29 marzo 2024
Aggiornato 16:00
Riforma del lavoro parigina

Francia: meno feste, più Pil

Anche in Francia, i politici sono alle prese con la Riforma del lavoro per combattere il 10% di disoccupazione. Sul tavolo della discordia: la riduzione delle festività, l'aumento delle ore lavorative e l'abrogazione dello «Smic«, il salario minimo garantito ai lavoratori. Tutto il mondo è paese.

ROMA - Due feste comandate in meno e revisione su due capisaldi del diritto del lavoro in Francia: il salario minimo garantito e le 35 ore. Mentre in Italia ci si divide sull'articolo 18, oltralpe si profila un dibattito altrettanto acceso sulle proposte dall'equivalente francese di Confindustria, il Medef. L'obiettivo è quello di creare «un milione di posti di lavoro» da qui al 2020, ha affermato il presidente dell'associazione Pierre Gattaz. I sindacati, già sul piede di guerra, parlando di «provocazione». Alcuni economisti invece hanno espresso scetticismi sull'efficacia di alcune delle misure delineate.

IN FRANCIA COME IN ITALIA - Intanto il dibattito è innescato. «Mettiamo delle proposte sul tavolo in maniera costruttiva», ha detto Gattaz. E usando frasi che somigliano molto alla dialettica che si sente in Italia, ha chiesto di «discutere senza tabù», avvertendo che «la cultura dell'opposizione sistematica che conosciamo nel nostro Paese ci sta facendo sprofondare nell'abisso». Il primo bersaglio del Medef è il minimo garantito nelle retribuzioni orarie, in base allo «Smic» (salaire minimum interprofessionnel de croissance) introdotto in Francia fin dagli anni '50. Prevede anche un meccanismo di adeguamento annuo alla crescita del costo della vita. Secondo gli industriali finisce per costare alle imprese 1.700-1.750 euro al mese su un neo assunto. E per questo chiedono contratti transitori, esclusi dallo Smic, che consentano assunzioni a costi più bassi.

MENO FESTE, PIÙ PIL (?) - Poi c'è il tema delle 35 ore, da sempre magnete di polemiche in Francia. Il Medef chiede di rivedere questo limite «tenendo conto della diversità tra le varie situazioni, dei settori di attività e consentire di definire l'orario di lavoro tramite contrattazioni a livello di impresa». Infine gli industriali chiedono di abolire due degli 11 giorni giorni di festività l'anno, affermando che da sola questa misura basterebbe a creare 100.000 posti di lavoro. Il calcolo è piuttosto semplice: due feste in meno sono 1,2 giorni lavorativi in più l'anno, che secondo i calcoli del Medef valgono lo 0,9 per cento del Pil ovvero 100mila posti di lavoro. Ma più che semplice, secondo alcuni economisti, è un calcolo semplicistico: la cadenza produttiva, avvertono, viene organizzata dalle imprese anche in base alle festività, quindi buona parte dell'aumento teorico di prodotto con 1,2 giorni di lavoro in più risulterebbe inesistente.

ASPETTATIVE DI CRESCITA NEGATIVE - Quanto alle revisioni di Smic e 35 ore i sindacati hanno subito riposto con toni duri. Il segretario della Cgt Thierry Lepanon parla di «pericoloso arretramento sociale. Sarebbe ora che i datori di lavoro tornassero a ragionare e la smettessero con le provocazioni». Anche il Cfe-Cgc, un altro sindacato francese, ha parlato di provocazione, e di «continuo gioco al rialzo». In più «bisogna uscire da questa caricatura» di imprenditoria. Il Medef "ha ricevuto 41 miliardi di euro di aiuti supplementari presi dalle tasche dei contribuenti».Ma dei posti di lavoro previsti nel cosiddetto Patto di responsabilità «non ne abbiamo visto nemmeno uno». Intanto in Francia la disoccupazione supera il 10 per cento, secondo lo stesso Medef è all'11 per cento e anche con un milione di posti in più la sua riduzione sarebbe limitata a due punti percentuali, al 9 per cento. Secondo i dati ufficiali il numero di disoccupati totali ha quasi raggiunto quota 3 milioni e mezzo. Ed è un fattore che ha contribuito alla recente revisione al ribasso delle previsioni di crescita economica del governo, ad un mesto 0,4 per cento su quest'anno.