27 aprile 2024
Aggiornato 00:30
Scomporre e ricomporre Pdl e Pd

Lavoro, il primo step del «partito di Monti»

Alfano esulta per la riforma ma si gioca la tenuta sulle amministrative. Il Pd affronta ore drammatiche a causa dello strappo Cgil. Un partito diviso tra il gruppone della segreteria di Bersani e l'ala che fa capo a Veltroni, Fioroni, Gentiloni ed Enrico Letta

ROMA - E' il 'partito di Monti', quello che nei sogni di alcuni prende la forma di un rassemblemant che va «da Fioroni a Scajola». E' il progetto di chi punta - soprattutto nel terzo polo, ma lambendo anche importanti settori di Pd e Pdl - a disgregare e ricomporre lo scenario politico facendo leva sulla novità rappresentata dall'avvento del Professore a Palazzo Chigi. I prossimi mesi serviranno da prove generali per l'operazione, ad elevatissimo coefficiente di difficoltà politica, ma i due principali momenti della strategia del 'partito di Monti' sono la riforma del lavoro e le elezioni amministrative.

Disgregare per riaggregare, questo soprattutto nel terzo Polo pensano sia lo scenario del partito di Monti, e per perseguire lo scopo le ultime fibrillazioni sono propedeutiche. I leader del centro dello schieramento lavorano alacremente per costruire la struttura politica, l'aggregazione Nuovopolista che punta ad assorbire anche Montezemolo e tecnici dell'attuale esecutivo. Conterà molto anche la legge elettorale, il proporzionale servirebbe allo scopo meglio dell'attuale sistema del voto. Anche il timone del 'partito di Monti' è ancora da definire, e anche su questa scelta peserà il contesto politico-economico dei prossimi mesi.

Il Pd, si sa, affronta ore drammatiche a causa dello strappo Cgil sulla riforma del mercato del lavoro. Un partito diviso tra il gruppone della segreteria di Bersani e l'ala che fa capo a Veltroni, Fioroni, Gentiloni ed Enrico Letta. Proprio i nomi sui quali puntano i sostenitori del 'partito di Monti' per disegnare la nuova fase. Senza contare la frattura sindacale, visto che se da una parte la Cgil promette barricate, dall'altra la Cisl di Raffaele Bonanni - accreditato tra i protagonisti della «Nuova cosa» che mira alla conquista della terza Repubblica - si smarca dalla Camusso.

E poi c'è il Pdl, partito lacerato da mesi di divisioni e veleni. Dopo la caduta di Berlusconi i sospetti su possibili scissioni si sono rincorsi, accompagnati dai mal di pancia crescenti degli ex An e di una parte degli azzurri, quelli più lontani dal segretario Alfano. Di contro, il sogno dei «quarantenni» e di altri ex azzurri, da Fitto a Lupi a Frattini, fino a Sandro Bondi e naturalmente Gianni Letta, è spingere Angelino verso l'area che sosterrà le ragioni del partito di Monti anche nel 2013. A contrastare l'operazione buona parte degli ex An - se si fa eccezione per Alemanno, non a caso l'unico degli ex colonnelli in rapporti cordiali con Fini - e alcuni azzurri critici con Monti fin dalla nascita dell'esecutivo.
Certo, oggi da via dell'Umiltà non si nascondeva soddisfazione per l'inevitabile tensione che accompagnerà le prossime settimane del partito di Bersani e non a caso si insiste a tambur battente perché il governo scelga la strada del decreto. Eppure nel Pdl i problemi proprio non mancano, visto che la segreteria Alfano sarà messa a dura prova dal risultato elettorale delle amministrative, con il rischio concreto di indebolire oltre misura l'ex Guardasigilli e complicare l'operazione di «montizzazione» del partito. Già oggi, tra l'altro, nuove defezioni hanno accompagnato il passaggio della fiducia al dl liberalizzazioni, e si segnalano alcuni voti contrari e molti assenti più o meno giustificati. Sempre che Silvio Berlusconi non scompagini di nuovo il quadro politico, geli le aspirazioni dei 'quarantenni' e vada a Canossa, citofonando a via Bellerio.