26 aprile 2024
Aggiornato 06:00
Manovra finanziaria

«Hanno fatto un deserto, e l'hanno chiamato ripresa»: Juncker minaccia l'Italia evocando lo spettro della Grecia

Il presidente della Commissione Ue torna a minacciare il nostro Paese. Salvini: ​​​​​​​«Basta minacce e insulti dall'Europa, l'Italia è un Paese sovrano»

Il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker
Il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker Foto: Patrick Seeger ANSA/EPA

BRUXELLES - Doveva proprio arrivare a evocare la Grecia Juncker per cercare di spaventarci. Il «soft power» si insinua, neanche così velatamente ormai, nelle pieghe mediatiche di un Paese che sta provando a cambiare, di fronte alla resistenza implacabile dell'Europa che aizza i mercati contro il popolo italiano. «Se l'Italia vuole un trattamento particolare supplementare, questo vorrebbe dire la fine dell'euro. Bisogna essere molto rigidi». Il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, lo scandisce a chiare lettere nel corso di un intervento in Germania. «L'Italia si allontana dagli obiettivi di bilancio che abbiamo approvato insieme a livello europeo, non vorrei che dopo aver superato la crisi greca ricadessimo nella stessa crisi con l'Italia», ha minacciato.

Il gotha europeo contro l'Italia

Prima dell’Eurogruppo Valdis Dombrovskis aveva detto che il deficit al 2,4% «non sembra compatibile con le regole del patto di stabilità». Pierre Moscovici aveva parlato di «deviazione molto, molto significativa». I tassi d’interesse sui titoli di Stato decennali italiani sono saliti fino al 3,31% con lo spread schizzato dai 267 punti di venerdì scorso ai 282 punti. La Borsa di Milano, che era salita dell’1%, è scesa a -0,49% in controtendenza con Francoforte (+ 0,75%) e Parigi (+ 0,24%). Il presidente portoghese dell’Eurogruppo Mario Centeno ha espresso «preoccupazione» per il caso Italia, lasciando aperta la possibilità di un accordo nella «lunga procedura» comunitaria con negoziato tra Bruxelles, Roma e le principali capitali.

Salvini: «Basta minacce e insulti dall'Europa, l'Italia è un Paese sovrano»

«Basta minacce e insulti dall'Europa, l'Italia è un Paese sovrano», ha replicato Matteo Salvini, che non è nuovo a tentativi di ammutinamento di Bruxelles nei confronti del governo giallo-verde. «In Italia nessuno si beve le minacce di Juncker, che ora associa il nostro Paese alla Grecia. Vogliamo lavorare per rispondere ai bisogni dei nostri cittadini» attacca Salvini. I diritti al lavoro, alla sicurezza e alla salute sono «priorità del governo e andremo fino in fondo. Alla faccia di chi rimpiange l’Italia impaurita, quella con le aziende e il futuro in svendita. Non ci fermeranno».

Grecia depredata di tutto

Già, la svendita. Proprio ciò che è accaduto a quella Grecia citata come il male assoluto che l'Europa ha redento. Un Paese letteralmente depredato, di tutto, dove sono finiste all'asta sul web persino le case private, come vi avevamo raccontato quasi un anno fa. Dopo otto anni di «cura», il debito pubblico è passato dal 146% al 190%. La disoccupazione dall'11% al 20%. Le famiglie che vivono in estrema povertà sono il 21% del totale, il doppio del 2010. I più colpiti sono stati i pensionati, assediati da ben tredici riforme che hanno tagliato del 14% il valore della spesa sociale. Dopo il danno anche la beffa: oltre 300 mila persone (+333%) hanno perso l'eredità perché non potevano pagare le tasse. La mortalità infantile è salita dal 2,65% nel 2008 al 4% nel 2014. Sono perfino aumentati i malati di AIDS e epatite C, ed è schizzato alle stelle il numero di suicidi: +35,7%. I dati sono di Eurostat e della Banca centrale greca, non di fantomatici media propagatori di fake news. Il Fondo monetario internazionale prevede che nel 2023 la Grecia sarà del 12% più povera di quanto lo fosse nel 2007, prima della crisi. Perché, hanno ammesso, hanno sottovalutato l'impatto delle riforme. Questo implica che tornerà indicativamente al livello pre-recessione nel 2030. «La crisi economica greca è finita soltanto per chi non vive in Grecia» ha scritto il Washington Post. «Hanno fatto un deserto, e lo hanno chiamato ripresa».