28 marzo 2024
Aggiornato 10:30
La riforma del mercato del lavoro

Ddl lavoro: PDL, va cambiato. Monti aspetta e rinvia il vertice «ABC»

Alfano vede la Marcegaglia e va dal Premier: Intervenire sulle assunzioni. Nei prossimi giorni, dunque, le suddette «esigenze» dovrebbero essere tradotte in emendamenti che saranno presentati al Senato

ROMA - Come al solito, ha preso appunti e non ha preso posizione. Mario Monti ha ascoltato le richieste di Angelino Alfano, ha preso atto del pressing del segretario Pdl per modificare il ddl lavoro per quel che riguarda la flessibilità in entrata, ma non ha dato una risposta. Meglio aspettare qualche giorno, confrontarsi nuovamente col ministro Elsa Fornero, e quindi rinviare anche l'incontro a quattro con Pier Luigi Bersani e Pier Ferdinando Casini. Ufficialmente per motivi di agenda, ma in realtà sarebbe stato lo stesso premier a preferire uno slittamento. Anche se da palazzo Chigi precisano che l'incontro con ABC «non era mai stato convocato, e quindi non si può dire che sia stato sconvocato».

Del resto, spiegano fonti di governo, per mettere a punto un pacchetto condiviso di modifiche al ddl lavoro c'è tempo fino al 24 aprile, e quindi «non c'è urgenza di vedersi con i leader». Ma tra le motivazioni che avrebbero pesato nel rinviare la questione, spiega una fonte dell'esecutivo, non andrebbe sottovalutato il difficile rapporto attuale tra il premier e la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia. Proprio con la leader degli industriali Alfano si era incontrato prima di varcare il portone di palazzo Chigi, e proprio la 'sponda' della Marcegaglia avrebbe in realtà oggi contribuito alla scelta del rinvio. Perchè, fa intendere una fonte di governo, troppo recente l'intervista al Financial Times con cui Marcegaglia ha stroncato la riforma, ancora troppo viva l'irritazione di Monti per dare «soddisfazione» alle richieste confindustriali. Ma resta il fatto che margini per modifiche al ddl il governo li lascia: ovviamente a condizione che siano in linea con la filosofia del testo e «migliorative».

Anche perchè la flessibilità in entrata, in pratica, è «l'articolo 18» del Pdl. E se il Pd è riuscito a «sfangarla», il partito di Alfano non vuole essere da meno. Ed è più o meno questo che il segretario ha detto oggi a Monti, in un incontro durato circa un'ora, in cui si è fatto portavoce anche delle richieste degli imprenditori. Al premier, l'ex Guardasigilli avrebbe ribadito l'intenzione del Pdl di sostenere l'esecutivo e non «creare conflittualità» ribadendo però la necessità di modificare il provvedimento sul fronte delle assunzioni e questo, avrebbe spiegato, anche per rimettersi «in sintonia» con il proprio elettorato di riferimento. Proprio come è successo al Pd sull'articolo 18: d'altra parte le elezioni sono alle porte per tutti.

«Vogliamo - ha spiegato il segretario del Pdl dopo l'incontro a palazzo Chigi - che sia più semplice assumere e, se rimangono fermi una serie di vincoli e di appesantimenti che questa riforma contiene, rischiamo di avere una disincentivazione alle assunzioni come le imprese, sia le grandi che le medie che le piccole, hanno già denunciato». Nei prossimi giorni, dunque, le suddette «esigenze» dovrebbero essere tradotte in emendamenti che saranno presentati al Senato: d'altra parte ci sono due settimane per mettere nero su bianco le proposte, anche se al presidente del Consiglio, il segretario ha anche garantito che il Pdl non si renderà responsabile di un rallentamento dell'iter.