Lavoro: Bagnasco ai giovani, conta più l'abitudine alla fatica che la rifinitura estetica
Il Cardinale: Non si possono preservare rendite di posizione. La Domenica non può essere sacrificata all'economia. Sulla famiglia tesi sbalorditive, no al divorzio breve. Dobbiamo modificare il nostro modo di pensare
ROMA- «Nella realtà odierna nessuno può pensare di preservare automaticamente delle rendite di posizione». Lo ha detto il cardinale Angelo Bagnasco aprendo il Consiglio permanente della Cei, sottolineando che i vescovi chiedono al Governo di «tenere insieme equità e rigore».
Tenere insieme equità e rigore - «Il modello economico perseguito lungo i decenni dal nostro Paese è stato ed è una prodigiosa combinazione tra famiglia, impresa, credito e comunità. E' l'insieme che va reinterpretato e rilanciato, recuperando stima nelle imprese familiari e locali, a cominciare da quelle agricole e artigianali. Nella realtà odierna nessuno può pensare di preservare automaticamente delle rendite di posizione. Bisogna sapersi misurare con le mutazioni incalzanti che costringono ad un pensare nuovo. Bene sommo è la persona, e la persona che lavora; per questo vanno create le condizioni perché le opportunità di impiego non sfumino, e con esse le abilità manageriali e i capitali necessari all'impresa», ha detto Bagnasco. «Dal Governo sono attese soluzioni sospirate per anni. Come Vescovi chiediamo di tenere insieme equità e rigore. La congiuntura ci deve migliorare, non appiattire e ancor meno schiacciare Si dovrà probabilmente lavorare molto prima di tornare a vedere risultati importanti, ma quel che conta sono i segnali affidabili e concreti che devono arrivare dalla classe dirigente. Senza uscire dal novero delle nazioni industrializzate, anzi preservando nella ragionevole flessibilità gli insediamenti che coltivano le specificità e le eccellenze, dobbiamo perseguire un'economia sociale di mercato, nella linea della cooperazione e dei sistemi di un welfare condiviso».
La Domenica non può essere sacrificata all'economia - I Vescovi non possono «tacere - anzi, lo ripetiamo con preoccupata convinzione - il valore intrinseco della domenica, giorno nel quale non solo ci si riposa dal lavoro, ma la famiglia si ritrova insieme con ritmi più distesi, asseconda le proprie consuetudini e - se credente - partecipa con la comunità cristiana alla liturgia del Signore. Per tali valenze antropologiche, la domenica non può essere sacrificata a ragioni economiche».
Sulla famiglia tesi sbalorditive, no al divorzio breve - «Con nostro stupore sono affiorati sulla stampa nazionale temi del tipo: La famiglia? Un fardello da cui liberarsi, in quanto creerebbe alle persone più problemi che altro. Tesi sbalorditiva!. Non basta la deriva sociale riscontrabile in Occidente - dove le prime vittime sono i figli - quale esito di una società senza riferimenti certi e con una genitorialità interpretata con approssimazione, che alcuni si ostinano a teorizzare ancora pur avendo palesemente fallito?».
«Sorgono talora difficoltà, e dinanzi agli imprevisti più gravi taluno decide purtroppo di non riprovare, ma è una resa che di per sé non cambia le esigenze che sono intrinseche al vero amore», ha detto Bagnasco. «Come non lo rafforza tutto ciò che infragilisce il matrimonio, ivi compreso il cosiddetto divorzio breve. In una cultura del tutto-provvisorio, l'introduzione di istituti che per natura loro consacrino la precarietà affettiva, e a loro volta contribuiscano a diffonderla, non sono un ausilio né alla stabilità dell'amore, né alla società stessa».
Dobbiamo modificare il nostro modo di pensare - «Dando per scontato purtroppo che la crisi non si risolverà né all'improvviso né troppo in fretta, dobbiamo, insieme alle nostre abitudini, modificare il nostro modo di pensare. Solo una generale conversione di mentalità che comporti conseguenze vincolanti - ad esempio, sul fronte del fisco, di un reddito minimo, di un welfare partecipato, di un credito agibile, insomma di un civismo responsabile - può ricreare quel clima di fiducia che oggi sembra diradato o dissolto».
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