18 aprile 2024
Aggiornato 20:00
La crisi del debito USA

Obama: meritiamo la tripla «A»

Presidente: «I mercati hanno fiducia in noi, problemi risolvibii». Ma a Wall Street il Dow Jones perde oltre 630 punti sotto quota 11.000

NEW YORK - Barack Obama ha taciuto tutto il fine settimana. Da Camp David non ha commentato la decisione di Standard & Poors di togliere agli Stati Uniti il rating «Aaa», il massimo possibile, quello che hanno avuto per tutta la loro storia finanziaria moderna. Oggi, a mercati aperti, con i listini di Wall Street che già cedevano il 4 per cento, ha deciso di rompere il silenzio, difendendo con toni decisi e un piglio che malcelava la rabbia il Paese, le sue scelte e, implicitamente, le proprie speranze di essere rieletto a novembre 2012. Ma non è bastato a calmare i mercati e il Dow Jones è scivolato sotto la soglia psicologica degli 11.000 punti.

«Per i mercati restiamo un Paese da tripla A, lo siamo e lo saremo sempre. I mercati hanno fiducia negli Stati Uniti», ha incalzato parlando dalla State Dining Room della Casa Bianca.
«Non avevano bisogno di un'agenzia di rating per sapere che è necessario un approccio equilibrato e una riduzione del deficit nel lungo termine. I problemi dell'economia americana sono risolvibili». Parole pesanti, che avrebbero dovuto calmare i mercati, ma che almeno nell'immediato non sono servite allo scopo: mente Obama parlava il Dow Jones è arrivato a cedere oltre 500 punti, scivolando per la prima volta da novembre al di sotto degli 11.000 punti.

Attese per la decisione della FED - Dopo il lunedì nero delle piazze mondiali (Wall Street cede al momento il 4,5 per cento), un fine settimana di intense consultazioni internazionali, l'impegno del G7 a fare tutto il possibile per dare stabilità al sistema finanziario globale e la decisione della Banca Centrale Europea di dare nuovo slancio ai programmi di acquisto bond, in particolare quelli italiani e spagnoli, i riflettori si spostano su Washington e sulla riunione della Federal Reserve di domani.
Il problema è capire, al di là del downgrade del debito americano da «Aaa» a «Aa+» deciso da Standard & Poor's, quanto l'economia americana sia realmente solida. Per il momento, sono solo in pochi ad agitare lo spettro di un ritorno alla recessione, ma il timore resta: l'ex presidente della Fed Alan Greenspan ha detto che non è una possibilità, mentre l'ex consulente economico del presidente Barack Obama Lawrence Summers ha spiegato che il rischio c'è, ma è più legato alla crisi di debito in Europa che al downgrade degli Stati Uniti, la cui affidabilità creditizia è comunque intatta.
La chiave di volta per calmare i mercati potrebbe essere proprio la Fed. Secondo gli analisti, la Banca Centrale americana non dovrebbe toccare i tassi di interesse e lasciarli a un range tra lo 0 e lo 0,25 per cento, il minimo storico dove sono stati portati nel dicembre 2008, ma potrebbe comunque prendere in considerazione un terzo round di misure straordinarie a sostegno dell'economia.
«Ci sono leve che la Fed può usare come Qe3 (il terzo programma di quantitative easing, il secondo si è concluso a fine giugno), ma il punto è se ritenga necessario farvi ricorso», ha detto Bruce McCain, capo economista di Key Private Bank. Altra domanda, per ora senza risposta, è se la Fed consideri il rallentamento del Pil nel secondo trimestre o il crollo del dato sul settore manifatturiero una battuta d'arresto temporanea o segno di una frenata dell'economia.

Telefonata Berlusconi-Obama - Il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha ricevuto questa sera una telefonata del Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama. Al centro del cordiale colloquio una analisi sulla situazione dei mercati finanziari negli Stati Uniti ed in Europa. Ne dà notizia un comunicato di palazzo Chigi.
Sono stati anche affrontati i principali temi dell'attualità internazionale e specificamente la crisi siriana. E' emersa piena sintonia sulla necessità di un forte coordinamento fra i partners europei e Nato per aumentare la pressione nei confronti di Damasco.
I due leader hanno deciso di mantenersi in stretto contatto sui temi affrontati nel corso del colloquio.

Il Premier italiano preoccupato per la situazione americana - Quando si dice il paradosso. Perché la Borsa di Milano perde il 2,35 per cento, ma nel governo si tira un sospiro di sollievo. Anche perchè lo spread dei titoli italiani si è assestato intorno ai 300 punti grazie agli acquisti fatti dall'Eurotower, e se pure l'opposizione continua a dire che l'esecutivo e il suo premier sono 'commissariati', Umberto Bossi replica che «finché la Bce compra» non fa niente. Il fatto è che - sottolineano nell'entourage di Silvio Berlusconi - piazza Affari in fondo se l'è cavata, ma lo spettacolo degli altri mercati, in primis Wall Street e Francoforte, è desolante. «E questo - è il ragionamento che filtra dallo staff del Cavaliere e che ripetono anche molti ministri - è la conferma che siamo di fronte a una crisi globale». Fatto assai preoccupante, è vero, ma dal punto di vista del Cavaliere in fondo è anche una risposta a chi lo considera il principale responsabile della situazione italiana.
Silvio Berlusconi, spiega chi ha avuto modo di parlarci, è molto preoccupato soprattutto per la situazione americana: si rischiano - è il timore che il premier avrebbe confidato ai suoi - effetti simili a quelli seguiti all'11 settembre. In serata, mentre era nella sua residenza sarda, il presidente del Consiglio ha avuto un colloquio telefonico con il presidente statunitense Barack Obama. Una conversazione che in una nota di palazzo Chigi viene definita cordiale e incentrata su crisi economica e situazione in Siria.

Il Presidente USA telefona anche a Zapatero - Telefonata tra il presidente americano, Barack Obama, e il primo ministro spagnolo, José Luis Rodriguez Zapatero. I due leader sono d'accordo sulla necessità di «un'azione comune» per superare la crisi del debito. Lo ha reso noto Madrid.
Obama e Zapatero «hanno messo in evidenza il bisogno di lavorare in maniera coordinata in modo da rafforzare la crescita economica ed evitare un rallentamento» ha fatto sapere l'ufficio del primo ministro spagnolo con un comunicato.

Donald Trump al Tesoro? «Sarebbero dolori per Cina e Opec» - Il magnate immobiliare Donald Trump risponde al candidato repubblicano per la corsa alla Casa Bianca, Mike Huckabee, che lo vedrebbe bene nei panni del Segretario al Tesoro. «Sarebbe un gran dolore per la Cina, per l'Opec e per tutti quei paesi che ci stanno fregando», ha detto il miliardario a Fox News.
L'ex governatore dell'Alaska ha anche affermato che l'attuale segretario Timothy Geithner «ha fallito, così come il presidente Obama» e quindi Trump sarebbe un ottimo sostituto. Un imprenditore come Donald Trump giocherebbe un ruolo importante in merito alla prospettive economiche, ha suggerito e «il presidente ha bisogno di qualcuno che si sacrifichi per lui», ha commentato Huckabee. Non sembra dello stesso avviso Geithner che comunicato proprio ieri l'intenzione di rimanere alla guida del Tesoro per tutto il 2012.