26 aprile 2024
Aggiornato 21:30
La crisi del debito sovrano in Europa

Riunione dell'Eurogruppo, ma senza decisioni cruciali

Si moltiplicano i richiami a salvare la Grecia e l'Eurozona. Oggi il Governo di George Papandreu ha deciso diverse misure per la riduzione dei dipendenti pubblici di 30.000 unità entro la fine dell'anno

BRUXELLES - La riunione dei ministri delle Finanze dell'Eurozona (Eurogruppo) che si svolgerà domani a partire dalle 17, a Lussemburgo, rischia di deludere i mercati, che si attendono decisioni concrete dai governi europei, mentre l'appuntamento, programmato da tempo, ha solo carattere interlocutorio.

I ministri discuteranno probabilmente delle diverse ipotesi, ancora molto controverse, che circolano per escogitare nuovi strumenti contro la crisi del debito sovrano, ma certo non potrà esservi alcuna decisione al riguardo, così come non c'è da aspettarsi niente di nuovo sul secondo piano di salvataggio la Grecia, da 160 miliardi di euro. E' ancora troppo presto anche per la sesta tranche (da 8 miliardi di euro) del primo piano di aiuti, visto che il rapporto della Trojka (Commissione Ue, Bce ed Fmi) in base al quale dovrebbe essere sbloccato non è ancora pronto. La Trojka, infatti, è tornata ad Atene solo da pochi giorni, dopo aver lasciato il tavolo con le autorità greche il 2 settembre, a causa di non meglio identificate divergenze con il governo ellenico. A questo proposito, fonti di Bruxelles esprimevano nei giorni scorsi la preoccupazione per l'attesa eccessiva dei mercati, che potrebbe tradursi negli usuali contraccolpi negativi sulle borse e sugli spread dei titoli dei paesi più in difficoltà.

Un elemento nuovo positivo in questo quadro di persistenti difficoltà a trovare una via d'uscita dalla crisi è la ratifica a larga maggioranza da parte del Bundestag tedesco, il 29 settembre, dell'accordo del vertice dell'Eurozona del 21 luglio scorso per il rafforzamento del Fondo di stabilità (Efsf). L'accordo prevede che il Fondo aumenti da 250 a 440 miliardi di euro la sua capacità di prestito effettivo agli Stati membri sottoposti ai programmi di risanamento finanziario concordati con la Trojka, e soprattutto che possa finalmente acquistare direttamente sul mercato secondario (cioè dalle banche e dagli altri creditori privati) i titoli di Stato dei paesi in difficoltà. Inoltre, l'Efsf potrà anche intervenire, a certe condizioni, per ricapitalizzare le banche. Le ratifiche dell'accordo del 21 luglio, tuttavia non sono ancora terminate, perché mancano ancora all'appello tre dei 17 paesi dell'Eurozona, e fra questi la Slovacchia, dove uno dei partiti della coalizione di governo è contrario (la data precisa del voto, previsto per la seconda metà di ottobre, sarà decisa martedì). C'è poi il problema delle garanzie che chiede la Finlandia per dare il suo via libera ai nuovi aiuti ad Atene, ma su questo sembra che una soluzione sia in vista.

Nelle ultime ore si sono moltiplicati i richiami al più alto livello politico sulla necessità di salvare la Grecia, come quelli del presidente francese Nicolas Sarkozy e della cancelliera tedesca Angela Merkel (che però deve fare i conti con le dichiarazioni in senso contrario provenienti da forze della sua stessa coalizione, in particolare i liberali del Fdp e i cristiano democratici della Csu bavarese), mentre persino il premier britannico, David Cameron, ha sottolineato la necessità di evitare un collasso dell'Eurozona che, ha detto, «minaccerebbe l'economia britannica e mondiale».

Il governo di Atene intanto, ce la sta mettendo tutta per convincere i partner della determinazione a tener fede agli impegni presi con la Trojka, in particolare riguardo ai tagli alla spesa pubblica (mentre continuano a persistere difficoltà sul piano di privatizzazioni). Oggi, con una riunione d'emergenza, il governo di George Papandreu ha deciso diverse misure per la riduzione dei dipendenti pubblici di 30.000 unità entro la fine dell'anno, come chiede la Trojka, soprattutto attraverso prepensionamenti per gli ultrasessantenni.