5 giugno 2023
Aggiornato 16:00
Politiche europee

Rehn: «Abolizione IMU? Monitoreremo service-tax»

Il commissario europeo agli affari Economici ha spiegato che il Paese rischia una procedura per deficit eccessivo. Sulla situazione economica: «I dati sulla crescita sono deludenti, disoccupazione troppo elevata, e c'è un problema sulla mancanza di credito alle pmi»

ROMA - Il commissario europeo agli affari Economici, Olli Rehn, ha bacchettato il governo Letta durante una audizione alla Camera. «La decisione di abolire l'Imu sulla prima casa va nella direzione opposta alle raccomandazioni» della Commissione europea approvate dal Consiglio Ue. Rehn ha comunque precisato che resta da verificare come «viene configurata la nuova service-tax, che se fatta bene potrebbe essere coerente con le raccomandazioni».
Queste comunque ha precisato Rehn, non sono interferenze nella politica nazionale: «Non entro nelle politiche interne ma, a nome della Commissione, do delle indicazioni sulle politiche migliori per favorire crescita sostenibile e occupazione, in Italia come nel resto dell'Ue. Eseguiamo il nostro compito con il supporto di tutti i Paesi senza entrare nella politica interna. Non vogliamo fare nessun tipo di ingerenza».

UE MONITORERA' SERVICE-TAX - Il commissario ha aggiunto: «Sarà nostro dovere esaminare la programmata service-tax, quando il governo italiano l'avrà definita meglio». Se i piani di bilancio dell'Italia non risulteranno in linea con gli impegni presi con l'Ue e con le regole del Patto, ha continuato Rehn, «la Commissione ha il dovere di chiedere correzioni». E «se uno Stato sfora i valori di riferimento su disavanzo e debito pubblico, la Commissione dovrà aprire una procedura per deficit eccessivo», ha ammonito il commissario. Comunque Rehn si è detto «fiducioso» che governo il governo e il Parlamento italiani «sono pienamente consapevoli di queste regole».
Un debito pubblico dell'Italia oltre la soglia del 130 per cento del Pil quest'anno sarebbe «in linea con le nostre previsioni, per questo - ha affermato il commissario europeo - è importante che l'Italia continui con le riforme e centri gli obiettivi di risanamento del bilancio. Questo consentirà all'Italia, sulla base delle nostre stime, di centrare l'obiettivo di un bilancio strutturale in pareggio» nel medio termine, ha aggiunto Rehn.

IN UE GRADUALE MIGLIORAMENTO - Poi Rehn ha incominciato a delineare lo stato dell'economia comunitaria, augurandosi «che l'Italia guidi con due mani sul volante e resti in pista. La situazione della pista migliora - ha aggiunto il commissario - durante l'estate si sono visti segnali incoraggianti, l'area euro è vicina al punto di svolta». Secondo il commissario nell'area euro «è in corso l'inizio di una graduale ripresa, che speriamo si consolidi e acquisti slancio. Dovremmo vedere miglioramenti anche sull'occupazione. Questo dimostra che la nostra strategia fatta di consolidamento differenziato e riforme funziona».

ITALIA COME FERRARI MA DELUDE - Tuttavia, ha aggiunto Rehn: «In alcuni paesi, tra cui l'Italia, i dati sulla crescita sono deludenti. Siamo consapevoli che in alcuni Stati la disoccupazione resta troppo elevata, e ci sta un problema sulla mancanza di credito alle imprese medio piccole. E' prematuro - ha concluso Rehn - dire che la crisi è finita». L'Italia secondo Rehn è come la Ferrari, «incarna una grande tradizione di stile, di tecnica e di capacità», tuttavia per vincere «il talento non basta purtroppo», ha avvertito il commissario. Serve anche avere «il motore più competitivo, serve esser pronti a cambiare e adeguarsi», ha aggiunto Rehn che a più ripresa ha parlato della necessità di portare avanti riforme strutturali economiche, in tutta l'area euro.

SPAGNA VA MEGLIO PERCHÉ STABILE - Il sorpasso della Spagna sull'Italia in termini di minore spread sui titoli di Stato è la dimostrazione che la tenuta di un paese sui mercati «dipende anche dalla stabilità politica», ha avvertito il commissario europeo. Anche in Italia «ci sono stati dei momenti gravi sullo spread», nei due anni passati, data la generale mancanza di credibilità delle politiche di bilancio in Europa. Oggi, ha proseguito Rehn «se confrontiamo gli spread sui titoli a 10 e 2 anni di Spagna e Italia, vediamo che l'Italia in passato aveva tassi più bassi, adesso dopo un po' di testa a testa la Spagna ha superato l'Italia. Questo ci dice che la questione è in funzione della credibilità delle politiche di bilancio, delle politiche di crescita, ed è anche dipendente dalla stabilità delle politiche».
L'Italia, come la Francia e la Finlandia, è tra i paesi dell'Unione europea «che non sono ancora riusciti a bilanciare» la dinamica dei salari e della produttività, ha rilevato il commissario europeo. Bisogna rimettere equilibrio con un mix di misure su retribuzioni e produttività, perché «Paesi come Francia, Italia e Finlandia gradualmente perdono la loro fetta di mercato sull'economia mondiale», ha aggiunto.

CRISI NON E' FINITA - Per il 2014 poi, ha concluso Rehn «ci attendiamo una crescita economica più solida, e ci attendiamo anche un miglioramento dell'occupazione. Chiaramente non si può dire che la crisi è finita. Con la disoccupazione a questi livelli in Grecia, Spagna e nel Sud Italia, e con le Pmi che continuano a soffrire di mancanza di credito».
Rehn ha quindi avuto un colloquio con il ministro dell'economia, Fabrizio Saccomanni. Il ministro ha fornito al commissario alcune indicazioni preliminari sui lavori in corso per la predisposizione della nota di aggiornamento al Documento economia e finanza (Def), che verrà discussa in Consiglio dei ministri entro il 20 settembre, e della legge di stabilità 2014, confermando che in questi provvedimenti sarà ribadito l'impegno dell'Italia a contenere il deficit nel limite del 3 per cento del Pil.