24 aprile 2024
Aggiornato 08:00
Jobs Act

Landini: le fabbriche sono nostre

Sono migliaia i lavoratori che sono partiti intorno alle 10 da piazzale Lotto a Milano per la manifestazione indetta dalla Fiom nel giorno del vertice europeo sul lavoro che si tiene in città. Ad aprire il corteo c'è il segretario generale Maurizio Landini.

MILANO - Sono migliaia i lavoratori che sono partiti intorno alle 10 da piazzale Lotto a Milano per la manifestazione indetta dalla Fiom nel giorno del vertice europeo sul lavoro che si tiene in città. Ad aprire il corteo c'è il segretario generale Maurizio Landini e il segretario della Camera del lavoro di Milano Graziano Gorla. Dietro di loro decine di lavoratori delle principali aziende metalmeccaniche della Lombardia e alcune delegazioni provenienti anche da altre regioni del centro-nord. Le parole d'ordine scandite dai manifestanti sono quelle sentite in questi giorni contro il Jobs act e cioè per la riduzione dei diritti e dei salari, contro la precarietà, la libertà di licenziare e la delocalizzazione e sul versante internazionale la condanna dei trattati sul libero scambio «che consegnano alle multinazionali poteri superiori a quelli degli Stati».

LANDINI: SARÀ UN AUTUNNO CALDO - Sarà un autunno caldo? «Assolutamente sì. Questo è il primo sciopero dei metalmeccanici, ce ne sono in programma altri fino alla manifestazione di Roma e oltre: non ci interessa solo protestare, ma vogliamo davvero cambiare questo Paese». È quanto ha affermato Maurizio Landini, segretario generale della Fiom, che oggi è in testa alla manifestazione organizzata dai metalmeccanici a Milano in concomitanza con il vertice europeo sul lavoro.

BASTA CALPESTARE GLI INTERESSI DI CHI LAVORA - «Le proposte del governo Renzi sono sbagliate perché peggiorano le condizioni di lavoro, il vero cambiamento è estendere i diritti, far ripartire gli investimenti, combattere la corruzione e andare a prendere i soldi dove ci sono», ha proseguito Landini sottolineando che «non ci stiamo a essere dipinti come conservatori, noi siamo quelli che si sono fatti e si fanno il mazzo, che producono ricchezza e pagano le tasse e che vogliono cambiare il lavoro più di tutti ma - ha concluso il leader Fiom - bisogna che gli interessi di chi lavora ritornino al centro di questo Paese perché adesso non lo sono».

SIAMO PRONTI A OCCUPARE LE FABBRICHE - «Siamo pronti ad occupare le fabbriche» , ha dichiarato Landini in diretta ad Agorà. «Quello che ci stanno chiedendo adesso - ha detto - è di abbassare i salari e di accettare i licenziamenti. Quindi, visto che le vertenze si stanno facendo al ministero del Lavoro, e mi riferisco a Termini, alla Thyssen, che non venga in mente al governo di accettare le proposte, di fare lui le mediazioni dove si abbassa il salario perché una logica di questo tipo non è accettabile e siccome molte multinazionali ci stanno ponendo questo problema, è chiaro che noi per difendere il lavoro con i diritti, non escludiamo assolutamente nulla. E, se necessario, anche forme di occupazione delle fabbriche che servono a difendere il lavoro».