27 aprile 2024
Aggiornato 06:30
Fisco & Soldi

La Svizzera non sarà più un paradiso per gli evasori italiani

Sono passati due anni dall'avvio delle trattative diplomatiche per permettere al Fisco di conoscere i nomi, e soprattutto i patrimoni, dei tanti furbetti che hanno accumulato capitali in nero oltreconfine e ora i due governi sono pronti a siglare l'accordo. Lo ha annunciato il segretario di Stato elvetico per le questioni finanziarie, Jacques de Watteville

BERNA - Sono passati due anni dall'avvio delle trattative diplomatiche fra Italia e Svizzera, per permettere al Fisco italiano di conoscere i nomi, e soprattutto i patrimoni, dei tanti evasori che hanno accumulato capitali in nero oltreconfine e ora i due governi sono pronti a siglare l'accordo.

IN TEMPO PER EVITARE BALCK-LIST - L'annuncio è arrivato da parte svizzera, quando nel corso di una conferenza stampa il segretario di Stato per le questioni finanziarie Jacques de Watteville si è detto fiducioso che un accordo verrà firmato prima del 2 marzo. Da quella data infatti, scadrà il termine ultimo per escludere da parte italiana la Svizzera dalla «black list» dei paradisi fiscali (quei Paesi non collaborativi dal punto di vista fiscale), anche ai fini della «voluntary disclosure».

COME FUNZIONA LA VOLUNTARY DISCLOSURE - Questo istituto consente agli italiani che hanno beni mobili o immobili all'estero non dichiarati all'Erario di sanare la loro posizione. Chi uscirà allo scoperto, non è previsto l'anonimato, dovrà pagare le relative imposte sui rendimenti (per ogni anno di permanenza all’estero e con relativi interessi) e multe, ma con uno sconto. Questo varrà però solo per quei patrimoni ottenuti legalmente, come donazioni, eredità o redditi da lavoro, sui quali si è preferito non pagare tasse. Coloro che aderiranno a questo strumento potranno mantenere le loro attività all'estero, incaricando una fiduciaria italiana (a cui spetterà il compito di calcolare e pagare le tasse alle autorità italiane). Chi invece preferirà continuare ad evadere potrà incorrere in pesanti sanzioni, anche penali ma sopratutto dovrà mettersi alla ricerca di un nuovo paradiso fiscale dove spostare il «nero».

UNO SCAMBIO DI INFORMAZIONI - «Concretamente – ha detto de Watteville in una intervista al Corriere del Ticino - verranno firmati due testi. Il primo è l’aggiornamento dell’accordo di doppia imposizione, con l’introduzione dello scambio automatico di informazioni secondo lo standard Ocse cui la Svizzera ha aderito. Il secondo testo invece è un documento politico, una sorta di road map che contiene le soluzioni raggiunte per tutti gli altri dossier. Il documento contiene già tutte le soluzioni chiave. Ora bisogna concretizzarle giuridicamente». Per la Svizzera, trovare un accordo prima del 2 marzo è conveniente, in quanto beneficerà da parte italiana di un trattamento fiscale più favorevole in materia di emersione dei capitali. Per le imprese elvetiche significherà poter operare senza troppe difficoltà nel nostro Paese e quindi implementare i rapporti commerciali, generando più profitti che Berna potrà tassare. In linea generale i due Stati dovranno comunicare fra loro, ma l'obbligo da parte elvetica di fornire tutte le informazioni fiscali di persone italiane fisiche o giuridiche scatterà dal 2018. Prima di allora Berna dovrà solo rispondere alle richieste inviategli dalle autorità italiane e non denunciare di sua spontanea volontà gli evasori.

DOMANI TUTTI I DETTAGLI - Il portavoce della Segreteria di stato elvetica per le questioni finanziarie internazionali (Sfi), Mario Tuor, ha poi fatto sapere che già domani il suo governo renderà pubbliche tutte le informazioni sull'accordo che verrà siglato con l'Italia. In via generale è previsto il superamento delle «liste nere» in cui Roma ha inserito società e istituti di credito svizzere, ma anche un nuovo quadro fiscale per i lavoratori frontalieri (oggi pagano le tasse in Svizzera che ne «ristorna» il 38,8% all'Italia). Il trattato però non potrà essere firmato prima che il governo di Berna non abbia concluso un giro di consultazioni con i cantoni e le parti coinvolte, in questo caso principalmente l'associazione delle banche, come previsto dalle leggi svizzere. Il portavoce ha sottolineato che la diffusione di tutti i dettagli di domani è un fatto insolito, in quanto di norma in questa fase gli aspetti tecnici degli accordi restano riservati.

I MILIARDI ITALIANI IN SVIZZERA - Ad oggi sono circa 100 i miliardi di euro italiani depositati in Svizzera, «spalmati» su circa 10mila conti di deposito. Secondo le stime italiane la cifra si aggirerebbe intorno ai 130-150 miliardi, mentre da parte svizzera si parla di meno di 100.