23 aprile 2024
Aggiornato 13:30
Politiche europee | Crisi del debito

Moavero: Pronti al veto se il bilancio europeo non sarà equo

Se i negoziati in corso fra i Ventisette sul quadro di bilancio pluriennale 2014-2020 producessero un accordo «dannoso per il nostro Paese e troppo gravoso per i concittadini», l'Italia opporrebbe il proprio veto. Lo ha detto il ministro degli Affari europei Enzo Moavero Milanesi

BRUXELLES - Se i negoziati in corso fra i Ventisette sul quadro di bilancio pluriennale 2014-2020 producessero un accordo «dannoso per il nostro Paese e troppo gravoso per i concittadini», l'Italia opporrebbe il proprio veto. Lo ha detto il ministro degli Affari europei Enzo Moavero Milanesi, incontrando i giornalisti alla fine del Consiglio Affari generali, che ha preparato il vertice Ue di giovedì e venerdì prossimi, che sarà dominato proprio dalla questione del prossimo bilancio pluriennale, per approvare il quale, ha sottolineato il ministro «si decide all'unanimità, una parola che pesa in questo tipo di negoziati».

A una domanda precisa sulla possibilità di opporre il veto, Moavero ha risposto: «Sì, se si trattasse di un accordo che non reputassimo equo per il nostro paese e per i nostri concittadini, se fosse non equilibrato e non corrispondesse ai criteri di solidarietà ed efficienza».
«Stiamo cercando di recuperare su elementi e snodi della Politica agricola comune (Pac) e della politica di coesione, che sono fondi dati direttamente al Paese. Vogliamo che siano in linea con quanto crediamo sia giusto e che non ci siano cesure rispetto al passato», ha spiegato Moavero parlando della proposta di compromesso del presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, che prevede un taglio di circa 75 miliardi rispetto alla proposta originaria della Commissione europea di 1.033 miliardi di euro. «Per noi il problema non è solo l'ammontare dei tagli, ma anche il fatto che sono concentrati su questi due versanti che rappresentano insieme il 70% dei fondi Ue per l'Italia», ha osservato il ministro.

«Le cifre non danno un risultato aritmetico così preciso come viene presentato, ma se il risultato per il Paese fosse così catastrofico e con pesanti perdite, come risulterebbe secondo l'interpretazione più negativa» della proposta Van Rompuy sul tavolo, questo «ci porterebbe necessariamente a non dare il nostro voto per raggiungere l'unanimità», necessaria per l'approvazione, ha avvertito Moavero. «Se lo scenario ci porta all'ipotesi più estrema, sarà il presidente del Consiglio a decidere, ma credo sia proprio difficile poter dare il nostro accordo», ha ripetuto poco più tardi il ministro.

C'è poi un terzo punto su cui l'Italia annuncia battaglia: è quello dello 'sconto' britannico, e degli altri diversi meccanismi di 'correzione' che esistono oggi anche per altri quattro Stati membri, Germania, Svezia, Austria e Olanda. Per Moavero (e come prevede la proposta della Commissione europea), bisogna che questi meccanismi non siano disegnati 'ad hoc' solo per alcuni paesi, ma che rispondano a criteri generali di correzione, accessibili a qualunque Stato membro che raggiunga un certo grado di squilibrio fra il proprio contributo alle casse comunitarie e quanto si riceve in cambio. Insomma, secondo il ministro andrebbe applicato a tutti, anche all'Italia se fosse necessario, il cosiddetto 'principio di Fontainebleau' (la città francese in cui si svolse un vertice europeo nel 1984 che pose le basi per lo 'sconto' britannico). La proposta Van Rompuy lascerebbe invece intatti gli attuali meccanismi di correzione 'ad hoc', senza sottoporli a regole comuni.

«Non pretendiamo di essere in pareggio o di avere un saldo positivo, sappiamo di restare fra i paesi con i livelli più alti di prosperità relativa, ma se c'è uno squilibrio eccessivo va corretto», ha osservato Moavero, ricordando che l'Italia nel 2011 è stato lo Stato membro con il saldo metto più sfavorevole rispetto a tutti gli altri paesi Ue e quello che, insieme alla Francia, paga di più per lo 'sconto' britannico.

Il ministro ha concluso con un avvertimento chiaro: «Siamo - ha detto - fra coloro che hanno il maggior numero di 'millesimi' nel sistema di voto ponderato in Consiglio e anche in termini di contributo al bilancio Ue».