ENI pronta a tornare in Iran, ma a certe condizioni
«Il tema della modifica dei contratti per passare a modalità universalmente riconosciute come normali» sarà fondamentale perché il Cane a sei zampe torni a Teheran. Lo ha spiegato il ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi
TEHERAN - «Il tema della modifica delle condizioni dei contratti per passare a modalità universalmente riconosciute come normali sarà una delle condizioni» per cui l'Eni torni in Iran. Lo ha spiegato il ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi durante la conferenza stampa a Teheran con l'omologo della Farnesina, Paolo Gentiloni. «Questo fa parte delle nuove regole di un mercato che è cambiato, un mercato non più basato su contratti lunghi ma più corti. Non so quale sarà la soluzione finale, ma immagino che questo sia un problema che tutte le grandi major pongono. Ci sarà una discussione che faranno le società nella loro libera attività contrattuale», ha aggiunto il ministro.
LA PRESENZA STORICA NEL PAESE - «La presenza di Eni qui è storica», ha insistito Federica Guidi. «Ma su questo dossier insistono ancora alcune pending issues derivanti dal periodo delle sanzioni. Eni sta promuovendo un dialogo per arrivare alla composizione di queste questioni. Noi ci siamo resi disponibili a lavorare a una soluzione: è ragionevole pensare che l'Eni confermerà e manterrà l'interesse a riprendere gli investimenti in questo Paese», ha concluso il ministro.
GENTILONI, DIALOGO POSITIVO CON IRAN - Sull'argomento è intervenuto anche il responsabile della Farnesina: «Cinque mesi fa abbiamo affrontato il tema dei contratti in buy-back e delle pendenze Eni, abbiamo avuto prime risposte, anche se non ancora definitive. Quello che è accaduto in questi cinque mesi è molto positivo, e penso che quello che accadrà in seguito lo sarà ancora di più. Se, come è molto probabile, verrà modificato» il sistema contrattuale, «verrà modificato nell'interesse delle compagnie che vogliono investire». Sul petrolio iraniano, ha sottolineato Gentiloni, «c'è una competizione tra diversi Paesi europei» e «non dobbiamo scartare l'ipotesi che in un futuro non lontano partecipino altri Paesi occidentali». «In questa competizione la sensazione che abbiamo è che l'Italia sia dal punto di vista politico messa molto bene, perché i rapporti che ha avuto con l'Iran sempre in questi anni, anche nei momenti più critici, non si dimenticano», ha aggiunto il ministro.
QUEGLI 800 MILIONI DI CREDITI COMMERCIALI - «Quello dei contratti non è solo un problema italiano», ha sottolineato Gentiloni. Invece «c'è un problema bilaterale», ovvero la questione dei crediti commerciali per circa 800 milioni che l'Eni vanta con l'Iran, «che in parte il meccanismo attuale delle sanzioni consente di attenuare. E che prossimamente il Consiglio statale dell'energia potrebbe definitivamente risolvere. Ma non sarà certamente questo l'ostacolo a un investimento futuro in questo Paese».
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