29 novembre 2023
Aggiornato 20:00
Agricoltura

OGM: Zaia, difendiamo la nostra identità

Il Presidente della Regione Veneto: «La vera partita è che stiamo alimentando i bilanci delle multinazionali e costringeremo gli agricoltori ad esserne dipendenti. Obbligheremo gli agricoltori a piantare semi che non daranno vita a semi: è una tragedia, consegneremmo la nostra agricoltura a questi signori»

VENEZIA - «Se gli organismi geneticamente modificati fossero la soluzione di tutti i mali, perché i mais transgenici autorizzati in Europa rappresentano solo il 2% delle coltivazioni del vecchio continente? La vera partita è che stiamo alimentando i bilanci delle multinazionali e costringeremo gli agricoltori ad esserne dipendenti. Obbligheremo gli agricoltori a piantare semi che non daranno vita a semi: è una tragedia, consegneremmo la nostra agricoltura a questi signori». Lo ha ribadito questa mattina il presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia intervenendo al «question time» promosso dalla Coldiretti nazionale a Milano, nel contesto del confronto sugli effetti che possono avere le scelte europee nel piatto degli italiani. «La nostra via - ha ricordato il governatore - è quella della difesa dell'identità produttiva, dei quattro mila prodotti tipici nazionali, è quella della difesa della storia della nostra agricoltori e della nostra agricoltura».

LA VERA SFIDA - «Siamo in una fase nella quale si discutono i budget per il primario e la loro destinazione: la 'grande torta' da 21 miliardi da suddividere. Non è più una questione di quanto diamo ad ogni regione ma cominciamo a dire al tavolo delle trattative che chi non vive di agricoltura deve stare fuori dai finanziamenti per l'agricoltura. Penso che questa sia la vera sfida: che i finanziamenti per l'agricoltura siano dati agli agricoltori veri: sono coloro che sudano, si spaccano la schiena; vanno aiutati i tantissimi giovani che ancora crescono a due cifre e iniziano l'attività in questo settore».

SERVE BUON SENSO - Il presidente ha anche accennato all'assurdità di taluni controlli, come quelli che si riducono ad inseguimenti di pensionati e studenti durante le vendemmie. I controlli servono ma serve anche buon senso: non si possono replicare di continuo verifiche tutte eguali che penalizzano l'attività agricola. «Al di là delle grandi arrampicate circa decreti, i progetti di legge e tante altre belle cose magari basta anche qualche chiaro indirizzo. Le mie USSL - ha concluso il governatore - non entrano nelle aziende agricole a rompere le scatole».