29 aprile 2024
Aggiornato 18:00
Esteri. Medio Oriente

Mitchell-Nethanyau, nulla di fatto, il 18 nuovo summit

L'inviato Usa, che ha visto anche Abu Mazen, fa spola da domenica

GERUSALEMME - Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e l'inviato speciale Usa per il Medio Oriente George Mitchell si sono lasciati oggi senza annunciare un accordo sulla disputa delle colonie e dovranno ritrovarsi venerdì a Gerusalemme. «I colloqui tra Netanyahu e Mitchell si sono svolti in un'atmosfera buona. Hanno deciso di ritrovarsi venerdì a Gerusalemme», ha dichiarato il portavoce del premier israeliano, Mark Regev.

L'inviato americano per il Medio Oriente vedrà di nuovo anche il presidente palestinese Abu Mazen venerdì mattina a Ramallah, in Cisgiordania. Mitchell, che domenica ha fatto nuovamente la spola nella regione, dovrà andare oggi in Libano per incontrare il presidente Michel Suleiman. Ha già incontrato ieri per tre ore il primo ministro di Israele e poi il presidente palestinese. Al termine dei colloqui, ha esortato le due parti a dare prova di «responsabilità», per permettere il rilancio delle trattative di pace sospese da fine 2008.

Secondo la stampa israeliana, l'inviato americano cerca di ottenere un compromesso sulle colonie per permettere lo svolgimento di un incontro ufficiale tra Netanyahu e Abu Mazen, il primo da quando è salito al potere il nuovo capo di governo israeliano ad aprile. L'evento potrebbe già svolgersi la settimana prossima a New York sotto l'egida del presidente americano Barack Obama, a margine dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite alla quale parteciperanno sia Netanyahu che Abu Mazen.

Il leader israeliano ha escluso tuttavia un congelamento totale delle colonie in Cisgiordania e a Gerusalemme est, rivendicato dai palestinesi e dalla comunità internazionale. Netanyahu ha invece accelerato la costruzione degli insediamenti, in vista di una eventuale sospensione temporanea, concedendo il via libero all'inizio del mese alla costruzione di 455 alloggi supplementari in Cisgiordania.

Citato dal quotidiano Maariv, Netanyahu ha invitato il presidente palestinese a «dare prova di coraggio»: «Deve spiegare al suo popolo che se noi firmiamo un accordo il conflitto è finito e non ci saranno più rivendicazioni. Non è concepibile che accettiamo uno Stato palestinese e che continui a presentare richieste», ha spiegato.

Due ministri di estrema destra hanno giustificato così il rifiuto di Netanyahu a congelare le colonie: «Esiste un consenso nel governo per permettere la crescita demografica naturale negli insediamenti, non vieteremo agli abitanti di fare bambini», ha spiegato il ministro delle Scienze Daniel Herschkowitz. «Gli americani, nostri alleati strategici, capiscono che ci sono dei limiti a ciò che possono chiederci», ha aggiunto Herschkowitz. Il ministro del Turismo, Stas Misezhnikov, del partito ultranazionalista Israel Beitenou, ha da parte sua definito il presidente Abu Mazen un «dirigente debole, che è stato espulso dalla Striscia di Gaza da Hamas e che non rappresenta l'insieme della popolazione».