29 marzo 2024
Aggiornato 15:00
I costi della paura a Roma

I commercianti: «La paura ci rovina Giubileo e Natale»

Quanto l'economia romana ha risentito dei fatti di Parigi? A dircelo è Massimiliano De Toma, presidente di Federmoda Lazio

ROMA – Gli attacchi terroristici di Parigi hanno avuto i loro effetti anche sull'economia nostrana. Roma si appresta a vivere il Giubileo in un clima diverso rispetto a quello che ci si sarebbe aspettati per un evento di questo tipo. Mentre il resto della Penisola si appresta a spendere la tredicesima (quando c'è) per regali e panettoni di Natale, la Capitale sembra stretta in una morsa di paura dalla quale sarà difficile liberarsi dopo i fatti francesi. Paura che incide sui consumi in città. Il Tempo – sulla base di un'analisi portata avanti da Confesercenti-SWG – ha ipotizzato il costo di questa paura, arrivando alla cifra non indifferente di due miliardi in meno per la città. Per il quotidiano, il 17% degli italiani avrebbe scelto di rinunciare al viaggio a Roma in occasione dell'Anno Santo a causa della paura per ipotetici attacchi terroristici. A spiegare al DiariodelWeb.it la situazione dell'economia romana a ridosso degli attentati parigini e in concomitanza con l'inizio del Giubileo è Massimiliano De Toma, presidente di Federmoda Lazio.

Quanto l'economia romana ha risentito dei tragici fatti di Parigi?
Sicuramente a ridosso di quello che è accaduto a Parigi, di riflesso nei giorni successivi – quindi ci riferiamo a tutto il mese di novembre –, il clima che si respirava era un clima ovviamente di difficoltà. La difficoltà era data dal fatto che colpire una capitale europea come Parigi in quella maniera sicuramente poteva essere replicabile anche in una capitale europea come Roma. Questo ha fatto sì che tutti quanti ci siamo un po' rinchiusi, in un gesto di autodifesa, evitando di frequentare quelle vie dello shopping o locali, riducendo i consumi. Sotto questo punto di vista, mi sento di dire che a Roma abbiamo toccato anche nello specifico – non necessariamente nel mio settore di riferimento, che è il comparto dell'abbigliamento – fino al 50% in meno. Verso la fine del mese di novembre un po' si rialza la testa e quindi si ritorna verso la normalità. Questa normalità, di fatto, non è che ci sia ancora, perché l'esempio nostro – che in questo caso è tipicamente romano – è quello del Giubileo. I giorni a ridosso del Giubileo, e quindi il weekend dell'8 dicembre, hanno fatto sì che vedessimo una Roma a due facce. Da una parte ci fa piacere che ci sia una protezione delle forze dell'ordine e che vengano messe in campo determinate soluzioni,ma il problema è che dall'altra parte si innesca di nuovo quel processo di autodifesa: questo ha fatto sì che Roma era vuota al centro, ma la passeggiata veniva fatta magari in periferia. Questo sempre con la dovuta proporzione, perché i consumi comunque sono partiti con una piccola flessione rispetto all'anno passato, a parità di periodo dell'anno (con riferimento ai primi dieci giorni di dicembre), perché purtroppo questa ripresa che si percepisce di fatto non si è tramutata in realtà come incasso. Da una parte c'è una gran voglia di mettersi tutto alle spalle, ma dall'altra bisogna continuare a fare il conto con il portafoglio, che purtroppo continua ad essere un disagio per parecchi cittadini.

Quindi parliamo di un problema economico, più che di paura.
Distinguerei i due problemi. Quello di natura di sicurezza l'abbiamo vissuto perché il fatto che gli attentati siano accaduti a Parigi ha di fatto creato un disagio, ma nell'apertura del Giubileo – che dovrebbe essere una giornata di festa – ha fatto sì che la preoccupazione per Roma come capitale, portasse la gente a preferire luoghi più sicuri. Quindi il centro è stato evitato anche per la presenza massiccia di forze dell'ordine, oltre che per il fatto che la zona è stata chiusa, quindi era impossibile raggiungerla come si fa normalmente. Si è preferita la periferia, in cui, al contrario, si è registrata una maggiore affluenza, che, però, si è tradotta come un conteggio del cassetto che purtroppo langue. Langue non per il problema sicurezza, ma per il problema economico che attanaglia il nostro portafoglio.

Cosa ci si aspetta per quest'anno?
Come dicevamo, noi abbiamo al contrario un sentiment positivo. Ciò vuol dire che effettivamente gli indicatori che abbiamo avuto negli ultimi due mesi dimostravano una propensione all'aumento, seppur stabile o magari maggiore di pochi punti percentuale, per quanto riguarda gli acquisti di Natale. È vero che questo continua ad essere tale, ma sicuramente il vero banco di prova ci sarà adesso, perché gli acquisti di Natale partono necessariamente intorno al 15 dicembre, cioè l'ultima settimana prima di Natale. La nostra prospettiva ora è quella di poter mantenere e non scendere nei consumi e magari aumentare di un 5% come spesa complessiva.