20 aprile 2024
Aggiornato 01:00
La crisi italiana

La caduta della produzione industriale spaventa i mercati e sorprende gli analisti

Il dato mostra un tonfo dell'1,2% e dell'1,8% su base annua, peggiore anche rispetto alle stime più fosche. L'Italia non è un unicum in Europa. Contrazioni anche più pesanti in Germania, Francia mentre la Spagna limita i danni con un -0,7%. Dopo il rimbalzo di aprile la produzione industriale italiana torna a contrarsi in modo marcato e il -1,2% è la peggiore performance dal novembre del 2012.

ROMA - La caduta a maggio della produzione industriale spaventa i mercati e sorprende gli analisti. Il dato mostra un tonfo dell'1,2% e dell'1,8% su base annua, peggiore anche rispetto alle stime più fosche. L'Italia non è un unicum in Europa.
Contrazioni anche più pesanti in Germania, Francia mentre la Spagna limita i danni con un -0,7%. Dopo il rimbalzo di aprile la produzione industriale italiana torna a contrarsi in modo marcato e il -1,2% è la peggiore performance dal novembre del 2012. Quello che preoccupa è che lo scivolone di maggio potrebbe mettere a rischio il ritorno a un segno più del pil nel secondo trimestre dell'anno.

«Il dato è molto negativo - taglia corto Paolo Mameli, senior economist di Intesa Sanpaolo - è vero che la flessione di maggio è generalizzata a tutti i maggiori Paesi europei segnalando che la variazione potrebbe essere ancora 'sporcata' dalle procedure di destagionalizzazione vista la Pasqua particolarmente alta». In ogni caso, «i dati reali sulla produzione - prosegue Mameli - continuano ad essere molto volatili e in controtendenza rispetto alle indicazioni dalle survey sulle imprese manifatturiere (l'indice Istat ha raggiunto un massimo da tre anni a giugno; il PMI, pur in lieve calo negli ultimi due mesi, aveva toccato ad aprile anch'esso un record da quasi tre anni)».
Mameli infine sottolinea che «con ogni probabilità l'industria contribuirà negativamente al valore aggiunto, il che pone dei dubbi sulla previsione di un ritorno alla crescita su base congiunturale del Pil nel secondo trimestre».

Sul dato di maggio, in Italia come negli altri paesi del vecchio continente, ha pesato anche il calendario con il ponte del primo maggio. Non considera l'effetto calendario Sergio De Nardis, capo economista di Nomisma. «Siamo in stagnazione o è la prosecuzione della recessione degli ultimi due anni? A questo punto dell'anno solo questo sembra il dilemma per l'Europa e per l'Italia» afferma l'economista.
«La produzione industriale e' in calo da noi, in Germania, in Francia, in Spagna. E non e' il dato di un singolo mese su cui possono incidere ponti, ferie calendari, e' una tendenza che rimane negativa anche facendo la media su più mesi. Queste dinamiche - sottolinea De Nardis - sembrano dare ragione al comitato Cepr che data ufficialmente il ciclo economico europeo e che meno di un mese fa ha stabilito di non potere dichiarare terminata la recessione euro iniziata a metà 2011».

Anche per Confcommercio «il dato di maggio è molto negativo e del tutto inatteso. Se si considera che le attività manifatturiere - rileva l'Ufficio Studi -, cioè l'industria al netto dell'energia e dell'attività estrattiva, mostrano un ridimensionamento più elevato rispetto al dato generale (-1,5% su aprile), si deve concludere che il quadro economico effettivo e' meno confortante di quello disegnato dal profilo del clima di fiducia delle famiglie e delle imprese».
«Pertanto, si riducono le possibilità che la chiusura del 2014 rispetti le previsioni del governo di un Pil in crescita dello 0,8%».