19 aprile 2024
Aggiornato 04:30
Niente Apocalisse finanziaria

L'inevitabile rassicurazione di Draghi: dopo referendum euro non è a rischio

Il presidente della Bce Mario Draghi ha dichiarato che, dopo il referendum costituzionale italiano, la moneta unica non è a rischio nonostante l'incertezza politica

ROMA - «In questa fase non vediamo rischi per l'euro» dall'incertezza politica in Italia scaturita dal no al referendum sulle riforme costituzionali. E' questa la sentenza del presidente della Bce, Mario Draghi, nella conferenza stampa al termine del Consiglio direttivo. «Il contesto macroeconomico è migliore di 5 anni - ha rilevato - fa quando ci stava il rischio di contagio»«Questi problemi, da affrontare con efficacia e velocità, restano confinati nei singoli paesi», ha aggiunto Draghi.

La resilienza dei mercati
Brexit, Trump e ora il no al referedum in Italia: «in tutti e tre questi eventi era atteso che si sarebbero verificati grandi effetti nel mondo. E invece in tutti a tre i casi i mercati si sono rivelati ben più resilienti del previsto», ha rilevato il presidente della Bce. «Quindi sappiamo che i mercati sono più resilienti. Vi sono molte ragioni alla base di questo, una delle quali forse è il buon lavoro fatto dai regolatori per rafforzare gli intermediari. Ma anche il miglior contesto macroeconomico»«Il punto - ha concluso Draghi - è che tutti questi eventi, specialmente la Brexit la nuova amministrazione Usa, hanno effetti che si svilupperanno sul medio e lungo termine. Così le conseguenze sono difficili da valutare ora».

Proroga QE a larga maggioranza
Quanto alle «vulnerabilità» presenti nel sistema bancario italiano «esistono da tempo, vanno gestite e sono fiducioso che il governo sa cosa fare e che verranno affrontate». La decisione su come prorogare il piano di acquisti di titoli presa oggi dalla Bce è stata presa con una ampia maggioranza sulla base di due possibili opzioni che erano state studiate dai tecnici. La prima, ha spiegato il presidente Mario Draghi al termine del Consiglio direttivo, era di proseguire con acquisti da 80 miliardi di euro al mese per soli sei mesi. La seconda, quella adottata, è di prorogare il quantitative easing di 9 mesi riducendone la portata mensile a 60 miliardi di euro».

Un cambiamento importante
«Non vi è dubbio», inoltre, che i rialzi dei prezzi del petrolio si scaricheranno sull'inflazione. «Ma è da vedere in che modo», ha rilevato Draghi. «E' da vedere se si tratta di un fattore una tantum o meno. Se ci saranno effetti secondari delle dinamiche salariali e se influenzerà l'inflazione al netto dell'energia, cosa che al momento non vediamo». In ogni caso la risalita dell'oro nero rappresenta un cambiamento importante dopo molti anni che i prezzi sono calati. «Ora tornano a crescere» e la spiegazione passa anche «in una certa misura dal ripristino di un certo accordo internazionale» sul bilanciamento dell'offerta con la domanda.

Lievi ritocchi sull'inflazione
Nel frattempo i tecnici della Bce hanno effettuato lievi ritocchi alle previsioni di inflazione, con cifre che tuttavia rimangono non perfettamente in linea con gli obiettivi dell'istituzione. Sul 2016 si conferma l'attesa di un mesto 0,2 per cento, sul 2017 ora è previsto un più 1,3 per cento, un decimale in più rispetto a tre mesi fa. Sul 2018, secondo quanto riferito da Draghi, ora è previsto un più 1,5 per cento a fronte del più 1,6 per cento precedentemente indicato. Sul 2019 è atteso un più 1,7 per cento.