1 maggio 2024
Aggiornato 02:30
Rapporto «Taxing wages»

Lavoro: L'Italia infondo alla classifica Ocse dei salari

Il belpaese si piazza 23esima, dietro anche alla Spagna e comunque nella parte decisamente bassa della lista dei 34 Paesi membri dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economici. Mentre sale, a sesto posto, per la pressione fiscale sul lavoro

ROMA - L'Italia scivola ulteriormente nella classifica Ocse dei salari e si piazza 23esima, dietro anche alla Spagna e comunque nella parte decisamente bassa della lista dei 34 Paesi membri dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economici. Lo scorso anno era al 22esimo posto.
Il rapporto «Taxing wages» ha registrato invece un'ascesa nella classifica della pressione fiscale sul lavoro. A questa voce l'Italia figura sesta, a causa dell'aumento del peso del disco sui salari al 47,6% nel 2011, a fronte di una media europea del 41,5%.
Un single italiano senza figli a carico lo scorso anno in Italia ha avuto un salario netto in media di 25.160 dollari (circa 19.150 euro). In Spagna avrebbe percepito 27.741 dollari (21.110 euro) e di più in tutti gli altri grandi Paesi dell'Unione europea.

Cgia: Metà stipendio «sforbiciato» da tasse e contributi - Più della metà dello stipendio dei lavoratori è «sforbiciato» da tasse e contributi previdenziali. Lo afferma la Cgia di Mestre in base a un'analisi sui salari. Un operaio occupato nell'industria, con uno stipendio mensile netto di 1.226 euro, «costa al suo titolare 2.241 euro. Quest'ultimo importo è dato dalla somma della retribuzione lorda (1.672 euro) e dal prelievo a carico del datore di lavoro (circa 568 euro)».
«Le cose non vanno meglio - aggiunge la Cgia - nemmeno a un ipotetico impiegato che lavora in un'azienda industriale che porta a casa 1.620 euro mensili netti. Al suo datore di lavoro costa 3.050 euro, una cifra data dalla somma tra la retribuzione lorda (2.312 euro) e il prelievo a carico del titolare (738 euro)».