20 aprile 2024
Aggiornato 15:00
Il titolo pronto al balzo in borsa

Si torna a produrre dove si vende. Il «mantra» di Trump che piace tanto a Marchionne

Trump vuole posti di lavoro e automobile made in Usa. Srgio Marchionne pare volerlo accontentare, ma ad una condizione: il profitto non si tocca

ROMA - La protagonista del mercato azionario è Fca, che nei primi giorni dell’anno è cresciuta quasi del 15%. Un balzo in avanti che conferma un rally scattato il giorno dell’elezione a presidente degli Stati Uniti di Donald Trump. Da quel momento il titolo che unisce il gruppo Fiat e Chrysler ha quasi raddoppiato il valore, conquistando, nel bene e nel male, le prime pagine dei quotidiani finanziari di tutto il mondo.

Il legame tra Marchionne e Trump
Il manager italo-canadese, che dal 2004 guida la Fiat, presenterà un ambizioso piano industriale che proietta la multinazionale italo-statunitense nel futuro. Il suo progetto è centrato sull’azzeramento del debito in due anni: una manovra impegnativa, dato che al momento a gravare sui conti di Fca ci sono ben 6,5 miliardi di euro. Sicuramente le forze necessarie per l’attuazione di un progetto così temerario derivano dalla nuova impalcatura fiscale spostata in Olanda e Lussemburgo, che permette importanti «risparmi», nonché dal rinnovato entusiasmo statunitense verso il consumo di automobili, con particolare attenzione verso i suv. Per questa ragione Marchionne ha annunciato un importante investimento nel Michigan: un miliardo di dollari per produrre tre nuovi modelli riservati al mercato Usa. Il ringraziamento da parte del neo presidente è giunto immediato. Trump, come noto, ha vinto la competizione elettorale grazie ai voti operai della «rusty belt», ovvero quel territorio che un tempo ruotava intorno alla produzione manifatturiera delle auto. Non a caso l’annuncio di Marchionne è partito da Detroit, simbolo della depressione Usa.

In vendita i pezzi pregiati?
Gli analisti, che in questi giorni stanno producendo previsioni ultra ottimiste sul titolo Fca – si va da un aumento del prezzo obbiettivo da un minimo del 20% ad un massimo del 60% rispetto i valori attuali – sostengono che per ricavare risorse sul mercato potrebbero finire due pezzi pregiati del made in Italy: Alfa Romeo o Maserati. Il meccanismo utilizzato, il famoso scorporo dalla casa madre, sarebbe il medesimo di Ferrari: mantenimento di una quota di maggioranza e apertura al mercato per il resto. Il valore dell’operazione non sarebbe inferiore ai due miliardi di euro.

Si produce dove si vende
Con un discorso sibillino Sergio Marchionne ha dettato la linea industriale prossima ventura. Ha sostenuto infatti che la produzione deve riprendere ad avere un rapporto con il territorio dove avviene il consumo, quindi quanto sostiene Donald Trump, a patto che rimanga la "profittabilità». La profittabilità di cui parla il Ceo di Fca, se si vuole riportare la produzione dove le auto si vendono, dipende anche dagli aiuti statali che la nuova amministrazione ha promesso a coloro che bloccheranno i processi di delocalizzazione che hanno impoverito la classe media. Sergio Marchionne quindi è il primo che risponde a Donald Trump con un velato assenso. I posti di lavoro che Fca creerà grazie alla produzione di tre nuovi modelli sono circa duemila. Se il legame aiuti/posti di lavoro fosse confermato, la Fca riprenderebbe una strada che in Italia conosce molto bene.

E in Italia?
Il destino degli stabilimenti Fca è correlato al mercato interno. Nuovi modelli sono all’orizzonte, ma lo sforzo maggiore ormai è stato compiuto. Il lancio di due nuovi modelli Alfa Romeo, Giulia e Stelvio, è volto ad aggredire lo strapotere dei marchi tedeschi. Una competizione difficile. Entrambi i nuovi modelli Alfa sono prodotti a Cassino, e soprattutto per il suv è prevista una forte esportazione del prodotto. Gli altri stabilimenti vivranno intorno ai restyling: soprattutto Mirafiori, che aspetta l’arrivo di un terzo modello per riuscire ad assorbire completamente la cassa integrazione che da anni flagella l’impianto. Grugliasco, dove vengono prodotte le Maserati, gira quasi a pieno ritmo, nonostante alcune settimane di cassa integrazione dovute alla flessione di domanda in Oriente. Non ci sono all’orizzonte novità relative al lancio di una nuova Punto. Anzi, dalla Fca fanno capire che il modello del 2006 potrebbe non andare in pensione troppo velocemente dato che se ne vendono ancora molte. Ignoto il futuro dello storico marchio Lancia.

Meno auto e più finanza per gli Agnelli
I destini della famiglia fondatrice, quel che rimane, sembrano sempre più lontani dal settore automobilistico che, paradossalmente, pare interessare molto di più Sergio Marchionne. Il viatico fu di Umberto Agnelli, e da allora la famiglia di Villar Perosa ha sempre più investito nel settore finanziario. In questi giorni è stata creata da John Elkann la Exor financial investments sicav-sif: un fondo di investimenti che sfrutta la tassazione «leggera» del Lussemburgo. Sarà operativo sul mercato finanziario, con unico obiettivo: far trarre vantaggio agli azionisti dei risultati della gestione del portafoglio di valori mobiliari.