Crisi Grecia, lo "strano caso" dei farmaci ellenici venduti in Germania
Alcune aziende tedesche comprano in Grecia medicinali di varia natura per rivenderli in patria lucrando sulla differenza di prezzo tra i due paesi e approfittando della crisi economica in corso
ROMA – A causa della crisi, in Grecia mancano i farmaci contro il cancro, l'asma e l'epilessia. Ma alcune aziende tedesche importano grandi quantità di medicine dal Peloponneso per rivederle nelle farmacie nazionali. Perché? Perché lo Stato ci guadagna. Ecco il tortuoso percorso delle compresse che attraversano l'Europa da uno stato all'altro, dando vita a un mercato parallelo e silenzioso che aiuta le casse dello stato e i fatturati delle imprese, ma non le tasche dei consumatori.
Farmaci greci venduti in Germania
E' un giornalista tedesco, Felix Rohrbeck, a sollevare per la prima volta, e ufficialmente, la questione in un articolo pubblicato sul settimanale Die Zeit. Alcune aziende tedesche comprano in Grecia medicinali di varia natura per rivenderli in patria lucrando sulla differenza di prezzo tra i due paesi. Secondo la tv pubblica Wdr, tra il 2009 e il 2014 la quantità di farmaci importati in Germania dalla Grecia si è quadruplicata: un dato che non può passare inosservato in questo momento, visto che a causa della crisi greca molti ospedali all'ombra del Partenone devono affrontare la carenza di medicinali anche per le malattie più gravi. Tra questi farmaci importati dalla Grecia in grandi quantità troviamo l'Avodart, una compressa prescritta dagli urologi per l'ingrossamento della prostata. La confezione a un primo sguardo appare identica a tutte le altre, ma se si osserva con maggiore attenzione si può notare un'etichetta tedesca incollata sulla superficie cartacea in modo da coprire l'origine greca del farmaco.
Le vie dell'importazione parallela
La GlaxoSmithKline è l'azienda produttrice del medicinale, che lo vende al dettaglio a circa 123,64 euro. Ma ce ne sono altre che lo rivendono in Europa a prezzi molto vantaggiosi, come la Kohlpharna: un'azienda tedesca, appunto, che compra i farmaci nei paesi europei dove costano meno per rivenderli invece dove costano molto di più, in modo non solo da coprire i costi di trasporto ma guadagnare anche sull'operazione commerciale. In Germania ci sono molte aziende come la Kohlpharma, a dimostrazione del fatto che esiste un vero e proprio mercato parallelo a quello ufficiale, in grado di autoalimentarsi e crescere vistosamente. E sono svariate le medicine che viaggiano da una parte all'altra dell'Europa, seguendo anche percorsi piuttosto tortuosi: a volte passano dal paese A al paese B per poi arrivare addirittura al paese C, e in questo caso si parla di importazione parallela. Val la pena sottolineare che in Germania esiste una legge per cui almeno il 5% delle vendite dei farmaci nel territorio nazionale deve riguardare medicinali di importazione parallela: in questo modo lo Stato risparmia tra i 91 e i 222 milioni di euro l'anno.
Grandi profitti per le aziende importatrici
Come è possibile tutto ciò? La risposta è semplice perché, per esempio, in Grecia la GlaxoSmithKline vende l'Avodart a 68,13 euro mentre in Germania a 123,64 euro. E lo stesso vale per svariati altri medicinali. Questa significativa differenza di prezzo consente alle aziende come la Kohlpharma di raggiungere un fatturato niente male (700 milioni di euro l'anno), tanto che viene classificata come la prima azienda importatrice di farmaci in Europa. Il successo dell'operazione dipende anche dal fatto che trasformare un farmaco greco in uno tedesco è piuttosto banale: basta incollare una nuova etichetta sulla confezione, nascondendo il paese d'origine, e sostituire il foglietto illustrativo con un altro tradotto nella lingua nazionale. Tuttavia, gli affari della Kholpharma stanno virando di recente verso altri paesi dell'UE abbandonando il mercato greco. La crisi, infatti, non ha reso i prezzi più concorrenziali, ma più costosi proprio a causa della loro difficile reperibilità: così ora le aziende importatrici tedesche preferiscono guardare altrove, verso l'Estonia; ma è indubbio che abbiano concorso fin qui alla difficile situazione nella quale versano oggi ospedali e pazienti greci.
Responsabilità e corruzione
Tuttavia, riteniamo sia il caso di chiarire anche un altro aspetto del problema. Nonostante il fatto che, in termini assoluti, i farmaci siano più economici in Grecia rispetto alla Germania, bisogna altresì evidenziare che in termini relativi lo stato greco paga i suoi medicinali molto di più di quello tedesco: nel 2013 il sistema sanitario ellenico ha speso il 44% del suo bilancio in prodotti farmaceutici mentre quello tedesco soltanto il 16,5%. C'è una ragione ben precisa per una tale disparità di percentuali: i pazienti greci non sono più malati di quelli tedeschi, ma piuttosto acquistano più farmaci originali rispetto ai loro cugini europei, che invece preferiscono risparmiare puntando sui generici. Si tratta soltanto di una cattiva quanto dispendiosa abitudine? No, perché la responsabilità di questa scelta da parte dei consumatori è da attribuirsi soprattutto alle lobby farmaceutiche nazionali (che in Grecia hanno un potere non indifferente), a un sistema sanitario corrotto e agli incentivi per i farmacisti: tutto ciò ha concorso anche ad alimentare un mercato parallelo dei farmaci (che hanno così preso negli anni altre strade fuori dei confini nazionali) - ai danni della popolazione greca - tanto quanto l'interesse speculativo delle aziende importatrici tedesche.
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