Sorpresa: anche la Svizzera è dei nostri
Secondo un settimanale di Zurigo, 2 artigiani su 3, in Svizzera, evadono il fisco. Nella Confederazione, ogni anno, si evade il 7,5% del Pil. È l'Italia, però, a rimanere ai primi posti, nell'OCSE, per evasione.
LUGANO - Ridimensionate i luoghi comuni sulla Svizzera Paese modello, enclave dell’Eden sulla Terra. Perché anche il Paese in cui il lavoro c’è, gli stipendi sono alti, i treni sono in orario e i servizi funzionano sembra essere soggetto a un’evidente tendenza all’evasione fiscale. Infatti, le risposte ottenute da alcuni «giornalisti in incognito» del settimanale di Zurigo «SonntagsBlicklla», che hanno chiesto ad alcuni artigiani uno sconto in cambio di un lavoro senza fattura, non sono per nulla rassicuranti: «A noi conviene lavorare evitando di fatturare, mentre voi risparmiate dei soldi», hanno detto 23 padroncini su 32. Insomma: anche nel Paese dove tutto funziona, 2 artigiani su 3 evadono il fisco senza farsi troppi problemi.
IN SVIZZERA SI EVADE IL 7,5% DEL PIL - Ad esempio, c'è chi offre prestazioni a prezzi decisamente stracciati, pur di ottenere un piccolo appalto. Il quotidiano «La Repubblica» riporta che, per dipingere un trilocale nella periferia zurighese, un imbianchino ha rilanciato sull’offerta di un concorrente, a condizione di effettuare il lavoro in nero, proponendo un prezzo inferiore del 350%: 1.080 franchi, poco più di 800 euro, invece di 4860, circa 3800 euro. Altro zoccolo duro dell’evasione fiscale, il personale domestico, spesso impiegato in nero anche dagli «insospettabili»: tra questi ultimi, il deputato di destra Hans Fehr, che l’anno scorso fu indagato per essersi servito di una colf irregolare; addirittura, la Procuratrice ticinese Valentina Item dovette dimettersi, alcuni mesi fa, per una colf non regolarmente denunciata all'ufficio del lavoro, e persino clandestina. Secondo i dati di un'inchiesta del Segretariato dell'Economia svizzero, il lavoro nero genera annualmente, nella Confederazione, l'equivalente di 32 miliardi di euro: circa il 7,5% del Pil. Vi contribuiscono 460mila lavoratori, oltre il 10% dell'intera forza lavoro.
IN ITALIA, RECORD DI EVASIONE TRA GIARDINIERI, FALEGNAMI E IDRAULICI - E l’Italia? Il Belpaese conferma la fama che lo precede: l'evasione stimata è, tra i Paesi OCSE, la maggiore in numeri assoluti, tra le più alte in percentuale. D’altronde, siamo anche lo Stato con una tra le pressioni fiscali più alte d’Europa: dati del 2009 (Tax Research LLP, Closing thje european tax gap, Richard Murphy FCA Director, Tax Research UK) parlano di una pressione fiscale al 43,1%, e di un’economia sommersa al 27%, a fronte, rispettivamente, di un 39,7% e 16% tedesco e di un 34,9% e 12,5% inglese. E, anche in Italia, oltre ai grandi evasori, sono proprio gli artigiani la categoria più a rischio: secondo il III Rapporto Eures (ottobre 2012), tra dieci categorie di artigiani considerate, soltanto in due casi prevale il rilascio di regolare fattura, con un livello di introiti sommersi vicino al 50%. Record di evasori, in particolare, tra i giardinieri, al 67,3%; valori non molto distanti si rilevano tra i falegnami (62,8%), gli idraulici (62%), i fabbri (60,2%), i muratori (60,1%), i tappezzieri (57,3%), gli elettricisti (57,1%) i parchettisti e pavimentisti (56,7%).
OGNI ANNO, ARTIGIANI E PROFESSIONISTI EVADONO 17 MILIARDI DI EURO - Tra i professionisti, secondo il rapporto Eures, sono gli avvocati a registrare le percentuali più alte di introiti non fatturati (38,5% dei compensi evasi), seguiti dagli architetti (34,6%), dai dietologi (32,4%), dai dentisti (31,4%) e dagli psicologi e psichiatri (31,2%). In totale, il sommerso prodotto annualmente da artigiani, operatori dei servizi alla persona e liberi professionisti è risultato pari a 17 miliardi di euro (8,4 miliardi di euro dagli artigiani, 4,1 miliardi dagli operatori dei servizi alla persona e 4,5 miliardi di euro da parte dei liberi professionisti analizzati). Secondo gli stessi dati, inoltre, tra le ragioni alla base del fenomeno dell’evasione fiscale i cittadini collocano al primo posto le tasse troppo elevate (53,8% delle citazioni), cui seguono la scarsa cultura della legalità fiscale (44,7%) e lo scarso controllo da parte degli organi competenti (35,7%). Anche la motivazione relativa alla cattiva gestione delle risorse pubbliche riceve una quota importante di citazioni (26,6%), mentre soltanto il 12,1% del campione cita la crisi. Chiude la classifica, con un residuale 5,4%, l’aspettativa di condoni.
QUANDO LUIGI EINAUDI PARLAVA DI LEGGI TRIBUTARIE AGGROVIGLIATE E VESSATORIE... - «La frode fiscale non potrà essere davvero considerata alla stregua degli altri reati finché le leggi tributarie rimarranno vessatorie e pesantissime e finché le sottili arti della frode rimarranno l’unica arma di difesa del contribuente contro le esorbitanze del fisco» scriveva Luigi Einaudi, sul «Corriere della Sera», il 22 settembre 1907. Lo stesso Einaudi, tuttavia, si dissociava con sicurezza da quella forma mentis dell’italiano medio, abituato a esimersi dal pagare il biglietto del tram. Di certo, però, deve far riflettere anche oggi quella sua famosa affermazione, secondo cui «Semplificare il groviglio delle imposte sul reddito è la condizione essenziale affinché gli accertamenti cessino di essere un inganno, anzi una farsa. Affinché i contribuenti siano onesti, fa d’uopo anzitutto sia onesto lo stato…». Appellarsi soltanto a una diffusa «cultura dell’evasione», quasi fosse impressa nel dna dei cittadini italiani, dunque, non basta: da più parti, si richiedono una seria lotta senza quartiere all’evasione, ma anche un regime di tassazione più sostenibile e una giusta politica di detrazioni fiscali. Oltre alla fiducia che, come auspicava Einaudi nel 1946, «passata la mala ora, si tornerà a respirare ed a tenere per sé la miglior parte dei redditi prodotti». Ma questo sembra ancora un obiettivo davvero difficile da raggiungere.
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