L'Opec paga la sua intransigenza
Mentre i prezzi crollano tra timori sulla ripresa che gli esportatori di petrolio non hanno aiutato
ROMA - Con i prezzi petroliferi trainati a pesanti ribassi dai crolli delle Borse, e dai timori di ricaduta in recessione degli Stati Uniti, l'organizzazione dei paesi esportatori di petrolio, l'Opec ha ritoccato al ribasso le previsioni di domanda sul biennio in corso. Questo mentre l'intransigenza mostrata dalla stessa Opec nei mesi passati potrebbe aver contribuito al deterioramento del quadro economico che ora sta facendo precipitare tutti gli indici, greggio incluso.
PREZZI IN RIBASSO - Di recente il cartello degli esportatori si è infatti astenuto da quell'aumento di produzione che gli stati consumatori chiedevano per contribuire a moderare i prezzi petroliferi, che rischiavano di intaccare la ripresa globale. L'Opec ha deciso di non allentare i rubinetti ma ora rischia a sua volta di farne le spese mentre i prezzi, scontando un pesante rallentamento della ripresa, stanno correggendo in pesante ribasso: a New York il barile di West Texas Intermediate è arrivato a cadere fin sotto gli 80 dollari, oggi a quota 78,87, mentre a Londra i barile di Brent scende a 102 dollari, avvicinandosi a quota 100.
Intanto, nel suo ultimo aggiornamento di previsioni, ora l'Opec indica di attendersi una domanda globale di greggio a 88,14 milioni di barili giornalieri sulla media 2011, laddove in precedenza stimava 88,18 milioni di barili. E per il 2012 ora stima 89,44 milioni di barili, contro gli 89,50 milioni precedentemente indicati, anche se il dato resta comunque in crescita rispetto ai livelli di quest'anno.
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