S&P, la bocciatura dell'Italia dovuta anche alle mancate riforme
L'agenzia di rating cita la manovra di luglio: riforme vennero annacquate o rinviate
ROMA - Fragilità della coalizione di governo e deboli prospettive di crescita ma non solo: ci sono anche le recenti mancate riforme strutturali alla base del declassamento di rating sull'Italia da parte di Standard & Poor's. Si è infatti omesso di rimuovere quegli «impedimenti» di lungo termine che imprigionano l'economia della penisola, spiega la stessa agenzia nell'analisi che accompagna la comunicazione sulla bocciatura. L'Italia si è vista abbassare il rating da A+ ad A, e tra le motivazioni addotte dall'agenzia vi è «l'indebolimento delle prospettive di crescita del paese».
In parte questo peggioramento deriva dalle stesse manovre correttive appena approntate dal governo, che assieme alle tensioni di mercato sui titoli di Stato e a un indebolimento della domanda esterna lasciano presagire una dinamica di espansione più debole di quanto atteso lo scorso maggio, dice S&P. Ma questo peggioramento sulle attese di espansione «riflette anche gli impedimenti strutturali di cui abbiamo scritto altre volte».
Tra i nodi strutturali che frenano l'Italia S&P cita «i bassi livelli di partecipazione le rigidità regolamentari sul mercato del lavoro», così come l'eccessiva regolamentazione «nel settore dei servizi». L'agenzia punta poi il dito contro «quella che riteniamo una pubblica amministrazione inefficiente» e una dinamica «relativamente modesta di investimenti dall'estero».
Su questi «impedimenti» strutturali S&P non manca di circostanziare le sue critiche all'Italia citando quanto avvenuto con la prima manovra correttiva che era stata approntata dal governo questa estate (viene citato nello specifico il decreto legge 98 del 2011 poi convertito in legge dal Parlamento). L'agenzia cita gli esiti delle discussioni parlamentari di luglio: «Diverse misure che erano state proposte, tra cui le liberalizzazioni delle professioni, sono state tagliate o rinviate - si legge - a causa di resistenze in seno alla coalizione di governo o nel Parlamento».
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