8 maggio 2024
Aggiornato 22:30
Pechino minaccia ritorsioni sull'Iran

Armi a Taiwan, la Cina «contro» gli Usa

«Inevitabili le conseguenze». La risposta di Washington non si è fatta attendere: «Reazione spiacevole»

PECHINO - Dopo le tensioni sul Tibet e lo scontro su Google, nuove nubi si addensano sulle già difficili relazioni diplomatiche tra Stati Uniti e Cina. Motivo del contendere è, questa volta, l'annunciato accordo per la vendita di equipaggiamento militare americano a Taiwan. Una commessa da 6,4 miliardi di dollari che Pechino ha interpretato come una minaccia contro sé stessa e ai suoi interessi nella regione. Ci saranno conseguenze sui principali dossier mondiali, ha minacciato oggi la Cina, alludendo senza mai citarla esplicitamente alla difficile questione del nucleare iraniano.

Il Pentagono ha concordato con Taipei la vendita di missili, navi da guerra ed elicotteri Black Hawk. Un progetto che piace molto poco a Pechino, che ha chiesto «alle società industriali interessate di tirarsi indietro e di non prendere parte alla vendita di armi a Taiwan». «Le relazioni cinesi-americane, per quanto riguarda le grandi questioni internazionali e regionali, saranno inevitabilmente influenzate e gli Stati Uniti ne saranno interamente responsabili», ha dichiarato alla stampa il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Ma Zhaoxu.

La risposta di Washington non si è fatta attendere. «Penso che sia spiacevole che la Cina reagisca in questo modo», ha dichiarato ai giornalisti Bruce Lemkin, sottosegretario aggiunto incaricato degli Affari internazionali, facendo riferimento anche alla decisione di Pechino di infliggere «sanzioni appropriate verso le società implicate».

Ma è evidente che lo scontro rischia di abbandonare presto l'ambito delle relazioni bilaterali e di trasferirsi sul tavolo negoziale dei principali dossier internazionali. Il primo e più spinoso terreno di scontro potrebbe essere l'Iran. Entro la fine di febbraio, gli Stati Uniti e molti dei loro alleati occidentali vorrebbero presentare una nuova proposta di sanzioni contro l'Iran al Consiglio di Sicurezza dell'Onu, la cui presidenza di turno è stata ceduta dalla Cina alla Francia. Ma Pechino è il principale oppositore di una nuova risoluzione e potrebbe esercitare il suo diritto di veto in quanto membro permanente del Consiglio Onu.

Ora che ci allontaniamo della via del dialogo, che non produce i risultati che tutti auspichiamo, e che stiamo avanzando sul percorso delle pressioni e delle sanzioni, la Cina sarà sotto forte pressione per riconoscere l'impatto destabilizzatore che l'Iran dotato dell'arma nucleare avrebbe nel Golfo, da dove riceve una parte importante delle sue forniture di petrolio», ha avvertito Hillary Clinton nei giorni scorsi.