18 agosto 2025
Aggiornato 13:30
La riforma mer mercato del lavoro

Lavoro, Bersani: Fiom? Noi sosteniamo Monti

Il Segretario del PD frena i «laburisti» che volevano manifestare con la Fiom. Fassina: Riforma? Il consenso delle parti sociali è decisivo. Diliberto: La politica di Monti è un film dell'orrore. Di Pietro: Dati Cig allarmanti. Schifani: Non sono più sostenibili aree di garanzia totale

ROMA - E' giusto interloquire anche con chi «non la pensa esattamente come noi», ma il Pd deve saper coniugare l'ascolto delle tante aree di sofferenza del Paese con il sostegno al Governo Monti. Così, secondo quanto viene riferito, il segretario democratico Pier Luigi Bersani avrebbe concluso oggi i lavori della segreteria, dedicata a quanto pare solo alla manifestazione della Fiom del 9 marzo e ai temi del lavoro. Una questione di cui Bersani aveva già parlato da tempo con quei dirigenti del Pd, peraltro a lui vicini, che avevano annunciato l'intenzione di partecipare. Molte erano state le polemiche dell'ala «montiana» del partito, convinta che il Pd non poteva manifestare contro il Governo che sostiene in Parlamento. Una potenziale contraddizione che è ben presente anche a Bersani, convinto che il Pd debba sì svolgere il proprio ruolo nel Paese, ma solo senza mettere in discussione il proprio appoggio a Monti.

Conciliare il ruolo di «ascolto» con il sostegno al Governo - La scelta della Fiom di giocare in prima fila nella protesta «No-Tav», ha permesso di sciogliere gli ultimi dubbi: solo una settimana fa Bersani si è trovato a dover gestire un difficile faccia a faccia con Maurizio Landini, il segretario Fiom, che negli studi di Michele Santoro difendeva la protesta. Per il segretario democratico, che su questo ha fatto anche un'intervista all'Unità domenica scorsa, non è pensabile che ci siano ambiguità, nel momento in cui il movimento «No-Tav» intraprende iniziative spesso oltre il limite della legalità; né, secondo quanto Bersani ha spiegato nei giorni scorsi a chi aveva pensato di andare in piazza, si può ignorare il ruolo sempre più politico svolto dalla Fiom su questa vicenda.
Oggi, quindi, è stato lo stesso Fassina ad aprire i lavori della segreteria, ribadendo i motivi che lo avevano portato ad annunciare la propria partecipazione alla manifestazione e spiegando perché ora è necessario cambiare posizione.
Nelle conclusioni, Bersani ha riconosciuto ai «laburisti» Pd che «bisogna tenere insieme il sostegno a Monti col tentativo di non perdere il rapporto con il Paese», con le aree «di sofferenza» e sicuramente «dobbiamo far capire che il tema della democrazia sindacale è decisivo». Questo vale anche per «realtà piccole ma importanti: non possiamo farli sentire abbandonati». Dunque, «è giusto il dialogo anche con chi non la pensa esattamente come noi», tanto più in un anno di recessione dura che porterà ad una «radicalizzazione dei problemi». Ma, appunto, cercando di conciliare questo ruolo di «ascolto» con il sostegno al Governo che il Pd garantisce in Parlamento per responsabilità di fronte all'emergenza.

Enrico Letta: La gente non capirebbe nostra presenza con Fiom - «La gente non capirebbe se noi andassimo in piazza, mentre sosteniamo il governo». Lo ha detto Enrico Letta a proposito della decisione del Pd di non partecipare al corteo della Fiom venerdì prossimo. Ospite aOtto e mezzo, il numero due dei Democratici ha invitato a non ripetere «contraddizioni del passato, come quando ministri del governo Prodi scesero in piazza contro il governo: è la prima cosa che fa saltare il cortocircuito».
Quanto al fatto che dal palco della manifestazione della Fiom parlerà anche il No Tav, Sandro Spano, iscritto al Pd ed sindaco di Susa, Letta ha sottolineato: «E' chiara la posizione diversa che abbiamo su questi temi».

Diliberto: La politica di Monti è un film dell'orrore -  «Leggere i dati su rincari, cassintegrazione, disoccupazione è come vedere un film dell'orrore». Lo ha affermato Oliviero Diliberto, segretario nazionale Pdci-Federazione della Sinistra.
«Ho sempre giudicato un governo sulla base delle condizioni di vita dei cittadini, dei pensionati, dei lavoratori e non posso che considerare pessime le politiche del governo Monti. Niente crescita, nessuna ipotesi di sviluppo. Solo tagli violenti che generano nuova disoccupazione, come nel caso delle pensioni, o l'appoggio sconsiderato ad un'opera come la Tav, la classica cattedrale nel deserto di antica memoria. Sullo sviluppo delle imprese, sul futuro della Fiat, sulle centinaia di crisi che colpiscono il tessuto produttivo italiano, sulle potenzialità economiche di una politica di intervento sull'ambiente e sulla cultura, non una parola. Aver aderito con tanto slancio ai diktat della Bce - ha detto ancora- si sta rivelando un clamoroso errore».

Fassina: Il consenso delle parti sociali è decisivo - Il Pd continua a ritenere «decisivo» un accordo con le parti sociali sulla riforma del mercato del lavoro. Lo ha detto il responsabile economia del Pd Stefano Fasina, durante la riunione della segreteria di stamattina: «Nella discussione sulle condizioni e sulle prospettive del lavoro in Italia, abbiamo ribadito l'impegno del Pd perché si raggiunga un accordo: una soluzione innovativa e condivisa al tavolo aperto tra governo e parti sociali sul mercato del lavoro. Il Pd continua a ritenere decisivo l'accordo, il consenso delle parti sociali sulle riforme del mercato del lavoro, in una fase di sempre più acute sofferenze sociali, segnata dall'aggravamento della disoccupazione e della precarietà del lavoro, soprattutto per le generazioni più giovani».

Di Pietro: Dati Cig allarmanti - «L'allarme per una tenuta sociale del paese è enorme». Lo ha affermato il leader Idv Antonio Di Pietro, sottolineando come «la conferma arriva l'Inps» che ha diffuso i nuovi dati su cassa integrazione e disoccupazione.
«Finora il governo Monti - ha denunciato fra l'altro Di Pietro, in una nota con il responsabile lavoro del suo partito Maurizio Zipponi - ha fatto solo manovre recessive che non intervengono sulla grande speculazione finanziaria, né sull'evasione fiscale, ma insiste nel creare ancora fumo ideologico intorno all'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori».

Schifani: Non sono più sostenibili aree di garanzia totale - Il presidente del Senato, Renato Schifani, auspica riforme del mercato del lavoro «idonee a premiare i soggetti più volenterosi, a valorizzare la produttività e il merito per non creare aree di garanzia totale non più sostenibili». È quanto ha sottolineato durante un convegno sull'internazionalizzazione delle imprese nella sede di Assolombarda. «Solo così lo sviluppo - ha proseguito il presidente di Palazzo Madama - riceve slancio e vitalità». Schifani ha inoltre fatto riferimento al cosiddetto decreto cresci-Italia sottolineando che ha confermato «quanto sia impegnativo intervenire sulle rendite di posizione nei settori più protetti dalla concorrenza internazionale».
«In una società aperta al nuovo, laddove fioriscono i talenti, bisogna essere disposti - ha aggiunto il presidente - ad assumere rischi e a investire nel futuro, anche demograficamente. Possediamo un capitale umano di giovani che spesso hanno anche raggiunto il più elevato livello degli studi. Molti, spesso i migliori, sono costretti a lasciare le zone di origine. La mobilità è un bene prezioso, ma può non esserlo la mobilità forzata che priva alcune aree geografiche, in particolare il Mezzogiorno, delle migliori intelligenze».