranno state accertate le cause dell'esplosione della piattaforma «Deep Water Horizon», che ha provocato una catastrofe ambientale nel Golfo del Messico.
David Axelrod, un dei principali collaboratori del presidente Barack Obama, ha inoltre dichiarato all'emittente televisiva Abc che la riposta dell'Amministrazione al disastro del 20 aprile è stata pronta, sottolineando come «la Guardia Costiera sia intervenuta sul posto quasi immediatamente», e respingendo ogni paragone con quanto avvenuto nel 2005, in occasione dell'uragano Katrina che devastò New Orleans.
Obama aveva recentemente sospeso la moratoria sulle trivellazioni, decisione che gli era valsa la critica degli ambientalisti: per la Casa Bianca si tratta in effetti di una moneta di scambio con l'opposizione Repubblicana per l'approvazione di una legge sul clima di più ampio respiro.
Stato d'emergenza anche in Florida - Anche il governatore della Florida, Charlie Crist, ha dichiarato lo stato di emergenza dopo che un rapporto ha fatto sapere che la marea nera potrebbe toccare già lunedì le coste dello Stato. Ciò farà sì che la Florida riceva aiuti federali per far fronte alla catastrofe ambientale.
Già ieri il governatore della Louisiana, Bobby Jindal, aveva dichiarato lo stato di emergenza. La Guardia costiera aveva previsto per oggi l'arrivo della macchia nera sulle coste della Florida. Oggi il presidente Barack Obama ha garantito che verrà fatto tutto il possibile per contenere i danni.