24 aprile 2024
Aggiornato 08:00
Manovra finanziaria

Il giorno della "lettera": le ipotesi sul tavolo per mantenere saldo il governo

Un vertice di maggioranza si terrà appena il presidente del Consiglio tornerà da Palermo, prima del Cdm delle 20

Il ministro dell'Economia Giovanni Tria, con il presidente della Bce Mario Draghi
Il ministro dell'Economia Giovanni Tria, con il presidente della Bce Mario Draghi Foto: ANSA/AP Photo/Francisco Seco ANSA

ROMA - Oggi è il giorno della risposta a Bruxelles. Il giorno della lettera sulla manovra che il ministro Tria deve inviare a Bruxelles, con il M5S attestato sulla linea rigida, il capo del MEF più flessibile, intenzionato a introdurre qualche modifica sul fronte delle previsioni sul Pil, e la Lega disposta a qualche apertura nei confronti degli sforzi di mediazione con la Commissione Ue fatti da via XX settembre. Non a caso, un vertice di maggioranza/governo vero e proprio, rito ormai consolidato, traghettato in questa legislatura da altre stagioni politiche, «si terrà appena il presidente del Consiglio tornerà da Palermo», dove è impegnato nella conferenza internazionale sulla Libia. Oggi, prima del Consiglio dei ministri convocato alle 20.

Il nodo Grandi Opere
Ma la lettera «non è un nodo, al massimo un nodino», si dice dalle parti dei 5 stelle. Lo scontro vero, quello sul quale si registra la tensione più grande fra i due partner di maggioranza Salvini e Di Maio, è quello sulle grandi opere, prima fra tutte la Tav. Sulla quale il ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, fa sapere di aver condiviso con il governo francese la necessità di andare fino in fondo con l’analisi costi-benefici. Salvini, che si dice «impressionato» dalla manifestazione pro-Tav di Torino, concede però la necessità di «nuove verifiche». E Di Maio apre ai manifestanti, parlando di porte aperte «per un dialogo costruttivo». Ma la linea dei 5 stelle storici non cambia: «Il mio pensiero resta che la Tav è un’opera obsoleta, e non va assolutamente fatta», avverte Fico. Del resto, in Parlamento le fonti stellate ricordano che non è l’unica opera «in attesa di giudizio» attraverso la revisione avviata da Toninelli. Ci sono anche Gronda, Pedemontana e Terzo valico, unico quest’ultimo a sembrare avviato a una pacifica conferma. Questo tema, però, non è ancora maturo.

Limatura del Pil?
Il Tesoro prova a giocare la carta della limatura delle stime del Pil 2019, riducendole fino all’1,2%, dall’1,5% previsto nella Nota di aggiornamento al Def. Ma, mentre dalla Lega – secondo quanto si apprende – nelle riunioni di questa mattina sarebbe arrivata una prima apertura, il M5S ha manifestato netta contrarietà con Luigi Di Maio che non ci pensa proprio a rivedere parametri, misure e percentuali della manovra. Per il Movimento il testo e il quadro macroeconomico non si cambiano anche a costo di andare allo scontro con la Ue. Da qui si spiegherebbe anche il ‘giallo’ sul vertice non vertice della mattinata a palazzo Chigi. Anche se fonti di entrambi i partiti negano divergenze, ancora una volta si sarebbe consumato un braccio di ferro fra il Movimento e il ministro Tria. I 5S vogliono lasciare il quadro esattamente com’è, mentre Tria punta a dare un segnale alla Commissione europea soprattutto dopo le ultime previsioni d’autunno della Ue. Il Pil, ragionano a via Venti Settembre, deve scendere necessariamente, tanto più che questo non comporterebbe nessuna modifica sul fronte deficit in quanto la base di partenza sarebbe il Pil tendenziale previsto allo 0,9 per cento.

Tax expenditure
Tra le altre ipotesi sui cui si ragiona in vista dalla risposta ai rilievi europei sarebbe anche quella di inserire una clausola sulla spesa che garantirebbe la tenuta del rapporto deficit-Pil al 2,4%, intoccabile per Di Maio e i suoi. Tra le ipotesi si medita anche se introdurre nella clausola le ‘tax expenditure’. Soluzione che comunque basterebbe a soddisfare la Ue che vuole una vera e propria correzione della manovra soprattutto sul fronte delle misure più costose (reddito di cittadinanza e riforma delle pensioni). Nel menù delle possibilità, ovviamente non contemplate dai due azionisti di maggioranza dell’esecutivo, ci potrebbe essere lo slittamento a fine 2019 di reddito di cittadinanza e ‘quota 100’ per indirizzare i risparmi alla riduzione del disavanzo.