FMI: «Brutte notizie per Putin, buone per Xi Jinping»
Il crollo dei prezzi del greggio, condizioni finanziarie più stringenti, sanzioni internazionali imposte per il conflitto nell'Est dell'Ucraina e una fiducia più debole colpiranno ques'anno l'economia russa. La Cina, invece, cresce in maniera più sostenibile.
NEW YORK (askanews) - Il crollo dei prezzi del greggio, condizioni finanziarie più stringenti, sanzioni internazionali imposte per il suo ruolo nel conflitto nell'Est dell'Ucraina e una fiducia più debole significheranno una recessione nel 2015 per la Russia, già alle prese con una sottostante debolezza strutturale. La Cina, invece, rallenta i suoi tassi di crescita e vede sgonfiarsi gli eccessi del mercato immobiliare.
L'economia russa si contrarrà del 3,8%
E' quanto si legge nel World Economic Outlook (Weo), il rapporto sull'economia globale pubblicato nell'ambito delle riunioni primaverili del Fmi a Washington. Secondo l'istituto guidato da Christine Lagarde, l'economia a Mosca si contrarrà quest'anno del 3,8% dopo un +0,6% nel 2014 e un +1,3% nel 2013. La stima è stata peggiorata dello 0,8% rispetto all'aggiornamento dello scorso gennaio del Weo. Per il 2016 è atteso un -1,1% dell'economia, una contrazione dello 0,1% più ampia rispetto a quanto calcolato a inizio anno. Il Fondo giudica «appropriate» le misure adottate dalla Banca centrale russa, che in risposta a un significativo deprezzamento del rublo lo scorso dicembre ha alzato i tassi di 750 punti base al 17% e ha anche adottato un regime sui cambi valutari più flessibile.
La crescita della Cina rallenta, ma è più sostenibile
Il Fondo monetario internazionale ha lasciato invece invariate le stime sulla crescita della Cina di quest'anno e dell'anno prossimo, che «rallenta, ma è più sostenibile».Stando al World Economic Outlook (Weo), il rapporto sull'economia globale pubblicato nell'ambito delle riunioni primaverili del Fmi a Washington, nel 2015 è atteso un Pil in aumento del 6,8%, quanto calcolato lo scorso gennaio nell'aggiornamento al Weo, ma in calo dello 0,3% rispetto all'edizione del rapporto di ottobre. Il dato è inferiore a quanto previsto da Pechino che si aspetta un'espansione intorno al 7%, la più contenuta da 11 anni. Per l'anno scorso la Cina aveva previsto un +7,5%, target mancato di poco con un +7,4% (è stata la crescita più lenta da 24 anni). Nel 2016 è previsto dall'Fmi un ulteriore rallentamento con un Pil visto in salita del 6,3%. «Precedenti eccessi nel mercato immobiliare e del credito così come negli investimenti continuano a sgonfiarsi», spiega il Weo secondo cui «l'implementazione in corso di riforme strutturali e bassi prezzi delle materie prime dovrebbero ampliare le attività legate ai consumatori, fungendo da parziale cuscinetto al rallentamento».Il principale rischio, sostiene il Fondo, è dato «dalla mancata implementazione dell'agenda delle riforme volte ad affrontare i rischi finanziari, a ribilanciare l'economia e a scovare nuove fonti di crescita».
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